Cerca English (United States)  Italiano (Italia) Deutsch (Deutschland)  Español (España) Čeština (Česká Republika)
domenica 19 maggio 2024 ..:: Amiata Piano Festival 2017 - Euterpe - 30 Luglio ::..   Login
Navigazione Sito

 Amiata Piano Festival 2017 - Euterpe - 30 Luglio Riduci

 

 

"SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE"
Un progetto di Giovanni Bellucci dedicato a William Shakespeare

William Byrd (1540-1623)
Gailliard N. 1 in do minore (My Lady Nevell's Book)

William Shakespeare (1564-1616)
Enrico VIII, Atto III Scena I. Canzone dell'ancella

Ferruccio Busoni (1866-1924)
Elégie N. 4 "Turandots Frauengemach" (Parafrasi virtuosistica su "Greensleeves")

William Shakespeare
La Tempesta, Atto II Scena II. Monologo di Calibano

Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sonata in re minore Op. 31 N. 2 "La Tempesta"
(Primo movimento: Largo - Allegro)

William Shakespeare
La Tempesta, Atto III Scena III. Monologo di Ariel

Ludwig van Beethoven
Sonata in re minore Op. 31 N. 2 "La Tempesta"
(Secondo movimento: Adagio)

William Shakespeare
La Tempesta, Atto V Scena unica. Monologo di Prospero

Ludwig van Beethoven
Sonata in re minore Op. 31 N. 2 "La Tempesta"
(Terzo movimento: Allegretto)

William Shakespeare
Giulio Cesare, Atto III Scena II. Monologo di Marco Antonio

Louis Moreau Gottschalk (1829-1869)
The Union, Paraphrase de concert "On the National airs"

William Shakespeare
Il mercante di Venezia, Atto V Scena unica. Lorenzo e Gessica

Fryderyk Chopin (1810-1849)
Souvenir de Paganini (Variazioni sul "Carnevale di Venezia") in la maggiore B.37

William Shakespeare
Amleto, Atto III Scena I. Monologo di Amleto

Fryderyk Chopin
Notturno in sol minore Op. 15 N. 3 "Après une représentation de Hamlet"

William Shakespeare
Sonetto CXLIV

Charles-Valentine Alkan (1813-1888)
Scherzo in si minore Op. 16 N. 3

William Shakespeare
Otello, Atto I Scena III. Monologo di Jago

Franz Liszt (1811-1886)
"Nessun maggior dolore" S.162/2 (composizione tratta dalla Canzone del Gondoliere dell'Atto Terzo dell'Otello di Gioacchino Rossini - 1792-1868)

William Shakespeare
Sogno di una notte di mezza estate, Atto II Scena I. La Fata e Puck

Franz Liszt/Felix Mendelssohn (1809-1847)
Parafrasi da concerto sulla Marcia Nuziale e sulla Danza degli Elfi, dalla Suite composta da Felix Mendelssohn per il Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare S.410

William Shakespeare
Sogno di una notte di mezza estate, Atto V Scena I. Monologo di Puck (Epilogo del "Sogno")


Giovanni Bellucci, pianoforte
Enzo Decaro, voce recitante

 

 

 

