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martedì 23 aprile 2024 ..:: HDC 3P Improved ::..   Login
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 Preamplificatore Phono MM HDC 3P Improved Riduci

 

 

INTRO

La HDC Research non è nuova alle pagine di Non solo audiofili. Conosco questa bella realtà italiana e il suo "factotum" Dorino Maghini ormai da diversi anni, precisamente dal Milano Hi-Fidelity 2016, edizione autunnale, quando nella vasta Hall del piano terra notai le sue elettroniche in bella vista su un banco espositivo. Se guardate con gli occhi di oggi, quelle immagini sembrano fantascienza, con tante persone che si aggiravano liberamente negli spazi del Melià Hotel di Milano. Entrambi audiofili e appassionati di misure, tra noi c'era una notevole sproporzione nella conoscenza del mondo valvolare, che grazie a Dorino ho in seguito cercato di riequilibrare, seppur parzialmente. Le mie esperienze, infatti, prima dell'incontro con lui erano decisamente sbilanciate verso lo stato solido, non per un mio pregiudizio quanto per il notevole costo necessario all'acquisto di un'elettronica a tubi che fosse di un livello consono. È un'opinione che mi porto dietro sin dall'inizio della mia passione, ai tempi (e un pochino ancora oggi) ero convinto della "democraticità" dei transistor, contro l'"aristocraticità" delle valvole termoioniche. Ad ogni modo rimasi fortemente incuriosito da quelle elettroniche in sola esposizione statica, tanto che gli proposi di recensirne una. La nostra conoscenza proseguì con una mia visita presso il suo laboratorio di produzione e misure, dove andai letteralmente in visibilio alla vista dei tanti apparecchi che ivi stazionavano. In quell'occasione mi concesse anche un ascolto del suo augusto impianto, con quei capolavori di elettroacustica che furono (e sono) le AR 3a, da lui pilotate con un amplificatore valvolare stereo da appena 2,5 Watt (!) per canale, ovviamente fatto con le sue mani.

S'instaurò allora tra noi una reciproca fiducia che lo convinse ad affidarmi il suo preamplificatore linea HDC1A per un test completo di ascolti e misure. Lo pubblicai nel febbraio 2017 e feci il "bis" lo stesso anno con l'amplificatore finale di potenza HDC300B2 Mono SE Parallel, un altro interessante oggetto uscito dal suo cilindro magico. Ma l'amico Dorino Maghini non è tipo da camuffare un "battage" pubblicitario sotto le spoglie di un evento divulgativo, da autentico cultore di elettronica e tubi termoionici, vive la sua passione indipendentemente da scopi meramente commerciali. Prova ne è il seminario svoltosi presso il Dipartimento di Fisica dell'Università degli studi di Pavia il 15 dicembre 2017: "Percezione del suono e della distorsione nella riproduzione musicale. L'amplificazione di potenza: triodi, pentodi o semiconduttori?" Un evento in ricordo dell'amico e collega Giulio Musitelli. Si arriva quindi all'ultima tappa cui ho partecipato, cioè la presentazione delle elettroniche HDC Research a Bergamo, in era pre COVID-19, tenutasi sabato 23 febbraio 2019. Ogni evento, visita e recensione, sono meticolosamente registrati su queste stesse pagine, per mia memoria e per chi volesse leggere lo storico delle mie esperienze. In fondo, Non solo audiofili è nato proprio con queste intenzioni.


HDC RESEARCH
FILOSOFIA E PRODUZIONE


La HDC Research non è certo una realtà che dorme sugli allori ma, come dice il suo stesso nome, è costantemente tesa alla ricerca di nuove soluzioni, affinamenti circuitali e materiali. Ultimamente anche la veste estetica ha subito dei cambiamenti: è rimasto immutato il classico frontale in alluminio anodizzato e metallo amagnetico finitura "Silver" sabbiato naturale, mentre i pannelli superiore e laterali, che prima erano in tinta con il frontale, ora sono neri. L'esemplare fornitomi da Dorino è un prototipo, definitivo nel layout circuitale ma non nella livrea poiché negli esemplari a disposizione del pubblico le feritoie di ventilazione saranno di foggia diversa rispetto a quelle visibili nelle mie foto. Anche il lato "B" sarà diverso, magari aggiornerò le immagini quando sarà il momento. Le creature HDC sono progettate sulla base di pochi ma irrinunciabili principi, primo fra tutti una circuitazione che sia la più semplice possibile, in osservanza della nota locuzione "less is more" coniata dall'architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe. Un tracciato elettronico con pochi passaggi influisce meno sul segnale somministrato all'ingresso, che così conserverà una maggior purezza in uscita. Il secondo principio è tutto nell'acronimo che identifica il marchio: HDC (Harmonic Distortion Control); è questo che, in buona sostanza, contraddistingue in modo peculiare la filosofia di progetto di tutte le elettroniche a catalogo. Si basa sul controllo della figura di distorsione armonica, caratterizzata da un rapporto tra le armoniche pari e dispari nettamente a favore delle prime. Questo significa che la seconda, quarta, sesta ecc. saranno decisamente privilegiate e presenti in misura maggiore della terza, quinta settima ecc. Perché viene adottata questa figura? Per il semplice fatto che le pari sono gradevoli all'orecchio, a differenza delle dispari, che risultano invece fastidiose.

