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 H.E.O.L.O. Micro minimieren


 

 

INTRO

L'acronimo H.E.A.D. (High End Audio Device) riporta a un'azienda orgogliosamente italiana con sede a Setteville (RM), effigie di soluzioni tecniche originali e paladina di una Hi Fi vista da prospettive differenti dalle consuete. La sua storia nasce nel 2007 con il preciso intento di portare avanti dei progetti mirati all’innovazione nel campo dell’alta fedeltà. Saper oggi accendere l'interesse degli audiofili non è operazione semplicissima né scontata, soprattutto se dietro gli spot escogitati dal marketing si è intenzionati a offrire delle soluzioni realmente valide e alternative. Ci hanno provato, con successo, i sei componenti del team H.E.A.D. Leonardo D’Aprano, Luigi Ponzo, Graziano Ponzo, Stefano Borgiani, Marco Bartolotta e David Colasanti, professionisti di diversa estrazione che operano nei settori dell’elettronica industriale, fisica, telecomunicazioni, manifattura di strumenti musicali, connessioni di qualità in ambito aerospaziale.

Se c'è un campo cui i compartimenti stagni nuocciono, questo è proprio quello dell'audio, dove un'equipe non deve avere soltanto competenze tecniche ma anche sensibilità per il bel suono, cultura musicale e innanzitutto... passione, principio cardine di ogni spinta all'evoluzione di un'idea. Questa è la ragione per cui gli artefici dell'azienda romana a un certo punto hanno deciso di coalizzarsi contro la mediocrità, contro le soluzioni tecniche stantie, proponendo oggetti dalle caratteristiche poco inclini al convenzionale ma sempre caratterizzati da un'elevata qualità audio.

Nell'organizzazione H.E.A.D. ogni membro collabora in un preciso ramo, dettato dalle sue competenze. Così Graziano Ponzo si occupa del progetto delle elettroniche TU.LI.P. - M.U.SI.C.A e i diffusori H.E.O.L.O., Stefano Borgiani cura il giradischi Vinyl RE.TURN e il Preamplificatore RIAA H.A.R.P., Marco Bartolotta e Davide Colasanti sono dediti allo studio e realizzazione dei cavi mentre Guido Borghesani dà il suo valido apporto in qualità di consulente di lunga esperienza nel settore audio professionale.

L'attuale catalogo H.E.A.D. offre una completa gamma di oggetti per la composizione di un setup High End, termine spesso abusato, ma che in questo caso calza a pennello. Tutti i nomi dati ai vari modelli rivelano una specie di "insana" passione per gli acronimi, quasi a voler sintetizzare in questi tutte le caratteristiche che l'acquirente si deve aspettare. Quindi il preamplificatore TU.L.I.P. altro non significa che "Tube Like Preamplifier", l'amplificatore finale di potenza M.U.SI.C.A. "Modular Unit Silicon Core Amplifier", il giradischi RE.TURN. "Reference Turntable", seguono il preamplificatore phono H.A.R.P., i cavi di collegamento H.E.A.D.-S, H.E.A.D.-P, H.E.A.D.-AC, la multipresa AC Powerstrip-S2 e la serie di diffusori H.E.O.L.O. "High End Omnidirectional Loudspeaker", tutti ispirati al principio dell'emissione omnidirezionale. Recentemente la gamma si è arricchita di un nuovo modello, il Pi-Greco 2.5, interessante floorstanding evoluzione del Pi-Greco già esistente a catalogo.

Gli ingredienti giusti per confezionare un prodotto meritevole ci sono tutti, in fondo la ragione del successo è semplice, insita nella serietà del loro modus operandi e riflessa inevitabilmente in ciò che realizzano. Ogni oggetto è frutto di un meticoloso lavoro manuale che va oltre gli aspetti costruttivi per rivolgersi alla verifica delle prestazioni ottenibili. Fondamentale importanza quindi assumono le misure strumentali dei diffusori, l'intenso lavorio finalizzato  al perfezionamento del filtro cross-over, non solo nella sua forma generale ma sul singolo esemplare, necessario per raggiungere una buona costanza di risultati su tutta la produzione. Nel caso dei diffusori H.E.O.L.O. occorre poi una minuziosa messa a punto sui particolari meccanici dell'insieme tweeter/sistema "diffusore", dall'architettura niente affatto banale come vedremo oltre. Un altro problema da superare sono le differenze che gli altoparlanti possono presentare nelle varie release fornite dal produttore, in ogni coppia poi bisogna selezionarli per raggiungere un comportamento quanto più possibile omogeneo, e qui, deposto il microfono di misura, bisogna dare la parola alle orecchie ascoltando ognuno dei diffusori con musica di vario genere.

Sono proprio le elettroacustiche a essere emblema della voglia di smarcarsi dal "Déjà vu", cioè da quella sensazione di già visto, erronea nel fenomeno psicologico ma niente affatto nella realtà commerciale da cui siamo circondati. Lo scenario che si offre alla vista dell'appassionato è costituito da innumerevoli realizzazioni, molto spesso partorite da schemi tecnologici già visti. Per questo la storia degli H.E.O.LO. è interessante da conoscere. Capostipite di tutti i progetti è stato un diffusore che ha tratto profitto dalle teorie del Dr David Moulton, studioso che si è impegnato nella progettazione di un sistema di diffusione a 360°, in grado di ricreare uno stage sonoro largo, profondo e stabile, in uno spazio tridimensionale che si estende con continuità tra i diffusori e oltre questi, ma diverso dai soliti "coni" normalmente usati. Fu un diffusore nato quasi per caso da un’intuizione di Leonardo D’Aprano e Luigi Ponzo, che operarono per conto di un gruppo audiofilo di Roma.

L'appetito vien mangiando: il conseguente approfondimento sperimentale portò alla realizzazione di un prototipo dalle prestazioni molto convincenti, tanto da superare di gran lunga le aspettative e le specifiche di progetto.
L'H.E.O.L.O. era nato...


H.E.O.L.O. MICRO
ANALISI DI UN FUORICLASSE

SPECIFICHE DICHIARATE

Risposta in frequenza: 50 Hz - 20 kHz +/- 3 dB.
Diagramma di radiazione: > 2π steradianti angolo solido.
Potenza sopportabile: 100 Watt.
Impedenza nominale: 6 Ohm.
Altoparlanti: 1 Mid-woofer da 5,25" PPB caricato in Bass-Reflex - 1 Tweeter da 1" a cupola custom modificato con H.E.A.D. RDL+MP.
Crossover: Due vie (2,2 kHz) con circuito di correzione specifico per gli altoparlanti.
Controllo di livello per le alte frequenze su due posizioni.
Cabinet con foro di montaggio per il Mid-woofer "Reverse Slanted".
Struttura d'irrigidimento con collegamento incrociato dei listelli.
Volume reflex senza risonanze secondarie.
Ampio sfogo "Down-Firing" con porta reflex svasata sulla base del mobile.
Elemento decorativo in alluminio pieno.
Finitura in marrone satinato o nero, personalizzabile con ogni altro colore disponibile su richiesta.

