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martes, 15 de octubre de 2024 ..:: Di vinile e altre storie ::..   Entrar
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 Di vinile e altre storie - Nicola Iuppariello Minimizar


 

 

Premessa importante. Non fosse altro che per un fatto anagrafico, sono profondamente legato al mondo della riproduzione audio analogica. Ho visto nascere la mia passione per l'alta fedeltà negli anni '70 (quella per la musica è antecedente) e a quei tempi c'erano solamente dischi in vinile e nastri. Custodisco gelosamente centinaia di "padelloni", tutti (o quasi) perfettamente conservati e che non venderei per nulla al mondo. Questo per dirvi che parto da una posizione di forte affezione per questo tipo di supporto e, di riflesso, anche per il saggio di Nicola Iuppariello "Di vinile e altre storie", oggi oggetto di una mia recensione. Avevo undici anni quando acquistai in edicola i miei due primi LP, allegati a due numeri di un'enciclopedia della musica, erano la Sinfonia N. 3 di Johannes Brahms e il Concerto per violino e orchestra di Felix Mendelssohn Bartholdy. I mezzi di riproduzione con i quali ascoltavo subirono un'evoluzione con il tempo, dalla fonovaligia Lesa di mia nonna, poi un'altra acquistata da me, passai al compatto Philips 827, seguito da un coordinato Pioneer e altri oggetti che vennero ruota. Attualmente, oltre al mio impianto accolgo periodicamente in casa diversi oggetti, in qualità di recensore audio.

Inutile negare che gran parte della mia storia personale è legata a quei dischi, ma anche ai tanti CD che ho, molti masterizzati da file Mp3 che avevo inizialmente scaricato da WinMX, famoso programma Peer-to-Peer per il file sharing esistito tra il 2000 e il 2005. Passavo le notti a cercare e scaricare musica, sinché nel 2005 questo smise di essere disponibile sul sito di Frontcode a causa dell'opposizione della Recording Industry Association of America. La Frontcode fu dunque minacciata di una causa legale se non avesse immediatamente smesso di erogare il servizio, cosa che avvenne con grande disappunto di noi "pescatori" di musica in rete. Non ho mai dismesso l'ascolto dei vinili, rito condito da una buona dose di nostalgia per un tempo in cui, ragazzo, acquistavo gli LP senza poter verificare in anticipo se l'album mi piacesse o meno. Dirimenti erano allora le sensazioni provocatemi dalle copertine, la risonanza artistica dei musicisti oppure le recensioni pubblicate su Suono e Stereoplay. Era gioco forza fidarsi di queste e, come "estrema ratio", c'era pur sempre la classica musicassetta copiata dall'amico. Il disco in vinile ha assunto una sua epicità nella storia della riproduzione audio, oggetto imperfetto eppure insostituibile che scatena ancora oggi accese polemiche sui Forum di discussione o sui Social.

Questo bel saggio sviluppa un discorso ad ampio spettro non solo sul supporto vinilico in quanto tale, ma sulla musica e le sue sorti, non trascurando la nota dolente del costo elevato dell'analogico e tutte le speculazioni del mercato che gli gira intorno. In tal senso non vengono fatti sconti al fenomeno vinilico, trattato con un approccio poco "agiografico" in certi capitoli, anche se in altri la passione prende la mano dell'autore e dei numerosi contributori. Non mancano nemmeno gli interrogativi, la cruciale domanda su che senso abbia il disco in vinile nell'epoca delle piattaforme di Streaming "on demand", i suoi costi soprattutto, piuttosto elevati, insieme a fattori che portano a delle valutazioni sul loro vero valore, le implicazioni extramusicali. C'è anche da chiedersi se un vinile, anche con la sua matericità fisica, non induca a una maggior valorizzazione delle figure coinvolte nel suo progetto: autori, musicisti, produttori, tecnici del suono, grafici e fotografi. La corporeità del disco, in effetti, può favorire un'attenzione speciale, ma non si può escludere a priori che tutti questi elementi possano ricevere la medesima considerazione anche se la fonte è Qobuz, Spotify o altre piattaforme. Tutto dipende dallo spirito e la maturità con cui ci approcciamo al disco, senza dimenticare il valore e la comodità delle "Wishlist".