Questo particolare tecnico è quindi in accordo con la percezione psicoacustica del nostro orecchio e, insieme alla classe A di funzionamento e all'assenza di controreazione totale, determina un tipo di timbrica che va nella direzione della massima naturalezza e piacevolezza di resa. Per il raggiungimento di tale risultato, assolutamente da evitare è la configurazione in "Push-Pull", che come ben sappiamo cancella le armoniche di ordine pari, mentre è utile adottare la "Single-Ended", implementata dalla HDC nei suoi amplificatori di potenza con l'utilizzo di triodi a riscaldamento diretto (300B) o indiretto (807 connessa a triodo). A coronamento di questo "modus operandi", si è optato per un cablaggio in aria e ceramica per gli stadi di amplificazione audio e per un circuito stampato in vetroresina per le sezioni di alimentazione stabilizzate a stato solido. In previsione di una buona robustezza e longevità, le parti meccaniche sono costituite da un unico telaio base d'insieme per tutti i modelli, in alluminio anodizzato, che è il metallo amagnetico per eccellenza. Non viene assolutamente trascurata la componentistica elettronica, per qualità e affidabilità, la quale prevede l'utilizzo di resistori a strato metallico con tolleranza all'1% e condensatori di accoppiamento "audiophile", mentre quelli impiegati nelle sezioni di alimentazione sono degli elettrolitici a 105°C. Va da sé che i tubi, insieme ai trasformatori d'uscita, sono i veri punti cruciali di ogni progetto valvolare, ecco perché Dorino Maghini ha scelto di avvalersi di valvole NOS (New Old Stock) sia per le sezioni di segnale che per quelle di potenza.

Altrettanta cura è stata messa nella scelta dei trasformatori d'uscita, importanti forse ancor più delle valvole per l'ottenimento di buoni risultati sonori, i requisiti che devono avere sono un'elevata induttanza primaria, basse capacità distribuite e bassa induttanza dispersa. Ma qual è l'attuale produzione HDC Research, ben sapendo che tra le sue mire c'è quella di una sempre maggior completezza e diversificazione di gamma? Partiamo dai preamplificatori con l'HDC1A Line, HDC 1AP (con ingresso Phono), HDC1P MM/MC Phono, HDC 2A Line, HDC 2P MM (con due ingressi MM) e HDC 3P MM. Per quanto riguarda la tipologia preamplificatori linea, si attende il lancio del top di gamma, l'HDC 3A a 4 tubi con trasformatori d'ingresso e d'uscita Lundahl, dotato dell'innovativo controllo "Softness". Magari avremo modo di parlarne nei particolari in una prossima recensione, a Dorino piacendo. Sostanziosa è pure la gamma degli amplificatori finali di potenza, con l'HDC 300B 3R Mono SE Parallel, HDC 300B 3 Mono SE Parallel, HDC 300B 2 Mono SE Parallel, HDC 300B Stereo SE, HDC 807 Stereo SE e HDC 807 Gold Stereo SE.

L'azienda pavese è in continuo fermento, notevoli sono le novità introdotte con la recente linea Pre Phono, eccone una sintesi. L'azienda pavese è in continuo fermento, notevoli sono le novità introdotte con la recente linea Pre Phono, eccone una sintesi. Il case è sempre lo stesso nelle misure esterne. Il look sarà: pannello frontale sabbiato fine alluminio naturale; i carter neri con  disegno tipo HDC 300B 3R. Tutti i modelli si sviluppano intorno alle prestazioni del muletto che ho sotto esame, il quale è un improvement dell'HDC 3P descritto sul sito. I modelli disponibili saranno caratterizzati da: 1 ingresso MM secco (Entry Level) / 2 ingressi MM con selezione sul pannello posteriore / 1 ingresso MM, 1 ingresso MC (Step-Up interni Lundahl 1:10/1:20) con selezione sul pannello posteriore / 2 ingressi MM, 2 ingressi MC (Step-Up interni Lundahl 1:10/1:20) con selezione sul pannello frontale / 2 ingressi MM XLR (bilanciati), 2 ingressi MC XLR (bilanciati) (Step-Up interni Lundahl 1:10/1:20 con commutazione sul pannello frontale. Uscita Single Ended e alimentazione esterna. Come il modello 5 ma con uscita bilanciata XLR (trasformatori di uscita Lundahl).