Uno degli aspetti collaterali di un qualsiasi oggetto Hi Fi, non sempre considerato dai recensori, è il famoso - o meglio famigerato - fattore di accettazione della moglie, problema ovviamente sconosciuto agli utenti "single". Credo proprio che l'obiettivo di produrre diffusori ad alto "WAF" (Wife Acceptance Factor) sia stato agevolmente raggiunto dalla ditta romana se è vero, com’è vero, che mia moglie ha molto apprezzato l'estetica delle Micro, una specie d’istintivo colpo di fulmine che l'ha portata a simpatizzare immediatamente con loro. Non si tratta di un fattore da sottovalutare e le Micro si dimostrano ben integrabili in un normale salotto d'appartamento anche grazie a elementi che hanno il pregio di mettere d’accordo l'aspetto estetico con quello tecnico/funzionale.

Il mobile della coppia che mi è stata consegnata è perfettamente rifinito, checché ne dica il sito, dove si parla di "piccole differenze e imperfezioni della finitura", cose che io non ho assolutamente riscontrato. La sua larghezza è di 18 cm, 28 cm la profondità mentre lo sviluppo in altezza è differenziato essendo la superficie top inclinata di 15° a scendere verso il frontale, un particolare che oltre a essere esteticamente interessante, ha un suo perché tecnico nella particolare disposizione del tweeter. L'altezza quindi è di 28 cm anteriormente, che salgono a 32,5 cm per il pannello posteriore. Una base rettangolare integrata con il mobile, appena più larga del corpo (22 x 32 cm), ospita dei fori filettati per il montaggio delle quattro lunghe punte che sono OBBLIGATORIE in quanto consentono alla porta reflex presente sul fondo di avere la giusta distanza dalla superficie d'appoggio. Se lo ricordino bene gli utilizzatori delle Micro, se non vogliono trasformare d'emblée il carico da Bass-Reflex a Sospensione Pneumatica :-)

Nessuno spigolo vivo si presenta alla vista e al tatto: tutti i bordi (base compresa) sono arrotondati. Siamo alla presenza di un mobile solido, compatto, tetragono alle vibrazioni, che presumibilmente non ci mette nulla di suo nell'emissione, come sempre dovrebbe accadere. Lo s’intuisce maneggiandolo e battendo con le nocche sulle varie superfici, salvo restando che il conforto finale alle nostre impressioni "sonico"/tattili non può che venire dalle misure, la waterfall su tutte. E' utile ricordare che lo stand su cui posizioneremo le Micro dovrà avere una superficie d'appoggio più larga del pannello inferiore, onde garantire un adeguato prolungamento virtuale del condotto. Il diametro della porta reflex è di 4,5 cm (16,5 cm la lunghezza), quindi sta in rapporto di 2,3 con quello del mid-woofer.

Il condotto presenta una svasatura allo sbocco, accorgimento messo in atto per limitare le turbolenze dell'aria e i conseguenti rumori da essa provocati. C'è un modo molto valido per valutarli: somministrare al diffusore dei treni d’impulsi sinusoidali, tipo quelli che di solito si utilizzano per valutare la distorsione armonica. Con questi le nostre Micro producono un po' di disturbi solo sulle frequenze estremamente basse (20 - 30 Hz), salendo non si sente più nulla.

Il pannello frontale ospita il mid-woofer, seguito più in basso da un elemento decorativo costituito da una barretta di alluminio pieno, anch'essa dalle estremità smusse, più in basso troviamo una targhetta con il logo del diffusore. Sulla parte anteriore del top è accolto il complesso tweeter/dispositivo di omnidirezionalizzazione, inguainato da una patch di tela nera fonotrasparente, a scopo puramente estetico, più indietro c'è una curiosa struttura formata da un cilindro metallico che fa da sostegno per un semicerchio di legno e un triangolino, sempre di legno in tinta con il resto del mobile, orientato sull'asse antero-posteriore. La sua funzione è di regolarizzare l'emissione delle frequenze medie.

 

Il pannello posteriore, infine, reca la vaschetta portacontatti, predisposta per il solo monocablaggio, i morsetti sono dei multifunzione di buona qualità, adatti per il collegamento di cavi di potenza variamente terminati (banane, forcelle o semplice cavo spellato). Nella parte bassa della vaschetta è presente un selettore a levetta a due posizioni (+ e -), facente capo a un resistore nel filtro crossover che attenua l'intera banda di pertinenza del tweeter, la sua azione è ricordata non solo dai simboli accanto ad esso ma anche dall'adesivo posto sopra la vaschetta stessa.

Rimosso con facilità il Peerless da 5,25" si guadagna l'interno del mobile, completamente foderato con poliuretano espanso bugnato. La basetta che accoglie il filtro crossover è solidale con il pannello posteriore, di buona sezione appare il cablaggio rosso-nero, saldato sui terminali degli altoparlanti e non collegato con i soliti Fast-on. Questa soluzione assicura un contatto molto più saldo ma anche una minor praticità in caso di rimozione degli altoparlanti. Se un gioco da ragazzi è stato asportare il mid-woofer, fare la stessa operazione con il tweeter si prospetta molto più laborioso: il trasduttore è in parte annegato nello spessore dell'MDF, tanto che in corrispondenza dei contatti sono stati praticati degli incavi per accoglierli. In più il fissaggio del driver è assicurato da lunghe viti munite di piccoli bulloni, difficili da svitare e riavvitare a causa del risicato spazio di manovra.


IL TWEETER SECONDO H.E.O.L.O.

La H.E.A.D. è fermamente convinta che l'omnidirezionale sia il modo di emissione ideale se si vuole emulare efficacemente il comportamento di uno strumento o una voce. L'irradiazione a 360° in un diffusore convenzionale è assicurata solo a quelle frequenze, le basse, la cui lunghezza d'onda è in grado di aggirare le dimensioni del pannello frontale, consentendo la diffusione in spazio intero (4π steradianti). Nei sistemi cosiddetti "Front Firing" tale condizione non si verifica però a quelle frequenze che hanno una lunghezza d'onda comparabile con il diametro di emissione, a partire dalle quali avverrà un più o meno graduale restringimento del lobo d'irradiazione, sempre più evidente al salire della frequenza. Chi ha visto anche un solo diagramma polare di un sistema convenzionale sa bene di cosa stiamo parlando.

Nei diffusori direttivi si affaccia quindi il problema di una corretta e naturale ricostruzione del palcoscenico sonoro, mentre un'altra non meno importante controindicazione è rappresentata dall'esiguità dello "Sweet Spot", vale a dire l'area in cui è opportuno posizionarsi per avere la percezione di un suono ottimale. Molti sistemi a emissione frontale obbligano a un assetto stringente, basta allontanarsi anche di poco dal punto ideale per avvertire una sensibile perdita di fuoco dello stage, viene così negata all'ascoltatore una seppur minima libertà di posizionamento relativo ai diffusori.

D'altro canto l'emissione omnidirezionale implica un maggior coinvolgimento dell'ambiente, che partecipa con una consistente quota di onde acustiche riflesse, decisamente superiore a quella generata da un normale diffusore. La ragione è tutto sommato intuitiva: la diffusione del suono sarà maggiormente sinergizzata dall’ambiente in quanto le riflessioni saranno correlate alla dispersione spaziale delle onde emesse dal diffusore.