Purtroppo un piccolo dispiacere l'Amiata Piano Festival ce l’ha riservato, non lui in realtà ma il destino cinico e baro. Il tanto atteso evento «Alexander Lonquich e la "famiglia musicale"», previsto all'indomani del 29 luglio, non ha potuto aver luogo. A mettersi di traverso è stato un incidente occorso ad Alexander, infortunatosi a una caviglia e, si sa, il pianoforte si suona anche con i piedi. Personalmente, mi ero preparato al concerto carico di aspettative, non avevo mai visto il maestro esibirsi in concerto, lui che ha suonato con grandi direttori come Claudio Abbado, Kurt Sanderling, Ton Koopman, Emmanuel Krivine, Heinz Holliger e Marc Minkowski. Un artista che nella vita ha seguito un credo ben preciso: intersecare la sua attività con quella di numerosissimi altri colleghi. La musica è ancora più bella se si può condividere con altre persone, a cominciare dalla compagna di vita, quella Cristina Barbuti, pianista anche lei, con cui si è esibito in duo in Italia, Austria, Svizzera, Germania, Norvegia e USA. Alexander non mette limiti al suo ambito d'azione musicale e di operatore culturale, apparendo spesso anche nella veste di fortepianista, di direttore-solista. Il suo trascinante amore per la musica ha contagiato i familiari innanzitutto: oltre alla moglie, anche suo figlio Tommaso è musicista (clarinettista) e con lui la sua compagna di vita Irena Kavčič, flautista. L'appuntamento con questa bellissima famiglia musicale non è però perso, è solo rimandato, così potremo certamente apprezzarla in una prossima occasione. Si poneva quindi il problema di creare (e in tempi strettissimi) una serata che andasse a riempire il vuoto creatosi.

 



Detto così può sembrare irrispettoso perché, in verità, il ruolo di "toppa", di un qualcosa di rimediato all'ultimo momento per riempire un buco, non si addice a un progetto così complesso e sfaccettato come questo "Sogno da una notte di mezza estate". All'Amiata Piano Festival non è lecito tradire quel concetto di qualità che è sempre stato perseguito, anche se obbligato nei tempi e nei modi di un evento imprevisto. Ecco allora spuntare dal cilindro magico del direttore artistico una serata di altissimo livello, fondata sul connubio tra grande musica e grande poesia. Naturale quindi che le prime parole espresse da Maurizio Baglini salendo sul palco sono di sincero ringraziamento per Giovanni Bellucci ed Enzo Decaro, due artisti che sono prontamente intervenuti in una situazione di emergenza. Il progetto di Giovanni Bellucci non nasce oggi ma ha una storia lunga oltre tre anni. "Sogno di una notte di mezza estate" viene rappresentato al Teatro Manzoni di Bologna nel maggio 2016 per celebrare il 400° anniversario della morte del grande poeta e drammaturgo inglese William Shakespeare, ma il suo esordio è antecedente a questa data. La sua prima assoluta è datata sabato 17 maggio 2014 e ha luogo all'Auditorium Oscar Niemeyer di Ravello, la voce recitante è sempre di Giancarlo Giannini. L'idea cardinale su cui si regge questo progetto è di creare un fitto intreccio tra letteratura e musica, dove quest'ultima non ha la funzione di mero sottofondo ma diventa elemento costituente del legame, reso quasi indissolubile, tra queste due arti.

 



Questa sera non c'è Giancarlo Giannini ma un altro grande attore: Enzo Decaro, personaggio popolarissimo esordito come componente del trio "La Smorfia". L'ideatore invece è sempre lui, Giovanni Bellucci, artista di grande produttività e dal repertorio sconfinato, anche intellettuale molto sensibile al colloquio tra le arti. Ma cosa giustifica una scelta così variegata di autori? Voglio correre il rischio di un noioso "effetto elenco" nominandoli tutti: William Byrd, Ferruccio Busoni, Ludwig van Beethoven, Louis Moreau Gottschalk, Fryderyk Chopin, Charles-Valentine Alkan, Franz Liszt, Felix Mendelssohn. Fermi restando gli immortali versi del Bardo di Avon, si tratta di un excursus che copre quasi quattro secoli di storia della musica, probabilmente il modo più esaustivo per rivelare l'infinitezza di sguardo di colui che Carmelo Bene definì come il più grande poeta mai apparso sulla terra. La ricreazione di un'efficace ambientazione espressiva, la trasmissione della formidabile intensità poetica di questi capolavori, la vena sorgiva dell'ispirazione creativa sono stati "risintetizzati" in una forma d'arte che comprende diversi linguaggi musicali, ognuno legato al suo frangente storico. Una bella intuizione questa di Giovanni Bellucci, che ha dato ottimi frutti anche qui all'Amiata Piano Festival. Dopo la declamazione della "Canzone dell'ancella", il simpaticissimo Enzo Decaro dismette per un attimo i panni dell'attore contegnoso, da epico il suo tono si fa immediatamente più confidenziale. "A me dispiace un po' interrompere questo sacro rito, la musica, le parole, però non mi perdonerei di non aver condiviso con voi qualcosa che ho scoperto preparando questo viaggio nella letteratura musicale di Shakespeare.