HDC 3P MM PHONO PREAMPLIFIER

SPECIFICHE TECNICHE

Sensibilità d'ingresso: 0,8 mV a 1 kHz
Impedenza d'ingresso: 47 kOhm
Uscita: 200 mV
Impedenza d'uscita: 600 Ohm a 1 kHz
Risposta in frequenza: 20 Hz - 20 kHz +/- 0,2 dB (Equalizzazione RIAA)
Distorsione: Seconda Armonica: 0,008% a 1kHz - Terza Armonica: Non rilevabile
Rapporto Segnale/Rumore: 78 dB (Pesato "A")
Bilanciamento canale Destro/Sinistro: 0,05 dB
Guadagno: 48 dB
Valvole: 3 x 12AX7 - 1 x 12AT7 (NOS)

GENERALI

Voltaggio di alimentazione: 230 V - Fusibile 0,5 A T
Consumo di potenza elettrica: 20 VA (Massimo)
Tempo di riscaldamento: 5 minuti
Dimensioni: Altezza 121 mm - Larghezza: 408 mm - Profondità 283 mm
Peso: 4,9 Kg




Nella foto si possono vedere le nuove feritoie di ventilazione che saranno presenti nell'HDC 3P, dall'estetica certamente più originale e anche inconsueta, se guardiamo all'attuale produzione sul mercato.


Il pannello posteriore è diviso in due parti, corrispondenti alle due sezioni principali di alimentazione e preamplificazione presenti all'interno del cabinet. Ribadisco che, trattandosi di un prototipo, le connessioni cambieranno negli esemplari definitivi a disposizione del pubblico.


Il connettore IEC per il cavo di alimentazione.


L'interno


La sezione di preamplificazione con le quattro valvole NOS: tre 12AX7 e una 12AT7.


Il cablaggio è realizzato interamente in aria.


Il trasformatore e il circuito stampato in vetroresina della sezione di alimentazione stabilizzata a stato solido.


LE MISURE

SETUP

PC Notebook Lenovo G50 (alimentato a batteria)
Multimetro TRMS PCE-UT 61E
Scheda audio Focusrite Clarett 2 Pre USB
Anti-RIAA Motronix Rev-3B
Partitore di tensione con attenuazione di 20,55 dB
Cavi Supra Dual RCA - Kimber Hero
Software di misura: Arta - Limp - Steps (Versione 1.9.3)


Guadagno in tensione: 48,946 dB

Differenza Canale Destro/Canale Sinistro: 0,04 dB

Ognuno che sia un minimo addentro alla questione delle rilevazioni strumentali sa quanto queste siano problematiche, soprattutto quelle di un preamplificatore Phono. Pur avendone già fatte in passato su questo tipo di apparecchio, Dorino Maghini, vero e grande esperto nel campo delle rilevazioni strumentali, mi ha messo di fronte ad alcuni nodi pratici e concettuali che dovevano essere debitamente affrontati. Per la prima volta in una recensione utilizzo la mia nuova scheda audio Focusrite Clarett 2 Pre USB, che, oltre ad avere un ottimo range dinamico, ben 119 dB (Pesato A) e una distorsione molto contenuta in uscita, appena dello 0,0007% (THD+N), fornisce un'erogazione del segnale molto precisa, con un livello di tensione in ottimo accordo con quello indicato dal generatore presente nel software Arta e Step. Sono ormai dieci anni che adopero il software Arta-Step-Limp, un trittico ideato dal buon Ivo Mateljan, un professionista che è stato sempre molto disponibile a dispensarmi spiegazioni e consigli. In più, ho dovuto dotarmi di una valida Anti-RIAA hardware, essendo quella software non utilizzabile per le misure di distorsione. Tutte le rilevazioni sono state fatte con il PC alimentato a batteria, così da renderlo insensibile ai disturbi di rete.

Il guadagno in tensione di 48,946 dB rende in grado l'HDC 3P di preamplificare non solo le testine MM, ma anche le MC ad alta e media uscita; 0,7 mV in ingresso, che è la tensione generata da una MC a media uscita, fruttano ai morsetti "Out" del nostro pre la rispettabile tensione di 196 mV, un valore tranquillamente gestibile dalla stragrande maggioranza dei preamplificatori linea.



Ho prodotto tre grafici di risposta in frequenza, il primo senza Anti-RIAA, il secondo con Anti-RIAA e un terzo con le due curve in overlay, per favorire un agevole confronto visivo. L'accuratezza di risposta è molto elevata, eccellente direi, visto che gli scostamenti dalla perfetta linearità sono davvero irrisori e coincidenti con il dichiarato. Una larghissima gobba, appena accennata, appare in zona mediobassa, con un massimo di +0,2 dB centrato sui 200 Hz. Gli estremi banda accusano variazioni ancora più limitate e completamente ininfluenti all'ascolto, come d'altronde avviene nel range appena esaminato: i 20 Hz si trovano al medesimo livello dei 1000 Hz, vale a dire 0 dB, mentre i 10 kHz e i 20 kHz si trovano rispettivamente a -0,11 dB e -0,18 dB.