Le innegabili qualità d'ascolto dei sistemi omnidirezionali hanno spinto diverse case alla progettazione di altoparlanti che si rifacessero al principio della "sfera pulsante". Alcune, come la MBL con il Radialstrhaler e la German Physiks con il DDD ispirato al driver di Walsh, forti di un formidabile Know-How tecnologico hanno deciso di percorrere la strada più difficile, quella cioè della realizzazione altoparlanti che emettessero a 360° direttamente, senza bisogno di dispositivi ausiliari.

La maggior parte dei sistemi omnidirezionali presenti sul mercato utilizza invece dei normalissimi trasduttori che lavorano insieme a dei dispositivi "diffusori", dedicati a sparpagliare le onde sonore in ogni direzione. Si tratta tipicamente di coni riflettenti posti con la punta rivolta assialmente all'altoparlante stesso. Tali dispositivi devono essere molto solidi e stabili, esenti da risonanze proprie che potrebbero indurre a fenomeni di colorazione del suono. In un clima da "Aut Aut" la strada scelta da H.E.O.L.O. si distacca coraggiosamente da entrambe le soluzioni, traendo impulso da una ricerca mirata a ottenere la diffusione omnidirezionale da altoparlanti si convenzionali, ma con mezzi che limitano gli effetti collaterali dei "diffusori" più utilizzati, identificabili in una scarsa precisione nella localizzazione spaziale delle sorgenti e una certa tendenza alla sfocatura dei contorni.

Anni di studio e sperimentazioni hanno quindi portato la ditta romana a realizzare un sistema che preservi quegli elementi che più contraddistinguono una precisa localizzazione delle fonti acustiche nello spazio, ossia le componenti spettrali a frequenza più elevata, rese nei loro sistemi con ottima approssimazione emisferiche, tanto da avvicinarsi all'ideale di emissione puntiforme.

Il punto di partenza su cui si è lavorato viene dagli studi del professor David Moulton, padre dei moderni diffusori di Bang & Olufsen, riguardanti le lenti acustiche e le modalità di radiazione dei tweeter. L'effetto della sua lente è di distribuire l'energia emessa dal driver, che è rivolto verso l'alto e inclinato di circa 15°, su 180° orizzontalmente e circa 30° in senso verticale. Grazie alle sue proprietà è possibile abbassare la frequenza di taglio inferiore del crossover, estendendo il range effettivo dell'altoparlante e consentendo di pareggiare la direttività relativa dei due driver alla frequenza d'incrocio.

Sonogramma tweeter con lente di Moulton

Sonogramma tweeter convenzionale

La lente Moulton favorisce una dispersione angolare molto maggiore con un decadimento oltre certi angoli che si manifesta con omogeneità, in tal modo la risposta in frequenza non cambia in maniera notevole mentre in un tweeter usato convenzionalmente questa si deteriora significativamente al variare dell'angolo di emissione. Il notevole risultato di questa performance è che le prime riflessioni laterali del diffusore hanno per l'ascoltatore essenzialmente la stessa risposta in frequenza del suono diretto, con un contenuto di energia ad alta frequenza vincolato alle riflessioni provenienti dal pavimento, soffitto e parete alle spalle dei diffusori.

Sulla base di queste esperienze, ben metabolizzate da Leonardo D'Aprano e Luigi Ponzo, si è giunti alla realizzazione di un dispositivo costituito da un tweeter a cupola Seas convenzionale, posto ricordiamo sul pannello superiore orientato verso l'alto di 15°, e due piccoli cilindri in rete metallica, uno più sviluppato in altezza e un altro dello stesso diametro ma più corto, rivestito di materiale fonoassorbente, che fa da coperchio alla struttura. Subito al di sopra della cupola è montata una lente acustica che ha il compito di ridirigere gran parte dell'emissione sul piano orizzontale, a 360°. Sull'asse verticale è montato un filtro meccanico passa basso (il cilindro più corto) che serve a limitare l'aumento di efficienza in asse provocato dalla lente acustica.

La sua forma toroidale, infatti, con la parte centrale permeabile al suono, privilegia l'emissione verticale. La funzione del filtro è quindi di portare l'emissione orizzontale e verticale allo stesso livello, con il risultato che su 2π steradianti l'oscillazione della risposta in frequenza al variare dell'angolo è limitata entro 2,5 dB.

La "Ring Diffusion Lens" modifica significativamente il pattern di radiazione che viene reso pressoché omogeneo al variare del punto di ascolto per angoli che vanno dalla perpendicolare al piano frontale del tweeter fino alla normale a questo, in modo assolutamente invariante sulle radiali che si dipartono dal centro del tweeter verso l’esterno sui 360°che costituiscono la sua circonferenza. Il "Mechanical Low Pass Filter" contribuisce a regolarizzare ulteriormente l’emissione, rendendola costante anche al variare dell’angolazione compresa tra la congiungente il centro del tweeter e un punto di ascolto che gradualmente si sposti dal fronte del trasduttore sino a 90° da questa.

Dei due trasduttori usati il tweeter è un pregevole Seas e il mid-woofer un altrettanto apprezzabile Peerless HDS PPB 830860 CQ 110315. Quest'ultimo ha il cono costituito da un avanzato tipo di polipropilene, il PPB (Poly Propylene Black), materiale che favorisce un ottimo smorzamento intrinseco e grande stabilità alle alte pressioni. Ha un diametro effettivo, misurato da centro a centro della sospensione esterna, di 10,5 cm. Tra i parametri di T-S citiamo l'impedenza nominale di 8 Ohm, Re di 5,7 Ohm, fs 56,1 Hz, Vas 10,6 litri e sensibilità di 88,3 dB/w/m. Queste e altre informazioni, compresa la risposta in frequenza, i più curiosi potranno trovarle nel suo Datasheet.


IL FILTRO CROSSOVER


Mi preme ringraziare la H.E.A.D. per la sua solerte collaborazione circa gli aspetti tecnico/costruttivi. Anche la richiesta di fornirmi il layout circuitale del filtro crossover è stata prontamente soddisfatta, così come non c'è stato alcun problema a dichiarare marca e modello del mid-woofer. Si è però voluta riservare due particolari progettuali, non dichiarando i valori dei componenti che costituiscono il filtro né consentendomi di menzionare il modello del tweeter Seas. Nel febbrile lavoro di scelta ne sono stati scartati innumerevoli prima di trovare quello giusto, per non parlare della progettazione del dispositivo di diffusione, costata anni di test e prove sperimentali. Alla luce di questo si può ben comprendere la richiesta di riservatezza. Non c'è alcun segreto invece riguardo alla qualità della componentistica usata nel filtro crossover, costituito da induttanze avvolte in aria e condensatori Cross-Cap della danese Jantzen Audio. Si tratta di componenti davvero ottimi con tolleranza del 5%, prodotti con lamine in polipropilene metallizzato (ZnAl) provenienti dalla Tervakoski, una delle migliori case produttrici al mondo.

Lo schema circuitale del crossover prevede un filtro del secondo ordine elettrico su entrambi i trasduttori. Presenti nella cella del tweeter una rete di Zobel o antinduttiva, posta subito dopo la cella passa alto (condensatore serie - induttore parallelo), una RC parallelo-serie e un resistore posto subito prima del tweeter con funzione di attenuazione su tutta la banda, escludibile tramite un selettore a levetta. Sul mid-woofer troviamo una cella LR parallelo-serie a monte, seguita da un induttore serie e condensatore parallelo a formare il passa basso vero e proprio, inframezzati da una cella RC antinduttiva.