 



Il maestro Bellucci preferisce suonare e lo fa alla sua maniera, cioè magnificamente, ma io gli ho strappato anche la possibilità di dire delle parole, cosa che i musicisti preferiscono non fare. Perché? Perché ho trovato questo incontro tra la musica e la letteratura veramente stupefacente. Io pensavo che Shakespeare era teatro, letteratura e invece no. C'è un progetto musicale che va a cercare quanto di Shakespeare c'è dentro la musica", afferma. Ci sono stati diversi altri momenti in cui il suo essere solare, partenopeo, ha gettato calore umano in un evento che, per sua natura, avrebbe piuttosto virato verso tinte omeriche. Emerge una fraterna amicizia tra il pianista e l'attore, ogni tanto scherzano, da consumati attori improvvisano anche delle gustose "gag". A un certo punto Enzo Decaro si avvicina al maestro e gli prende affettuosamente la testa tra le mani dicendo "la musica e tutta qui!", dopo aver citato la sua funzione d’ipotetico voltapagine. Ma è incredibile come questo ameno duettare tra amici non intacchi minimamente il sapore contemplativo del programma, in un'umanità a 360° dove nulla è escluso: pianto, dolore, rabbia, risentimento, divertimento, tenerezza, amore, elevazione spirituale, c'è tutto un mondo che passa tra le loro mani e che ci porgono con grazia assoluta. È la forza evocativa della Gailliard N. 1 in do minore (My Lady Nevell's Book) che prepara il terreno alla "Canzone dell'ancella" dall'Enrico VIII, emblema dell'incanto cui anche la natura s'inchina conquistata dallo strumento del poeta. Il "Monologo di Calibano" da "La Tempesta" è preceduto dall'Elégie N. 4 "Turandots Frauengemach" di Ferruccio Busoni, una parafrasi virtuosistica su "Greensleeves". Una rinnovata scolpitezza acquistano i versi di Shakespeare.

 



La Sonata in re minore Op. 31 N. 2 "La Tempesta" di L.V. Beethoven viene eseguita integralmente, inframmezzata nei tre tempi di "Largo - Allegro", "Adagio" e "Allegretto" dal " Monologo di Calibano", "Monologo di Ariel" e "Monologo di Prospero" in un torrente di poesia senza soluzione di continuità. L'aderenza tra l'opera shakespeariana e beethoveniana trova qui una corrispondenza più ficcante, nella narrazione di sentimenti archetipali d'inusitata potenza. Nota è la storia raccontata di Anton Schindler, allievo e amico di Beethoven, che nel 1823 aveva chiesto lumi al maestro su come intendere e interpretare questa Sonata. La risposta di Beethoven fu lapidaria: "leggete la Tempesta di Shakespeare". Oggi è Giovanni Bellucci stesso a rivelarci le ragioni di questa scelta: "È la conseguenza di un naturale interesse che Beethoven ha vissuto sulla propria pelle". Nei fatti una vera e propria epopea che ci consente di ripercorrere l'opera teatrale tramite i tre protagonisti di Calibano, Ariel e Prospero. Tre monologhi che sono altrettanti momenti di verità, in cui i nervi della natura umana sono completamente allo scoperto. Se ne "La Tempesta" Calibano è un mostro ripugnante schiavo di Prospero, questi è il personaggio protagonista, legittimo Duca di Milano vittima del fratello usurpatore Antonio. Ariel è invece lo spirito dell'aria. Puntando l'occhio alla Sonata beethoveniana, Bellucci l'affronta con grande libertà espressiva, ci regala una visione a tratti quasi ipnotica nell'estrema rarefazione di alcuni passaggi del Primo Movimento.