Per le misure di distorsione, THD/THD+N - IMD (13/14 kHz, 19/20 kHz e 250/8000 Hz), ho usato l'Anti-RIAA Motronix. Un cospicuo numero sono i grafici elaborati, poiché ho scelto di adottare sei livelli di tensione test, invece dei soliti tre, da un minimo di 0,07 mV a un massimo di 3,57 mV, per tensioni d'uscita variabili tra 19,6 mV e 1 Volt. Sei valori di tensione in ingresso che in fase di misura ho equidistanziato. I dati ottenuti sono molto significativi e dimostrano l'egregio lavoro fatto da Dorino Maghini per contenere i tassi di distorsione, risultati molto bassi, ma soprattutto testimoniano della perfetta concordanza tra quest'oggetto e la filosofia progettuale HDC riguardo la figura di distorsione armonica, che come già detto privilegia gli ordini pari e tiene estremamente ridotti i dispari. Analizzando i risultati ottenuti, si parte da una THD dello 0,11% alla tensione test più bassa, 0,07 mV (d'interesse più teorico che pratico vista l'esigua uscita), per arrivare, attraverso una serie di valori intermedi, a una THD/THD+N dello 0,016%/0,27%. Ma ancor più della totale, ciò che desta interesse è il rapporto tra la seconda e terza armonica, costantemente a favore della seconda. Nello schema riportato sotto possiamo vedere come tra le due ci sia una "ratio" che parte da 2,75:1 per stabilizzarsi intorno a 10:1 nelle ultime tre tensioni test.

Tensione Test 0,07 mV: Seconda Armonica 0,077%/Terza Armonica 0,028% (2,75:1)
Tensione Test 0,77 mV: Seconda Armonica 0,006% - Terza Armonica 0,0016% (3,75:1)
Tensione Test 1,47 mV: Seconda Armonica 0,0075% - Terza Armonica 0,001% (7,5:1)
Tensione Test 2,17 mV: Seconda Armonica 0,011% - Terza Armonica 0,00097% (11:1)
Tensione Test 2,87 mV: Seconda Armonica 0,011% - Armonica Terza 0,0011% (10:1)
Tensione Test 3,57 mV: Seconda Armonica 0,016% - Terza Armonica 0,0017% (9,4:1)

Per mio scrupolo, allo scopo di verificarne la congruità con il canale sinistro, ho voluto testare anche il comportamento del canale destro, facendolo tuttavia solamente alla tensione test più alta. I valori corrispondono sostanzialmente. Leggermente superiore sul canale sinistro è la THD+N, 0,27% a fronte dello 0,24%. Nella DFD3 della IMD 13/14 kHz è invece il destro a distorcere di più (0,0084% contro 0,0068%). Nella IMD 19/20 kHz la situazione si ribalta, essendo dello 0,47% sul sinistro e dello 0,31% sul destro (DFD2 rispettivamente 0,33% e 0,22%) mentre identica e la DFD3: 0,12%. La situazione si rovescia ancora nella più critica IMD SMPTE 250/8000 Hz, dove il canale destro mostra uno 0,057% (0,015% il sinistro), una MD2 dello 0,056% (0,012% il sinistro) e una MD3 dello 0,0065% (0,0058% il sinistro). Si tratta comunque di differenze davvero trascurabili e assolutamente non distinguibili all'ascolto. Sul canale destro, infine, possiamo notare un lieve maggior "sporcizia", rappresentata dai 50 Hz della rete elettrica e i suoi armonici.

Tutte le spettrali appaiono pulite, anche le tre IMD, le quali presentano dei valori congrui in relazione alla distorsione armonica totale. Pure nel loro caso, le armoniche di ordine pari sono sempre superiori alle dispari, come da progetto, sia alla tensione più bassa che alla più alta. Con riferimento alla tensione test di 3,57 mV, che è quella media d'uscita di una MM, nella IMD 13/14 kHz troviamo lo 0,20%, con una DFD2 dello 0,14% e una DFD3 bassissima, pari allo 0,0068%.



Situazione analoga per i grafici di THD, seconda e terza armonica Vs frequenza. Qui è possibile valutare, oltre alla già vista discrepanza tra armoniche pari e dispari, l'andamento su tutta la banda audio e non solo ai canonici 1000 Hz. S'inizia in salita sulle frequenze più basse, procedendo verso le alte si apprezza un progressivo abbassamento dei tassi, che si stabilizzano abbastanza dopo il centro banda per poi risalire, in maniera molto modesta, verso il limite dei 20 kHz.