Dall'esame della risposta elettrica è possibile individuare con precisione il punto d'incrocio, posto a 2245 Hz, in un quadro dove la sua azione appare ben chiara. Si apprezza la duplice pendenza di filtraggio del mid-woofer, con la porzione 100 - 1.000 Hz blandamente attenuata (dislivello di circa 3 dB) rispetto alla seguente banda di frequenze, dove il comportamento diviene conforme al secondo ordine elettrico (12 dB/ottava). Altrettanto interessante è seguire il decorso della funzione di trasferimento del tweeter, la quale mostra anch'essa un andamento diverso da un secondo ordine secco, con la porzione 4 - 20 kHz attenuata più sfumatamente di quella dai 3000 Hz in giù, ove la pendenza diventa, canonicamente, di 12 dB/ottava.

L'azione delle due celle RC parallelo-serie si estrinseca in una filtratura di tipo Shelving, orientata a conseguire un maggior controllo sugli estremi dello spettro agendo su determinate porzioni di frequenze.


LE MISURE

SETUP

Microfono iSEMcon EMX-7150
Alimentatore Phantom Behringer Micro Power PS400
Calibratore Microfonico PCE-SC41 in classe 2
Multimetro TRMS PCE-UT 61E
PC Notebook HP G62
Scheda audio E-Mu Creative Pre Tracker USB 2.0
Finale di potenza EAM Lab PA2150
Jig per misure d'impedenza autocostruito
Voltage probe con attenuazione di 20,55 dB per la rilevazione in Dual Channel
Cavo di potenza Supra Ply 3.4 S
Software di misura: Arta - Limp - Steps

Prima di analizzare la risposta in frequenza è doverosa una piccola premessa. La misura in asse è solo una fotografia, certamente utile, di una realtà più complessa costituita anche dall'emissione fuori asse, questo vale per i diffusori "Front Firing" ma ancor più per un sistema che emette a 360°. A questo punto si comprende che gli H.E.O.L.O. non possono essere correttamente valutati se si utilizza il classico approccio. La loro caratteristica radiazione implica che la componente ad alta frequenza emessa dal tweeter debba essere compensata in misura di + 6dB per tenere conto dell’energia irradiata in ambiente. La situazione cambia per un diffusore convenzionale, il quale ha un'emissione fondamentalmente individuabile in un più o meno stretto lobo frontale, mentre nel caso delle Micro la diffusione dell'energia sonora è pressoché omogenea in tutte le direzioni e solo in minima parte catturata dall’unico microfono di misura comunemente utilizzato.

Il Free Field Response è una metodica di misura "sintetica" che approssima molto bene la risposta anecoica, cioè quella che si ottiene facendo emettere il diffusore in assenza di risonanze e riflessioni, in modo tale da annullare qualsiasi apporto estraneo alla risposta propria del sistema. In pratica si opera una "cucitura" tra campo lontano, sin dove la fenestratura temporale consente, e campo vicino opportunamente corretto nelle perdite per diffusione in bassa frequenza. Nell'eventualità del caricamento in bass reflex (il nostro caso) bisogna tenere conto anche dell'emissione della porta reflex, che dovrà essere debitamente "pesata" rapportando il suo diametro a quello del woofer. Il risultato di questa fusione non è frutto soltanto di una somma di livelli ma il software, con la procedura "Load and Sum", per comporre il giusto andamento deve necessariamente tener conto delle fasi relative.

Nella risposta delle Micro possiamo notare il tipico tratto caratteriale dei diffusori omnidirezionali, cioè un andamento piuttosto accidentato in gamma medio-alta, dove notiamo uno stretto susseguirsi di picchi e buchi. Intorno ai 900 Hz si manifesta una larga gobba, troveremo traccia di questa anche nella risposta in campo vicino della porta reflex e nella waterfall del mid-woofer. Un buco si apprezza in zona d'incrocio mentre la gamma bassa, seppur limitata in estensione, manifesta un'ottima regolarità, senza alcun tipo di furbesco rigonfiamento messo in atto per far apparire tale gamma più importante di quello che è. La f3, cioè la minima frequenza utilmente riproducibile, si trova a circa 75 Hz.

La RTA in ambiente con due diffusori e rumore rosa scorrelato è stata fatta nel mio salotto, un locale di 6x4 metri, con le due Micro posizionate a 60 cm dalle pareti laterali, 120 cm dalla parete di fondo e 2 m di distanza reciproca. Di circa un metro dal pavimento l'altezza del tweeter. Ho optato per un certo "Toe In" a convergere verso il microfono di misura, anche se questo accorgimento non influisce più di tanto in un diffusore come questo. Uno dei limiti dei piccoli monitor da stand, parlo della mediamente ridotta estensione sulle basse frequenze, si trasforma in un pregio in presenza di ambienti risonanti non trattati, come quelli di una normale stanza d'appartamento. La risposta appare ben regolare, senza aggressivi fenomeni di risonanza che vadano a sporcare l'emissione complessiva. Ritroviamo appena accennato il sottoslivellamento in zona d'incrocio, con i 2000 Hz sotto i 3000 Hz e gli 800 Hz di circa 3 dB.

L'ultima versione di Arta (1.8.3.) implementa un interessante "Tool" che non era disponibile nelle precedenti versioni: la SPL a terzi d'ottava con registrazione del tempo e la possibilità di graficare in tre modalità differenti (Waterfall 3D - Sonogramma - Grafico 2D). Ho scelto di utilizzare la prima che offre un quadro molto intuitivo, oltre che suggestivo, della distribuzione energetica in ambiente delle Micro. Ci sono delle differenze dalla RTA a bande di terzi d'ottava, dovute probabilmente al fatto che la misura è stata ottenuta su una media di 200 rilevazioni (averaging). Pur essendo il risultato sostanzialmente sovrapponibile, sono un po' più evidenti le zone di esaltazione a circa 300 Hz e 1000 Hz.

Il dato di sensibilità media anecoica è stato ottenuto su 241 rilevazioni, spalmate sull'intervallo di frequenze 200 - 10.000 Hz. Le Micro sfiorano gli 83 dB, un dato abbastanza congruente in considerazione della tipologia di diffusore.

Il culmine emissivo del ristretto range di frequenze emesse dalla porta reflex è centrato a 41 Hz e vale quasi 121 dB (ricordiamo che la misura è stata fatta in Near Field, con il microfono a filo dello sbocco). Come sappiamo, non può essere considerato un indice affidabile della Fb, la frequenza di accordo del sistema reflex, che, infatti, è posta più avanti, come vedremo nei successivi grafici. Si nota un picco a elevata pressione e molto aguzzo centrato a 880 Hz, dovuto probabilmente a una risonanza interna che si genera tra le pareti laterali del cabinet, reciprocamente distanti circa 18 cm.

Un indice molto affidabile della frequenza d'accordo è invece il notch del mid-woofer, molto evidente a 46 Hz nel grafico di risposta in frequenza in campo vicino.

Il grafico in overlay della risposta complessiva più quella individuale dei driver filtrati rende conto dell'incrocio a 2245 Hz, perfettamente coincidente con quello rilevato nella risposta elettrica del filtro crossover.