Lo ribadisco, una cosa che mi è molto piaciuta di questo saggio è lo sforzo di rimanere obiettivo, non quindi un peana al padellone o l'espressione di un amore incondizionato, ma la lucida presa d'atto della speculazione innescata dalla Vinile-Renaissance, tale da rendere il più delle volte l'acquisto di un disco pari a quello di un bene di lusso. Una mia piccola testimonianza su questo deriva dalla frequentazione dei mercatini e fiere dell'analogico che si svolgono un po' dappertutto, dove quasi sempre gli LP più economici, da pochi euro, sono roba usata, spesso malconcia, e con un valore artistico molto discutibile, mentre per quelli di buon livello vengono richieste cifre relativamente importanti, anche di decine e decine di euro. Si profila allora un nuovo fenomeno collezionistico, in cui l'appassionato è sovente alla ricerca di più versioni del medesimo album in tiratura limitata, ristampe di lusso vendute a prezzi decisamente elevati. La passione per il vinile si può così trasformare in mero desiderio del possesso, dell'acquisto compulsivo che non tiene in debito conto le effettive qualità artistiche del contenuto. "Vexata quaestio" è poi quella del problema dei dischi contraffatti, parliamo di copie spacciate per ristampe d'epoca ma che, in realtà, altro non sono che una falsificazione del disco originale.

Dalla struttura composita, questo libro prevede una prefazione di Fabio Zuffanti seguita da nove contributi esterni, intercalati da altrettanti capitoli stilati da Nicola Iuppariello. Sono spunti dove il piglio individuale dell'autore emerge con uno stile diverso per ognuno, cosa che rende varia e piacevole la lettura, comunque ruotante intorno al perno letterario del fondatore di DiscoDays. Si tratta di articoli di varia lunghezza e natura, importanti come quello di Ferdinando Frega, uno dei massimi collezionisti ed esperti in Europa dei Queen. Nel suo intervento viene fatta la distinzione, apprezzabilissima, tra amore per la musica e ragioni di mero investimento economico. Il fenomeno del vinile è visto non solo attraverso la lente del collezionista o dell'addetto ai lavori, ma anche di chi fa musica, come la cantautrice Jenny Sorrenti. Altri interventi sono meno interessanti, o se vogliamo meno condivisibili, almeno io ho trovato tale quello di Ludovica Trupia. In qualità di "vecchio bacucco" confesso di fare fatica a trarre ispirazione da esso e non solo perché maldisposto da questo termine. I cellulari o PC sono sorgenti che non soffrono di alcun complesso d'inferiorità rispetto alle altre.

Personalmente, ascolto spesso musica dal mio Notebook su Spotify Premium, non con gli auricolari ma con una cuffia Sennheiser HD 660S pilotata dall'ottimo amplificatore per cuffia Earmen Angel, e trovo che la qualità d'ascolto sia più che appagante. Bisogna poi capire cosa l'autrice intenda per "normale ascolto. Trovo comunque sbagliato attribuire delle lacune a tali sorgenti, che, se ben utilizzate, possono raggiungere una qualità audio al di sopra di ogni sospetto. In altro passo si afferma che, senza l'esborso di una grossa cifra, bisogna accontentarsi di prodotti "entry level" davvero scadenti, dotati di un rapporto qualità/prezzo pessimo. Forse dimentica la simpatica Ludovica che esistono anche diffusori economici, o relativamente non costosi, che esibiscono un ottimo suono; sul mercato ce ne sono tanti. In ultimo, i citati giradischi a valigetta non nascono per essere oggetti HiFi. "Di vinile e altre storie" è un libro importante, per le consapevolezze che instilla nella mente del lettore, per la minuziosa analisi del fenomeno vinile in tutte le sue sfaccettature, positive e negative. Vi confesso che mi è stato da  stimolo per un tuffo nel passato, invitandomi a uno sguardo retrospettivo della mia collezione, la quale ha per me un enorme valore affettivo.