ATTRAZIONE FATALE
L'ASCOLTO


IMPIANTO

Giradischi Pro-Ject Debut II SE
Fonorivelatore Denon DL 160
Preamplificatore linea Advance Acoustic MPP 202
Amplificatore finale di potenza stereo EAM Lab PA2150
Amplificatore finale di potenza stereo Rotel RB 1070
Amplificatore integrato stereo Mohr SV50
Amplificatore integrato stereo NAD 3020B
Amplificatore integrato stereo Lym Audio 1.0T Upgraded Linea
Amplificatore integrato stereo Trends Audio TA 10.2
Diffusori Canton LE 109
Diffusori UBSound Velvet VL48
Diffusori Pylon Opal Monitor
Diffusori Lonpoo LP-42
Cavi di segnale Supra Dual RCA e Kimber Hero
Cavi di potenza Fluxus Litz 900 FB/FF
Cavi di alimentazione Supra LoRad e Fluxus Alimentami



Come sempre, gli ascolti hanno preceduto le misure. Questo è un metodo che seguo sin da quando ho iniziato a fare rilevazioni strumentali. Il motivo è tutto sommato semplice: un dato strumentale non può essere influenzato da un ascolto, mentre può tranquillamente avvenire il contrario, cioè che una percezione sonora venga suggestionata dall'osservazione di una risposta in frequenza, per esempio. Mi getto quindi a capofitto nell'ascolto dei miei numerosi LP, con trepidazione e al contempo serenità perché confortato da buoni presupposti; posso disporre di un buon giradischi, il Pro-Ject Debut II SE, e un'ottima testina MC ad alta uscita, la Denon DL 160, che trova nell'HDC 3P il giusto partner per impedenza d'ingresso (47 kOhm) e per guadagno (oltre 48 dB). L'elevazione in tensione del pre Phono HDC è parecchio alta per essere un Moving Magnet e quindi con gli 1,6 mV prodotti dalla mia testina non ha avuto alcun problema a fruttare una valida uscita. Facendo due conti, ho ottenuto ai connettori "Out" del 3P oltre 400 mV, un valore gestibilissimo da qualsiasi preamplificatore linea. Volendo, ci si potrebbe spingere anche a preamplificare un fonorivelatore MC a media uscita, resistenza di carico permettendo, in considerazione che 0,8 mV in ingresso darebbero 200 mV in uscita, valore anche questo consono con la sensibilità media d'ingresso di un pre linea. A parte i numeri, l'ampia "palette" timbrica che possiede mi ha invogliato alla rivisitazione di buona parte dei miei LP, cosa permessa anche dal tempo non breve in cui questo pre Phono ha stazionato nella mia sala d'ascolto.



Ho buone ragioni per ritenermi un "tester" in questo caso privilegiato, avendo potuto ascoltare per lungo tempo la precedente versione del 3P, poi affinata da Dorino Maghini in diversi parametri. Mi preme dire, se la memoria auditiva non mi fa difetto, di aver riscontrato in quest'ultima versione dei sensibili miglioramenti per quanto riguarda la velocità dei transienti, in generale la reattività del suono, e la presenza delle alte frequenze. Non sono sicuro, ma potrebbe essere stato "vitaminizzato" anche il range dinamico, però su questo non posso mettere la mano sul fuoco. Bando alle ciance, si parte con il primo LP, "Pat Benatar - Seven the Hard Way" settimo album della cantante statunitense Pop/Rock pubblicato nel 1985. La registrazione è discretamente manipolata, cosa molto comune all'epoca, con la voce della cantante piuttosto assottigliata, smagrita nel corpo da interventi di equalizzazione. Il suono è abbastanza spostato sul medio alto, escamotage messo in atto per renderlo più grintoso e graffiante, ciononostante l'HDC rimane sempre molto perbene, poco disposto ad assecondare un'eventuale aggressività sulle medio-alte. Ovvio, lo sbilanciamento si avverte distintamente, senza però raggiungere quell'irruenza che si trasforma poi in fastidio per le orecchie. L'eco del genere Pop si prolunga con la scelta di un disco sicuramente originale, "Black Knights At The Court Of Ferdinand IV - Rick Wakeman & Mario Fasciano", uno stuzzicante incontro tra il tastierista, noto esponente del Progressive Rock (chi non lo ricorda come componente degli Yes?), e la vocalità partenopea di Fasciano.