Il Cumulative Spectral Decay, impostato su un range dinamico di 30 dB, mostra il veloce decadimento della gamma alta, con un impulso che si estingue in meno di 2 ms. Tradotto in cicli, al Burst Decay vediamo i 10 kHz arrestarsi dopo 10 cicli mentre in meno di 16 si estingue l'impulso a 20 kHz.

Nella CSD del mid-woofer filtrato in campo vicino, l'impulso impiega circa 7 ms per estinguere la sua energia dai 350 Hz in su, che diventano soltanto 3 a partire dai 1500 Hz. Si nota un fenomeno di risonanza a circa 1 kHz, già presagito in altre misure, e che nel decadimento spettrale trova piena conferma. Lo ritroviamo anche, appena accennato, nel decadimento per cicli.

Di grande interesse, direi fondamentale, è la valutazione della risposta fuori asse per qualsiasi sistema di altoparlanti, a maggior ragione per quelli che si fregiano del titolo di omnidirezionali. Possiamo considerare questo grafico in overlay, che mostra la risposta in asse a confronto con quella effettuata ad angoli orizzontali di 15°, 30°, 45° e 60°, come una specie di "antipasto" del diagramma polare vero e proprio. Il comportamento al variare dell'angolo non si modifica sostanzialmente, anzi vede il regolarizzarsi dell'andamento oltre la frequenza d'incrocio, dove i livelli mostrano un progressivo riallineamento al crescere dell'angolo. Le rilevazioni sono state distanziate di 10 dB l'una dall'altra per favorire la leggibilità.

In questo grafico di FR possiamo apprezzare l'intervento del resistore posto nel filtro crossover subito prima del tweeter. L'attenuazione media operata corrisponde a 1,8 dB.

 

I diagrammi polari mostrano inequivocabilmente la validità della soluzione adottata sul tweeter delle H.E.O.L.O. Viene assicurata una distribuzione energetica molto ampia in tutte le direzioni sino alle frequenze più alte. La Waterfall-1 mostra solamente un ristretto lack dispersivo in corrispondenza della zona d'incrocio, laddove il mid-woofer cede il testimone al tweeter. La zona incriminata si può vedere con maggior evidenza al Sonogramma con due piccole zone simmetriche "fredde" in corrispondenza dei 2.500 Hz. Il progettista delle Micro è stato abile a fondere insieme le caratteristiche dei due driver in un sistema che in apparenza potrebbe sembrare solo parzialmente omnidirezionale. In realtà la dispersione è ampia a qualsiasi frequenza, anche allontanandosi dalla gamma bassa, la quale è omnidirezionale nella totalità dei sistemi.

Osservando la risposta in frequenza del Peerless riportata nel datasheet, si osserva come l'incrocio sia stato intelligentemente posto in una zona in cui la sua dispersione è ancora pienamente valida.

Nello Step Response riconosciamo dopo il rapido impulso iniziale (0,167 ms il suo tempo di salita) delle indecisioni sotto forma di piccole ondulazioni, dovute probabilmente al "disturbo" della complessa struttura tweeter/diffusore. L'andamento comunque risulta favorevole, visto che l'impulso scende altrettanto velocemente in un tempo molto breve: appena 1,396 ms dal picco iniziale sino al suo esaurirsi. Segue l'Energy Time Decay in ambiente.

Le distorsione armoniche, sino alla terza, sono state misurate con il software Steps secondo la metodica "Heterodyned Stepped Sine Technique". Per mezzo di una serie d’impulsi sinusoidali spaziati a ventiquattresimi di ottava da 20 a 20.000 Hz è stato possibile individuare dei tassi distorsivi certamente lusinghieri per un piccolo diffusore da stand. A causa della bassa sensibilità ci sono voluti la bellezza di 6,498 Volt per raggiungere una SPL media di 90 dB a un metro, la misura poi è stata perfezionata a una distanza dal diffusore di 25 cm per ottenere una buona reiezione ai disturbi ambientali, a una pressione del tutto "tranquilla" per le possibilità del mio iSEMcon EMX-7150.

Da un esame particolareggiato dei grafici ci accorgiamo che la THD, dopo l'impennata iniziale dove il piccolo Peerless oscilla alla grande, inizia a scendere dopo i 50 Hz stabilizzandosi su un confortante 0,4% a 130 Hz. A 330 Hz siamo allo 0,26%, oltre tale frequenza si manifesta una leggera risalita sino alla zona d'incrocio con uno 0,82% a 2350 Hz. L'ottimo tweeter Seas segna uno 0,45% a 2880 Hz che scende allo 0,13% a 4000 Hz per poi risalire sino all'1,22% a 10 kHz. L'analisi comparata tra la seconda e terza armonica ci rivela che la componente di ordine pari prevale sulla terza da circa 100 Hz a 600 Hz, in seguito si verifica un’inversione di tendenza, dove è la terza superare, sia pur di poco, la seconda. Praticamente sovrapponibili seconda e terza dai 2000 Hz ai 4.500 Hz, entrambe al di sotto dello 0,3%. In zona 4.500 - 10.000 Hz prevale ancora la seconda mentre la terza, quella più disturbante l'ascolto, risulta molto bassa e va spesso e volentieri sotto lo 0,1%.

Con il software Limp aggiornato all'ultima versione è possibile sottrarre l'impedenza e induttanza dei cavi usati per la misura, ce lo consente la funzione "Cable Impedance Compensation" per delle acquisizioni più accurate che sulle vecchie release. Modulo e argomento d'impedenza ci dicono subito due cose: il primo picco dei due caratterizzanti il bass reflex è più basso del secondo: 16,98 Ohm contro 23,12 Ohm, indice di un sistema reflex con un fattore di merito basso e alto smorzamento. Contribuisce al risultato anche l'abbondante uso di materiale fonoassorbente all'interno del mobile. Un'altra notizia, sicuramente molto gradita, è la facilità di pilotaggio di queste Micro.

Nella zona dove c'è la massima richiesta energetica all'amplificatore, la mediobassa, il modulo non va al di sotto dei 5,36 Ohm (250 Hz), anche le rotazioni di fase sono contenute, con un massimo negativo di 48,09° a 110 Hz, situato dopo il secondo picco d'impedenza. La seguente zona induttiva appare ben spianata, anche nella porzione del tweeter. Il minimo di modulo si raggiunge sulle alte frequenze, a 6500 Hz, con un valore di 3,07 Ohm, assolutamente non preoccupante poiché manifestantesi in una zona a ridotto contenuto energetico, per di più preceduto da una modesta rotazione di fase (-36,6°). Il picco di risonanza del tweeter, molto largo e basso in modulo, è di difficile individuazione e testimonia della presenza di ferro fluido nel traferro.

Le H.E.O.L.O. Micro sono un diffusore da stand dotato di un trasduttore per le medio-basse di soli 10,5 cm di diametro, il quale deve farsi onere di riprodurre una larga ed "energetica" porzione di banda audio. Dopo questa indispensabile premessa possiamo senz'altro considerare come fausto l'esito della TNDM, misura creata nel laboratorio di Audioreview da Gian Piero Matarazzo e Fabrizio Montanucci. Il test è stato eseguito a un livello di pressione di 90 dB, rilevato in asse a un metro dal diffusore, ed è molto significativo del livello di articolazione all'ascolto raggiunto dal sistema.