 



Un linguaggio di una modernità sconcertante, dove alla dilatazione seguono momenti più concitati. Si distende il canto nell'Adagio, preludente al Finale che ha invece un andamento da "moto perpetuo", ritmicamente inesorabile appare dopo tanta libertà agogica. Il lungo e articolato itinerario letterario-musicale vede abbinarsi il pirotecnico The Union, Paraphrase de concert "On the National airs" di L.M. Gottschalk al "Monologo di Marco Antonio" dal Giulio Cesare, un brano a "effetto" contro un monologo rivelatore dell'ambiguità della parola. I due brani di Fryderyk Chopin: Souvenir de Paganini (Variazioni sul "Carnevale di Venezia") in la maggiore B.37 e Notturno in sol minore Op. 15 N. 3 "Après une représentation de Hamlet" sono connessi, anche nel nome, ai due rispettivi monologhi shakespeariani di "Lorenzo e Gessica" dal "Il mercante di Venezia" e il celeberrimo di Amleto. Il romanticismo raccoglie le suggestioni, in modo invero un po' flautato e trasognato, dell'angoscia esistenziale di questi monologhi. Pura poesia è il Sonetto CXLIV, canto sulla dicotomia ineludibile che domina l'animo umano: "Due amori ho in mano, conforto e perdizione, che come due spiriti sempre mi perseguono", si ripresenta il conflitto tra i sentimenti umani, già sublimato nel lacerante "Monologo di Amleto", dove si pone il problema dell'essere che deve accettare la sofferenza delle "frustate e gli scherni del tempo, il torto dell'oppressore, l'ingiuria dell'uomo superbo, gli spasimi dell'amore disprezzato, il ritardo della legge", o del non essere che vorrebbe con un gesto estremo "darsi quietanza con un semplice stiletto".

 



Ma è l'incertezza del salto nel vuoto, il "il terrore di qualcosa dopo la morte, il paese inesplorato dalla cui frontiera nessun viaggiatore fa ritorno" a fermarci la mano. Un tumulto interiore che il tecnicamente terribile Scherzo in si minore Op. 16 N. 3 di Charles-Valentine Alkan rappresenta con efficacia. Sono momenti memorabili, di un virtuosismo a tratti esasperato che il pianista Giovanni Bellucci affronta con sprezzo del pericolo. Franz Liszt e il "Monologo di Jago", un'abbinata dove il virtuosismo trascendentale del grande compositore e pianista ungherese arabesca con vertiginose progressioni il turbinare di sentimenti distruttivi provocati da parole velenose, insinuanti in Otello il tarlo della gelosia. L'allegorico viaggio a cavallo di musica e letteratura si conclude proprio con l'opera teatrale che dà il titolo al progetto di Giovanni Bellucci: "Sogno di una notte di mezza estate". "La Fata e Puck" e un ennesimo monologo, quello di Puck nell'Epilogo del "Sogno", riecheggiano in un auditorium rapito da questa fantastica miscela di parole e musica. Alla fine il pubblico tributa un'interminabile "Standing Ovation" ai due grandi artisti, impegnati in uno spettacolo che ha tenuti tutti noi inchiodati alla poltrona per oltre due ore, tra sogno e realtà.

 



Alfredo Di Pietro

Agosto 2017


 Stampa   
Copyright (c) 2000-2006   Condizioni d'Uso  Dichiarazione per la Privacy
DotNetNuke® is copyright 2002-2024 by DotNetNuke Corporation