Si tratta di un album inciso in maniera limpida, con buona profondità delle basse frequenze e delle percussioni in primo piano che consentono di apprezzare sin da subito il comportamento dell'HDC ai transitori più veementi, davvero molto buono e privo di esitazioni. In queste occasioni la correttezza dei tempi di attacco, sostenimento e decadimento del suono fanno la differenza tra la verosimiglianza e quel tipo di anabolizzazione che in Hi Fi non porta nulla di buono. L'HDC 3P è in questo senso estremamente sincero, mai disposto a imbrogliare per compiacere un certo tipo di audiofilo. "Favola" è un brano affascinante, dal sapore antico e ricco di musicalità, mentre il seguente, "Umberto II" indirizza l'ascoltatore verso atmosfere "dark". Ben presente la batteria, con una cassa rotonda e corposa, sulla quale s'innestano i ricami tastieristici di Wakeman, il tutto in una registrazione plastica, dotata di un convincente sbalzo tridimensionale e profondità. Tra le varie elettroacustiche che ho utilizzato, le UBSound Velvet 48 e le Canton LE 109 mi hanno consentito il pieno godimento della bellezza e trasparenza esibite in gamma media dall'HDC, il suo "middle ground" si è sempre rivelato lussureggiante nel dettaglio fine e traboccante di "nuance" tutte da scoprire. Nel brano d'apertura del lato B, Tommaso Aniello, prevale la napoletanità del cantante Mario Fasciano, accompagnata da percussioni sempre in discreta evidenza e dal suono terso, a tratti azzurrino, delle tastiere elettroniche. Valide pure la dinamica e l'ampiezza del fronte sonoro. Assaporare la stoffa sonora di "Fra Diavolo", che il 3P veste di un sano "appeal", mi porta a includere questo pre Phono nella categoria dei generosi, lontani dall'algidità ma non per questo disposti ad arretrare dal punto di vista della capacità di dettaglio, che rimane ottima in ogni occasione.



Anzi, io metterei proprio quest'ultima tra le sue più importanti virtù. Bastano pochi secondi di ascolto del brano "Crossroads" per capire a quale - eccellente - livello qualitativo si ponga la registrazione dell'LP "Crossroads" di Tracy Chapman: la stampa è esemplarmente silenziosa, estrema la naturalezza della voce e della chitarra, in cui non si fanno sentire interventi di equalizzazione o posticci rimaneggiamenti di editing. Senza dubbio uno dei migliori ascolti che ho portato a termine con questo pre Phono. Non meno importante è anche la qualità musicale di questo disco, che si fa notare per ispirazione e intensità espressiva. Non saprei dirvi quale traccia di questo mi sia piaciuta di più. Sono rimasto impressionato, e questo devo senz'altro dichiararlo, dalla rimarchevole quantità di particolari fini che riesce a passare nella chitarra e negli strumenti acustici in generale, che sono percepibili in ogni loro più sottile fremito. E questo LP può essere un'occasione unica per lasciarsi cogliere dall'incanto che può creare una "semplice" chitarra acustica. Molto bene, metto sul piatto un vinile che reca in copertina l'indicazione "Acid Jazz", si tratta di "Jazid LP50 - Totally Wired", peccato che io lo trovi, al contrario, smaccatamente "soft" e tutt'altro che corrosivo come quella dicitura vorrebbe far intendere. Detto questo, lo ascolto volentieri perché e un disco di facile e rilassante ascolto, in alcuni punti anche elegante, reso accattivante dalla trasparenza del nostro pre, dalla sua naturale effervescenza dinamica, nonché dal suo comportamento mai pungente.



L'indole dell'HDC si va progressivamente profilando come molto equilibrata, non annoto nel mio personale cartellino di valutazione delle caratteristiche che spicchino su altre e che possano in qualche modo caratterizzarlo in un modo piuttosto che in un altro. Con "China" di Vangelis, un concept album sull'omonima nazione contraddistinto da sonorità decisamente orientate alla musica tradizionale di questo Paese, si entra in un'altra dimensione, quella di un magniloquente (e anche un po' megalomane) linguaggio cosmico elettronico. Nel brano "The plum blossom" c'è un bel solo di violino, dal gusto tzigano, che a un certo punto si mescola con un etereo sottofondo orientaleggiante. Sono in presenza di un suono senza macchia né errore, correttissimo, armonicamente integro e perciò molto reale. Questo vinile non sbalordirà magari per il suo valore artistico, ma per quello tecnico senz'altro, in virtù della bontà della registrazione e della possibilità di un confronto diretto tra strumenti acustici ed elettronici. Il 3P si conferma dal canto suo artefice d'immagini sonore stabili, molto ben a fuoco, plasticamente scolpite e, ciò che più mi ha impressionato, dai contorni mai ispessiti col grassetto. Rischiando di essere magari frainteso, mi spingo a dire che la sua è una prestazione sonora "asciutta", nella miglior accezione del termine, vale a dire essenziale nella sua integrità, priva di elementi artificiosi che possano inquinare l'autenticità del suono. Nella prima traccia del lato B, "Yin & Yang", si ascolta la dolcezza di suono del guzheng, tipico strumento tradizionale cinese facente parte della famiglia delle cetre.