Nella TNDM delle Micro distinguiamo tre zone, equivalenti a tre livelli di distorsione decrescenti: 36 - 250 Hz, 250 - 2.500 Hz e 2.500 - 20.000 Hz. Nella prima, certamente la più impegnativa per il piccolo mid-woofer, siamo su un 4-5%, nella seconda si scende al 1-3% mentre in "zona tweeter" si abbassa ulteriormente andando al di sotto dell'1% dopo i 6.000 Hz, in buon accordo con le rilevazioni di terza armonica. Le punte minime (0,07%) si raggiungono tra i 7 e gli 8 kHz e tra i 10 e 13-14 kHz circa.


MICRO-COSMO
L'ASCOLTO

IMPIANTO

Finale di potenza EAM Lab PA2150
Finale di potenza Lym Audio 1.1 TF
Personal Computer HP G62 con player JRiver Media Center
Scheda Audio E-MU Creative Pre Tracker USB 2.0
M2Tech hiFace DAC 384/32 (collegate direttamente ai finali)
Cavi di segnale Supra Dual RCA
Cavi di potenza Fluxus Alimentami

Nonostante sia un omnidirezionale, l'H.E.O.L.O. ha bisogno di una precauzione per essere ascoltato al meglio. Al netto da variazioni negli spostamenti orizzontali della zona d'ascolto (per quelli non ci sono problemi), la quota verticale va individuata tenendo conto che le Micro forniscono un risultato stabile spostandosi nei limiti del piano posto al di sopra di un’ideale estensione della superficie superiore del diffusore. Il posizionamento corretto del diffusore su stand di altezza idonea, consente un ventaglio di posizioni che vanno dalla seduta su un divano all’eretta. Come sempre un'immagine vale più di mille parole (IMG). Lo schema indica le zone di ascolto e la loro rispondenza alla migliore neutralità timbrica. Nell'ambito di queste, l’altezza alla quale porre le Micro non è stringente, ma può essere diversa dai circa 80 cm suggeriti in relazione all’altezza della seduta di ascolto che s'intende assumere.

Prima di portare le due H.E.O.L.O. Micro in sala misure, ho deciso di dedicargli delle lunghe sedute d'ascolto con qualsiasi genere musicale. E' una norma che da qualche tempo a questa parte mi sono ferreamente imposto in tutte le mie recensioni, non solo di diffusori. C'è sempre tempo per avventurarsi in parallelismi tra ascolto e misure, ma è meglio che queste ultime non abbiano modo di suggestionare il tester. Nel setup che ho usato figurano due diverse amplificazioni, agli antipodi direi come potenza e concezione: EAM Lab PA2150 e Lym Audio 1.1 TF. Il primo è un correntoso finale in classe AB da 150 Watt per canale su carico di 8 Ohm mentre il secondo è Davide della situazione, ultimo prodotto della Lym Audio, anch'esso un finale di potenza ma in classe "T", basato sul chip Tripath TA2024C, dalla esigua potenza di 6 Watt per canale ma dalle qualità soniche sorprendenti. Entrambi si sono comportati molto bene, con risultati timbrici non poi così dissimili. In quest'ultima versione del Lym la casa varesina è riuscita a piegare il suono del chip verso tonalità più corpose e naturali, nettandolo da quegli accenni di artificialità presenti in implementazioni meno nobili. Se delle differenze soniche esistono, queste vanno ascritte a un lieve enhancement di velocità e focalizzazione della scena a favore del Lym, che per contro non ha la "grandeur" dell'EAM Lab. Il piccoletto si è rivelato un ottimo compagno per ascolti relativamente tranquilli, comunque ampiamente sufficienti in una situazione domestica, nonostante la bassa sensibilità delle nostre. Questo a dimostrazione che l'"ammazzagiganti" è impensierito più che da sensibilità avare, da carichi critici in modulo e argomento, e questo non è assolutamente il caso delle Micro.

L'odierna prova d'ascolto si potrebbe risolvere in poche righe, tanto spiccano con evidenza le qualità di questi mini sin dai primissimi minuti. Siamo chiaramente al cospetto di un sistema che si stacca dai soliti, mostrando una condotta tutta particolare, diversa dai diffusori convenzionali ma anche da molti omnidirezionali. Tra questi direi che si avvicinano molto alle performance che hanno le "vere" sfere pulsanti, come MBL e German Physiks.

Inizio gli ascolti con un doppio album jazz, Blue Note Platinum Collection, da cui scelgo Blues March di Art Blakey e Brownie Eyes di Clifford Brown. La gamma medio-alta attira subito la mia attenzione, le Micro si dimostrano ben disposte a emanare sonorità corposamente argentine, nessun alone disturba la riproduzione, si presenta solo una piccola enfasi intorno ai 1000 Hz, confermata dai rilievi strumentali, che però non snatura il suono ma regala un buon effetto presenza. Dal secondo CD i brani Recordame (Remember Me) di Joe Henderson e Lullaby Of Birdland di Dianne Reeves confermano delle prime impressioni che si riveleranno una piacevole costante in tutti gli ascolti: una su tutte la capacità a ricamare delle texture estremamente puntuali in un contesto di grande pulizia generale.

E' bene dire subito che le caratteristiche timbrico armoniche delle Micro chiamano direttamente in causa tra i possibili concorrenti sistemi di alto pregio. La sottigliezza del contrasto microdinamico, la nitidezza dei contorni, lo smalto timbrico pongono certamente questo diffusore su un gradino piuttosto alto. Talvolta vengono fatti dei paralleli tra il mondo dell'audio e quello della fotografia, le immagini ricostruite dalle Micro sono ferme e a fuoco, dove la mano del fotografo è sostituita da un cavalletto, l'insieme è plastico, ben scolpito nello spazio, nitido. La scena è stabile, indipendente dalla posizione d'ascolto. Le voci sono espressive, vive e ricche d'inflessioni seppure un po' enfatizzate sul "middle ground".

Highland Aire, il bellissimo "Slink" e Alaskan Suite di Lyle Mays riescono a convincermi che la cosiddetta liquidità è un'altra delle loro doti, con questa intendo quella particolare fluidità del suono, il procedere senza discontinuità o forzature che possano disturbare la musicalità. Le Micro "interpretano" ogni cosa secondo la loro personalità, vale a dire in maniera lucida e nitida. Il lavoro introspettivo svolto dai due trasduttori mi aiuta a scoperchiare tanti particolari che con altri diffusori erano rimasti quasi nascosti, la gamma medio-alta è sempre di alto livello e impreziosisce la riproduzione con la sua notevole capacità di cesello. Le performance delle H.E.O.L.O. si esprimono in una sapiente miscela di presenza e radiograficità, per questo sono accostabili a certi monitor di razza che nulla nascondono, ma al contempo sono prive di quella sfrontatezza che ad alcuni potrebbe risultare molesta.