Il vinile è anche questo: la nostra storia, una confortante presenza che ci ha seguito per una vita e continuerà a farlo anche per il futuro. In più punti s'invoca una maggior attenzione per la musica, degli ascolti condotti non saltando da un brano all'altro ma seguendo magari integralmente i quadri di un album progressive. È una modalità d'approccio secondo me cruciale, che il disco in vinile agevola mentre lo zapping sullo smartphone da Spotify o altri servizi di streaming distrugge. Se allora il vinile oggi potrebbe essere considerato troppo costoso o tecnologicamente limitato, senza alcun dubbio questo diventa potente mezzo educativo al buon ascolto, quello fatto seduti sul divano mentre leggiamo concentrati le note di copertina. In generale, e più in particolare nella trattazione di determinati argomenti, ho ricevuto la netta sensazione di star leggendo un saggio di ampio respiro sulla musica, dove il discorso sul vinile talvolta appare come un pretesto. Ci sono delle argomentazioni dialettiche nel campo dell'HiFi, e questo come audiofilo non può farmi che piacere, in cui s'invita il lettore a un approccio equilibrato tra musica e riproduzione sonora. È un tema al quale sono particolarmente sensibile poiché ho passato lunghi anni ad affinare la qualità del suono del mio impianto, non dovendo invece tribolare nella ricerca della musica in quanto avevo delle preferenze artistiche ben chiare.

Apprezzabile il futuristico discorso sulla riaffermazione del formato vinilico come il principale cui affidare le nuove uscite musicali, probabilmente è la speranza di un buon numero di audiofili. Tuttavia, oggi credo che sia un'idea irrealizzabile per tanti motivi, tecnici, di costi e di tendenze in un mercato che ha decretato obsoleto lo stesso CD. Si segnala il fiorire di associazioni culturali e manifestazioni, come DiscoDays, Covergreen e tante altre, a testimonianza della volontà degli appassionati a tenere ancora in vita il fantastico mondo del disco in vinile. Noto ad ogni modo una visione piuttosto parziale dei generi considerati, incentrati pressoché esclusivamente sul Pop e Rock, mentre nessun cenno viene fatto sul Jazz o sulla Classica, per esempio. Il vinile non spunta dal nulla, ma emerge come condivisione, di questo parla Claudio Trotta, Fondatore di Slow Music e Barley Arts, nel suo contributo, profilando uno scenario inquietante, dove la pandemia ha accentuato quell'impoverimento culturale già in atto da svariati anni. Nicola Iuppariello si rivela nel suo testo raffinato prosatore e fine conoscitore del mercato, dei suoi meccanismi, degli aspetti produttivi ed economici che ruotano intorno alla musica odierna.

Ce lo fa capire chiaramente nei capitoli da lui firmati, i quali si sviluppano su più dimensioni, sempre connotati dall'entusiasmo per il supporto vinilico, da lui considerato per certi versi salvifico. In più occasioni si deplora l'operato della politica, che non sostiene la musica con iniziative a suo favore, cosa che denota la pochezza della nostra classe dirigente, in tutt'altre faccende affaccendata. Un'altra interessante realtà citata nel libro, dedicata agli appassionati, è VinilicaMente, canale YouTube che parla della musica su vinile in tutte le sue sfaccettature, dai dischi in uscita, agli imperdibili e a tutte le novità del settore. Non da meno è DiscoDays, evento creato dall'autore di questo libro, è lo stesso Nicola Iuppariello che ce lo racconta con dovizia di particolari. DiscoDays è stata la prima manifestazione che dalla sua fondazione, nel 2008, si è regolarmente ripetuta nel tempo, sicuramente uno dei punti di riferimento più importanti di tutto il Sud Italia. La Fiera del Disco e della Musica ha acquisito nel tempo una posizione rilevante nel suo genere. Questo saggio ha tutte le carte in regola per diventare bussola del vero valore di un disco in vinile, come dei suoi nei, questi ultimi non riferibili al supporto in quanto tale ma alla speculazione che gli gira intorno.

Si vedrà allora che il suo merito, oltre a consistere nel nostalgico richiamo a un mondo bello e ricchissimo ormai alle spalle, sta nel particolare fascino sonoro della tecnologia analogica, che comprende anche i nastri e quegli stupendi oggetti di culto che sono i registratori a bobine, ritenuti da diversi addetti ai lavori il vertice prestazionale dell'analogico. E in un periodo dove lo Streaming la fa ormai da padrone, ognuno potrà ritagliarsi il suo "Nirvana" audiofilo proprio in un durevole e bensuonante disco in vinile. Come giustamente dice Claudio Trotta, centrando il punto della questione, "I vinili rappresentano una parte del nostro passato, testimoniano le nostre vecchie passioni, riassumono parte della nostra storia." È giusto guardare in avanti, al futuro della fruizione musicale, ma lo è altrettanto vedere con occhio lucido tutto quello che di buono e di bello ci ha riservato il passato. Ricordiamolo sempre, il bello è immortale.


Alfredo Di Pietro

Gennaio 2024


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