Chi segue le mie recensioni sa che Pat Metheny è uno dei miei musicisti preferiti, spesso utilizzo i suoi album nelle mie sedute d'ascolto, come questo "Pat Metheny Group" che mi appresto a mettere sul piatto. La mia Denon DL 160 atterra delicatamente sul solco iniziale e non si rialzerà se non a facciata finita. Mi piace ascoltare per intero questo LP, primo album del gruppo omonimo pubblicato nel 1978, apprezzando la resa soave dell'HDC, l'incarnato timbrico dalla diafana bellezza. Vengo catturato dal suono lucente dei piatti, soffuso e "ramato", che viene consegnato alle mie orecchie con il giusto scintillio e corposità nel registro medio e alto. Anche i colpi a Hi-hat aperto non mancano di effondere carezzevoli nel mio salotto. Non solo dolcezza però: è manifesto come questo preamplificatore Phono si trovi a suo agio nella riproduzione sia di un'ingente massa strumentale che del più flebile pulsare sonoro. Magia delle valvole! Prima di passare a un genere diverso, l'adorata classica, mi concedo l'ascolto di un doppio album che non sapevo di avere, è "Bohemian Rhapsody". In copertina spicca la figura di Freddie Mercury, grande cantante ma non tra i miei preferiti, così come non lo è il mitico gruppo dei Queen. È ancora incellofanato, forse un regalo che mia figlia Liciarita ha voluto lasciarmi di nascosto nella mia teca; lei, a differenza di me, e una fan sfegatata di Freddie e deve aver capito che questo doppio mai sarebbe entrato nella mia collezione se non per mano di un'altra persona. Lo metto sul piatto scoprendo una registrazione di convincente qualità tecnica, anche se un po' altalenante, due LP in forma di "compilation" dei maggiori successi del gruppo, con undici canzoni in studio rimasterizzate, altri brani ripresi in concerti dal vivo e nuove versioni.



Sono impegnato da oltre quattro ore nella seduta conclusiva, ma di fatica d'ascolto neanche l'ombra. È vero che non ho spinto sul volume più di tanto, mantenendomi su una SPL media tra 85 e 90 dB nella postazione d'ascolto. A questo punto so già cosa aspettarmi dalla musica "seria" in termini di resa sonora. Se è possibile utilizzare con buoni risultati un preamplificatore Phono meno raffinato di questo con generi non strettamente acustici, penso alla musica elettronica o amplificata, nel caso di un pianoforte, di un quartetto d'archi o un ensemble sinfonico, uno avente la stoffa dell'HDC 3P dovrebbe essere la regola. Inizio la parte finale degli ascolti (in realtà decine e decine sono stati gli LP passati al vaglio) senza titubare sulla scelta: il primo disco dev'essere "Johann Sebastian Bach - Brandenburgische Konzerte N. 1-6. Gustav Leonhardt". A parte qualche "tic tac" di troppo, soprattutto nelle prime tracce, la proposta musicale che ho davanti è di primissimo livello; nell'ensemble figurano alcuni tra i più grandi specialisti del barocco come Frans Brüggen, Anner Bylsma, Sigiswald Kuijken e lo stesso Gustav Leonhardt al cembalo. Ho tutto il tempo che voglio da dedicare a questi capolavori assoluti, meravigliosamente suonati, immenso è il loro valore artistico e arioso il suono della registrazione, tanto armonioso che sembra levitare più che essere emesso dall'impianto. Molte cose potrei dire sulla resa dell'HDC riguardo al timbro degli strumenti originali, così tante che forse ne verrebbe fuori un capitolo a parte.



Mi tocca ripetere cose già dette, ma questa è secondo me la carta vincente dell'HDC 3P Improved: un equilibrio pressoché perfetto dei vari parametri su cui si basa la riproduzione, fondamentalmente il bilanciamento tonale, la micro e macro dinamica, l'immagine tridimensionale. E credo sia proprio in virtù della certosina attenzione verso tali criteri che il progettista Dorino Maghini è riuscito a realizzare una macchina che non presta il fianco a critiche. Solo ascoltando queste grandi pagine di musica, al riparo dalle solite polemiche da Forum, si possono inanellare una serie di riflessioni sulla passione che tanto ci prende. Se i criteri citati hanno certamente una loro oggettività, la cosa più difficile da descrivere per un recensore che voglia cogliere il succo, è l'individuale personalità sonora dell'oggetto di cui parla, quell'impronta che è sua e non di altri e che si presenta costantemente in tutti gli ascolti. I "Complete String Quartets di Johannes Brahms - Alban Berg Quartett" m'introducono in un ricercato magma sonoro, una "verità" che l'HDC mi consente di riconoscere nella sua consistenza armonica, mai mortificata da semplificazioni, il risultato è una riduzione della distanza da quella musica che tanto m'incanta e seduce. Le alte frequenze sono intarsiate con nitidezza, pura seta per l'udito, a tutto vantaggio di una genuinità sonora difficilmente pareggiabile. Il cofanetto della Telefunken, edito nel 1981, contiene due LP, dove emerge un notevole rispetto per la correttezza timbrica degli strumenti originali. Vengo avvolto nel bozzolo di una magnetica "trance" melodica.