Hanno un modo di porgere la musica gentile ma deciso, mai ruffiano ma fondato su una fondamentale correttezza e intelligente integrazione dei due trasduttori. Del palcoscenico tridimensionale, un altro dei suoi atout, non si può dire che bene: è sempre molto stabile, poco o nulla influenzato dalla posizione dell'ascoltatore, l'estensione nelle tre dimensioni è valida, con un'ottima profondità e un formidabile senso di ambienza. La meticolosità non si perde nemmeno scendendo nella regione delle basse frequenze in cui, se grandiosità e immanenza nelle prime ottave sono per forza di cose ridotte, si assiste a un trattamento puntiglioso dell'articolazione. Nessuna morbida soffusione si avverte ma uno smorzamento che rende gli slap di contrabbasso pulsanti, le percussioni tese e veloci.

Lost in Tango del Trio Neuklang è un bell'album, ben inciso. I contorni degli strumenti sono vividi, l'atmosfera ha un feeling eminentemente live in tutti i brani. Da questo scelgo di ascoltare tre brani: Lost In Libertango, Lost in Beethoven e Lost In Buenos Aires. Le Micro si confermano delle leggere, scattanti centometriste grazie alla buona risposta ai transienti, concorrono al risultato la precisione dei contorni e la convincente focalizzazione della scena: nulla è ammorbidito, ma risalta scultoreamente avvantaggiandosi di contorni netti, vividi ma non ferini. C'è un bel senso del ritmo in questi mini, che riescono a scandire senza esitazioni anche i passaggi più impervi.

Il quadro generale è connotato da una disinvolta accuratezza, ogni suono in quest’album è teso come una corda di violino, lo stesso avviene con l'album "Musica nuda" di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, bellissima e guizzante la voce della vocalist toscana. Ritornando alle similitudini con la fotografia, è come vedere una stampa fotografica ottenuta da una pellicola a bassa sensibilità ma dalla grana finissima. I cultori dell'immagine analogica mi capiranno.

Il Bach Edition Brilliant Classics è un ponderoso cofanetto che raccoglie l’opera omnia di Johann Sebastian Bach in 155 CD, ottime incisioni e pregevoli interpretazioni con la punta di diamante della produzione organistica interpretata da Hans Fagius. Attingo dalla raccolta i CD contenenti la Suite Francese N° 1 in re minore BWV 812 e la Suite Francese N° 2 in do minore BWV 813. Quando il clavicembalista Joseph Payne inizia a suonare l’Allemande della prima suite è come se qualcuno avesse all'improvviso aperto uno scrigno ricolmo di gemme preziose. E' da tempo che non sentivo un tale livello di raffinatezza, l'alta qualità dei driver montati e il sofisticato sistema di diffusione utilizzato sul tweeter rendono davvero speciale l'ascolto di questo capolavoro barocco.

Il compito del recensore non è quello di fare il "poeta", almeno non solo quello, ma di dettagliare una sensazione sonora usando le parole, compito improbo perché queste sono un mezzo purtroppo limitato. Per questo il fine dovrebbe essere di stimolare il lettore a un approccio personale con l'oggetto recensito, non l'espressione di una verità infusa dal guru di turno. Ascoltando queste sublimi composizioni ricevo l'impressione di un grande svincolamento dalla sorgente, dalla fisicità della cassa che lascia il posto al libero diffondersi dei suoni in ogni direzione. E' questo quello che ogni omnidirezionale è in grado di regalare: libertà del respiro musicale, libertà nella posizione d'ascolto, assenza di quel fastidioso fenomeno per cui, spostandosi anche di poco dallo sweet spot, la riproduzione subisce degli evidenti squilibri.

Il "miracolo" si ripete con la successiva Suite del sommo polifonista, la BWV 813, le cose non cambiano, stessa superiore trasparenza e ariosità per un clavicembalo dal suono argentino che sembra galleggiare nell'aria ed eppure conserva la stessa lancinante focalizzazione di un ottimo sistema "Front Firing". Riflessioni che vengono estese anche alla stabilità della scena, impeccabile, proprio perché non sottoposta ai capricci di un assetto timbrico-emissivo che varia non appena ti sposti un po' dalla posizione ottimale.

La grande orchestra sinfonica tardoromantica non è certo il genere adatto alle Micro, ma voglio vedere sin dove queste "enfant terrible" possono arrivare. Esagero dandogli in pasto nientemeno che la sinfonia N° 8 "Dei mille" di Gustav Mahler nell'interpretazione di Claudio Abbado, il grande direttore scomparso agli inizi di quest'anno che tanto ha contribuito alla comprensione e diffusione di queste straordinarie sinfonie. L'incipit dell'Hymnus "Veni, Creator Spiritus" è come una scossa elettrica, l'ascoltatore viene investito dalla magniloquente grandiosità di una massa sinfonico-corale le cui proporzioni hanno pochissimi uguali in letteratura, un'altra composizione che può essere assimilata per vastità di organico all'ottava è La Sinfonia delle Alpi di Richard Strauss. Alla riproduzione manca ovviamente quella profondità che soltanto un basso esteso e immanente può restituire, i potenti colpi delle grandi percussioni sono alleggeriti nella fondamentale ma si segnalano comunque per la loro intelligibilità, sono sempre tesi, immediati, precisi, segno che si è lavorato molto bene nella direzione dello smorzamento.

Onorevole la tenuta in potenza di queste piccoline, che dimostrano di reggere discretamente bene le bordate di corrente che gli arrivano dal potente EAM Lab PA 2150. Ma a sorprendere davvero è la "voce" sulle medio-alte, dinamica, ricca di dettaglio, emozionante anche nei momenti più distesi, dove si lascia ammirare per un'introspettività tutta speciale. Il risultato complessivo è notevole, lo smalto timbrico, la vivezza e spazialità dell'esecuzione sono rispettate in pieno, ma non chiedete alle Micro quello che fisicamente non sono in grado di darvi, mi sembra una considerazione ovvia che va comunque ribadita, a scanso di equivoci. Molto belle le voci dei cori, mai impastate, solo qualche accenno all''indurimento ad alto volume.

Ritorno al prediletto Johann Sebastian Bach, tiro fuori dal cassetto le Variazioni Goldberg BWV 988 interpretate al pianoforte da Glenn Gould. A parte l'altissima cifra artistica di questa composizione e la straordinaria lettura del pianista canadese, l'interessante di questa incisione del 1981 è che rappresenta un po' il canto del cigno di questo artista. Appena un anno dopo Gould morì, lasciandoci questa interpretazione sublime, forse la sua più matura e meditata. Anche tecnicamente questa registrazione Sony offre degli spunti che consentono alle Micro di confermare le sue doti di vivacità dinamica, l'attitudine a rendere efficacemente gli aspetti percussivi. Il pianoforte suona molto vicino all'ascoltatore, Gould era noto per l’eccellente tecnica, estrema chiarezza ed equilibrio del disegno polifonico, compreso un formidabile staccato che un critico musicale definì "luciferino". Le H.E.O.L.O. si esprimono con luminosità, grande tensione emotiva e lucidità a tutto vantaggio della vitalità del suono. L'effetto percussivo evidenziato dalla registrazione è reso intonso, era questo che volevo sentire... e questo ho sentito.

Da Pat Metheny è la volta di Speaking of Now, nei brani The Gatering Sky e Wherever You Go, rispettivamente quarta e nona traccia dell'album pubblicato nel 2002 che a distanza di un anno vinse il Grammy Award per il miglior album di Contemporary Jazz. Colori bellissimi e atmosfere solari finemente cesellate dal chitarrista statunitense, ormai non è più una sorpresa costatare che le H.E.O.L.O. danno il meglio di se anche nel garantire un valido senso del ritmo, nessun appesantimento o aloni che spuntano qua e là, tutto rimane perfettamente terso, adamantino. Nel brano The Gatering Sky decido che è venuto il momento di alzare il volume.

Ma da un diffusore così piccolo che ha dimostrato di cavarsela discretamente bene anche come tenuta non possiamo pretendere l'impossibile, nel momento in cui vogliamo chiedergli di più dobbiamo pensare che abbiamo a che fare con un piccolo mid-woofer dal diametro effettivo di poco più di dieci centimetri che deve vedersela con la gamma media e bassa. Soprattutto in presenza di messaggi musicali complessi, aventi un contenuto notevole di frequenze basse, mostra i suoi limiti iniziando a perdere lucidità, questo avviene però a volumi decisamente maggiori dei consentiti condominiali.

Tappa fissa delle mie frequentazioni musicali il grande Fabrizio De Andrè, un artista di statura eccelsa, uno dei più grandi del '900. Le due raccolte "In direzione ostinata e contraria" offrono una summa molto rappresentativa della sua arte. Dalla prima ascolto tre brani splendidamente registrati: Fiume Sand Creek, Hotel Supramonte e Don Raffaè, ricchi di dinamica, vigorosi e pulsanti di energia nel comparto medio-basso. C'è una precisa ragione, più volte da me puntualizzata, per la quale in ogni sessione d'ascolto non manco mai di ascoltare questi capolavori. Il motivo è proprio la voce di Fabrizio De Andrè, profonda e sensuale che spesso si muove nella critica zona di transizione tra la regione media e medio-bassa dello spettro audio. Ho sentito capitolare diversi sistemi sulla voce di De Andre che, tra l'altro, aveva l'abitudine di cantare con la bocca incollata al microfono.

Cartina al tornasole di eventuali scollamenti tra le medie e le mediobasse o indesiderati "gonflage" che provocano ingigantimenti della voce piuttosto che inopportuni aloni. Nelle Micro tutto questo non avviene assolutamente, il piccolo mid-woofer Peerless assicura la dovuta coerenza tra le gamme interessate e anche la legatura con la gamma di pertinenza del tweeter non presta il fianco a critiche. Si riaffaccia anche in quest’occasione un suono teso, lucido, smorzato ma non nervoso o peggio isterico, il giusto bilanciamento tra immediatezza e musicalità non si perde in nessuna occasione. Energico, incisivo nonché fulmineo il pizzicato della chitarra.

Sarà poco elegante ma ho voluto concludere gli ascolti con un disco "Test": How & Why - The recording secrets of Velut Luna. Si tratta di una registrazione effettuata negli studi Magister di Marco Lincetto, espressamente realizzata per la valutazione timbrico-spaziale dell'impianto. Lo stesso brano viene ripreso in diverse configurazioni microfoniche, posizionamento e distanze, le prime dieci tracce sono relative al Prelude per pianoforte di George Gershwin, seguono altre tre tracce dedicate a un trio d'archi che interpreta l'Allegretto alla Polacca dalla Serenata per archi Op.8 di L.V. Beethoven e diverse altre. Ho saltato le tracce dimostrative dei processi di editing e mastering, non utili nel nostro caso. Della resa del pianoforte si era già detto, nessuna sorpresa quindi nei brani a lui dedicati, mentre l'ascolto degli strumenti ad arco è stato ancora una volta sintomatico delle ottime qualità del tweeter, la resa è molto fedele, dettagliatissima e asciutta ma non scarna, la nervatura timbrico armonica di questo difficile strumento è messa nudo con estrema chiarezza, nessuna punta di asprezza si presenta sino all'estremo superiore.

Le H.E.O.L.O. riescono a seguire con grande aderenza le evoluzioni microdinamiche, il respiro delle arcate, ogni più piccolo rumore di contorno all'esecuzione, tipo l'archetto che viene appoggiato sulle corde. L'esito è di un realismo al di sopra di ogni sospetto. Ma il vero punto d'interesse della registrazione di Lincetto sta proprio nel rivelare l'abilità del sistema a ricostruire le variazioni della scena legate ai diversi setup microfonici, distanza di ripresa e caratteristiche del locale. E qui che le H.E.O.L.O. s'impongono alla grande con un trattamento "chirurgico": nell'ambito di un'impeccabile stabilità si avvertono chiaramente i cambi di profondità del soundstage, il posizionamento degli strumenti nello spazio, l'ambienza.


CONCLUSIONI

L'H.E.O.L.O. Micro è un diffusore da stand di grandi qualità, rigoroso, analitico, in grado di disegnare trame sonore di grande precisione timbrica e spaziale. Che non sia frutto di un progetto banale lo si capisce sin dalla prima occhiata. L'ingegnoso dispositivo che favorisce l'omnidirezionalità di emissione del tweeter è originale nella concezione e, quello che più importa, molto efficace anche nel preservare la riproduzione dai tipici effetti collaterali che si manifestano nei dispositivi di diffusione più comuni, i quali tendono talvolta a sfocare un po' i contorni rendendo anche vaga l'olografia sonora.

Gli altoparlanti utilizzati sono certamente di buon livello ma non evocano qualità esoteriche e non sono costosissimi, eppure le Micro suonano molto bene, a significare che per raggiungere risultati di livello quello che conta sono le caratteristiche elettroacustiche e come queste siano gestite nell'economia del progetto.

Possiamo perdonargli una certa leggerezza della gamma bassa profonda, nella consapevolezza che questo non può essere considerato un difetto ma una caratteristica connaturata alla tipologia del diffusore. Va invece apprezzato il fatto che in quel di Setteville non si sia ricorso a soluzioni ruffiane, come quella di gonfiare la gamma bassa per far fare la voce grossa a un diffusore di piccola cubatura. Da questo punto di vista nessuna "sorpresa", le Micro sono elettroacustiche rigorose e corrette nell'impostazione timbrica. Si tratta comunque di un "difetto" che può tramutarsi in un pregio in ambienti risonanti, che negano una resa pulita della gamma bassa, situazione abbastanza frequente in ambienti domestici medio-piccoli privi di trattamento acustico. L'eventuale acquirente può stare tranquillo: sarà molto difficile se non impossibile sentire un basso impreciso o sporco fuoriuscire dalle Micro. La ridotta sensibilità impone l'abbinamento con amplificazioni discretamente potenti ma anche no, se la priorità non è raggiungere volumi da giostrai. Va sottolineata la facilità di carico offerta all'amplificatore, avvalorata dai buoni risultati ottenuti con un il TA2024.

Il costo di una coppia di H.E.O.L.O. Micro al pubblico è di 1.600 euro IVA compresa. La H.E.A.D. ha tuttavia in programma per i futuri esemplari di modificare leggermente l'impostazione estetica, migliorare la laccatura con una lavorazione più resistente di quella attuale. Nessuna differenza invece ci sarà per la parte elettrica e della componentistica. Questo porterà a un incremento del prezzo di listino a 2300 Euro IVA compresa.

Ringrazio la H.E.A.D. per avermi messo a disposizione una coppia di H.E.O.L.O. Micro per una recensione!

Alfredo Di Pietro

Novembre 2014


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