Sulla falsariga del precedente, tiro fuori dai miei scaffali un altro cofanetto: "Pré Classique - Mannheim & Wien - Concentus Musicus Wien diretto da Nikolaus Harnoncourt", etichetta discografica ancora la Telefunken, con brani di J.C. Bach, I. Holzbauer, J. Stamitz, F.X. Richter e altri importanti compositori del '700. Sembra di entrare in un'antica cristalleria, dove veniamo investiti da molteplici riflessi luminosi. Acquistai questo cofanetto in un mercatino dell'usato, la sua resa sonora sembra partire da un'ottima base ma il risultato non è dei migliori; è probabile che qualche testina dal consistente peso di lettura abbia "arato" i microsolchi. Non sono nuovo alla presa di contatto con una prestazione così granulosa e degradata, è successo anche su alcuni LP della mia collezione, che da ragazzo riproducevo con un compattone Philips 22-GF 827. Purtroppo, la testina piezoelettrica dal peso di lettura di 10 (!) grammi ha fatto non poco danno. Passo abbastanza presto a un cofanetto della Erato, "Vivaldi - L'Op. VI e l'Op. VII. registrazione integrale dei diciotto concerti - I Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone", i cui microsolchi sono in condizioni molto migliori. Avrete certamente notato la mia insistenza sugli strumenti ad arco, per me un test molto impegnativo per qualsiasi oggetto/impianto. È piuttosto facile con musica di questo tipo mettere in evidenza eventuali inadeguatezze riproduttive, assenti nel nostro caso. Il pianoforte è un altro strumento che, con i suoi potenti e intensi transienti, è in grado di mettere facilmente in crisi un impianto.



Estraggo un altro cofanetto dalla mia discoteca, questa volta corposo essendo composto da ben quattordici LP; sono molto affezionato a esso. Si tratta della "Beethoven Edition - Works for Piano - Pianista Wilhelm Kempff". Risalente al 1977, etichetta Deutsche Grammophon, comprende tutte le trentadue sonate del sommo compositore di Bonn e le altre sue composizioni pianistiche. Il valore artistico di quest'edizione è per me inestimabile, abbastanza buona la qualità della registrazione e della stampa. L'HDC 3P è dotato, come ho già detto, di buona velocità ai transitori, una dote che in strumenti come il pianoforte e le percussioni è irrinunciabile, ma in quest'occasione ho parimenti apprezzato una gamma media di livello assoluto, luminosa, liquida e quanto mai espressiva. Come vorrei avere qui nel mio salotto una coppia di AR 3a con il loro favoloso midrange a cupola! Forse il medio più espressivo della storia dell'elettroacustica. Anche quando la mano del pianista tedesco si muove nella parte sinistra della tastiera, la grave, non si perde un grammo del grande feeling che questo pre esprime, anche in virtù di un controllo senza debolezze in questa parte dello spettro audio e un'estensione intonsa sin dalla prima ottava. È nel suo DNA una riproduzione di grande eleganza, pulizia, liquidità, calore e dinamica. E scusate se è poco... Termino la selezione di brani con un disco particolare, che per me ha sempre avuto un fascino speciale con il suo misto di antico e moderno: "Bob James - Rameau". Etichetta CBS Masterworks, rilascio nel 1984, genere elettronico/classico, stile barocco i suoi dati di targa. Dalle sonorità impressive, sintetizzate elettronicamente, è stato registrato con un buon numero di tastiere: Oberheim OB-8, DSX, DMX system, Roland Jupiter 8 & Vocoder, Yamaha GS-1 & 2, Mini-Moog. Un disco che per me rappresenta divertimento puro, costituito da una serie di gemme musicali del grande Jean-Philippe Rameau. E sulle note del Tambourin I e II si conclude un altro avvincente capitolo della mia avventura audiofila.




CONCLUSIONI

Chi da un oggetto ad alta fedeltà richiede sopra ogni cosa musicalità e correttezza timbrica, non rimarrà certo deluso dall'HDC 3P Improved. Se siete alla ricerca di un preamplificatore Phono MM di pregiata fattura, che non si limiti a implementare una circuitazione "precotta" ma che sia frutto di ricerca, certosino affinamento e, soprattutto, che suoni divinamente bene, vi consiglio di prendere seriamente in considerazione l'HDC 3P. Di Dorino Maghini, vero artista delle valvole e strenuo sostenitore della seconda armonica, posso personalmente testimoniare il perfezionismo che mette nel lavorare, la sua volontà di non trascurare alcuno dei parametri riproduttivi che rendono davvero degno un oggetto di essere definito Hi-Fi. Questo preamplificatore è emerso nel corso del mio test come una macchina da musica dalla grande schiettezza, tra le più raffinate possibili nella sua tipologia e in grado di rivelare, testina permettendo, tutta la verità e l'infinita ricchezza contenuta in un microsolco. Cos'altro posso dirvi se non che grazie a questo magnifico oggetto ho potuto letteralmente riscoprire la mia intera collezione di vinili?


Alfredo Di Pietro

Aprile 2021


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