LOCANDINA
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Chi mi conosce sa che quando scrivo amo spesso mettere, forse di straforo, delle considerazioni che vanno nel personale. Vorrei farlo anche in quest'occasione. Ogni volta che mi accingo a lavorare sul reportage di una mostra HiFi, il pensiero ritorna immancabilmente al primo che ho fatto, il Milano Hi-End 2007, svoltosi nella cornice del Centro Congressi Milanofiori Jolly Hotel di Assago. Ai tempi ne venne fuori un resoconto di sole tre parti, corredato di foto "perfettibili", dove feci la prima intervista al patron Stefano Zaini. Molta acqua è passata sotto i ponti da quel 24 e 25 febbraio 2007 ma ancora vivissime sono le immagini, i suoni e le emozioni del fine settimana che ha segnato il mio esordio nel campo del "giornalismo" audio. Il virgolettato è d'obbligo perché per giornalista s'intende un qualcosa che io in realtà non sono, cioè una persona che si occupa a livello professionale della stesura e della revisione di articoli per un giornale o per un'agenzia di stampa, oppure lavora per il servizio informazioni di una radio o di una rete televisiva. Non posso considerarmi nemmeno freelance poiché anche questo ruolo, non legato a un'unica redazione, implica comunque il concetto di professionismo e io non sono iscritto all'Albo unico nazionale dell'Ordine dei giornalisti.
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Stefano Zaini
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Passatemi questa precisazione ma ritengo importante che chi mi legge conosca la mia vera identità: quella di un appassionato un po' grafomane, come amo definirmi. Muoversi nel campo del dilettantismo tuttavia non significa automaticamente fare le cose in maniera sciatta o approssimativa. Nel mio caso molto mi sono adoperato in tutti questi anni per migliorare la qualità della scrittura e anche quella delle fotografie, cose credo evidenti a chi ha la bontà di leggermi. Anche la completezza è un requisito che nei miei resoconti ho sempre soddisfatto, nonostante alcune punzecchiature ricevute da qualcuno che riteneva maniacale, se non ridicolo, questo mio modo di fare. Ma la domanda, fondamentale, che mi pongo costantemente è se ancora oggi io mi senta mosso dallo stesso entusiasmo di allora, se il tempo non abbia scalfito le mie energie e la voglia di mettermi in gioco. Qui non c'è posto per risposte "tranchant", per un perentorio si o no, essendo la questione complessa e foriera di riflessioni che possono essere anche parecchio articolate. Non ritenendo questa la sede più opportuna per farle, mi limito a dire che gli anni passano e può farsi avanti una certa fatica nel trovare quella motivazione che un tempo urgeva spontaneamente dentro di me.
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Capita di essere in gioventù inseguiti da un'idea, quella stessa idea che in età avanzata dobbiamo noi tallonare per mantenerla viva. Il tempo ci cambia togliendoci qualcosa ma elargendoci anche delle qualità che prima non avevamo. Ma andiamo al nostro Milano Hi-Fidelity 2025, andato in scena anche quest'anno nell'elegante Hotel e Resort Meliá di Milano. Emerge sempre più, anno dopo anno, la "silhouette" di una mostra autorevole, ammirata e considerata da operatori, appassionati e anche da artisti. Si, musicisti che l'arricchiscono conferendole un valore aggiunto, come quest'anno Gianni Togni, impegnato in Sala Libeskind nella presentazione, in collaborazione con Warner Music, del suo nuovo album, oppure la presentazione nella stessa Sala, in collaborazione con Incipit Records/Egea Music, del nuovo disco del Franco Fasano 5tet. Il nome dei rispettivi album è "...e in quel momento, entrando..." e "Mi va di cantarle così" . Ma gli eventi musicali non finiscono qui: in anteprima nazionale il violoncellista Vincent Bélanger ha allietato chi visitava la Suite 114 di Audio Note UK con frequenti esibizioni. A queste si è aggiunto l'ascolto di brani da lui suonati e riprodotti dall'impianto Audio Note.
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Presente anche Daniel Qvortrup, figlio del fondatore di Audio Note UK, Peter Qvortrup, figura chiave all'interno dell'azienda. L'evento milanese si è dimostrato aperto alle più diverse istanze dell'alta fedeltà, da quella più economica alla più costosa. Emblematiche in tal senso si sono rivelate la Sala Bosco Verticale 2 dell'Axiomedia, con i tanti oggettini abbordabili arringati in esposizione statica (diversi i modelli Aiyima Audio presenti), e gli autentici mostri sacri residenti in Sala Velasca 1, dei quali cito solo due elementi, giusto per sapere di cosa stiamo parlando, i diffusori Vivid Giya G1 Cu e gli amplificatori finali di potenza VTL Lohengrin. Non mancava ovviamente una nutrita rappresentanza della "middle class" con tanti impianti, dove hanno spiccato spesso diffusori di piccola taglia ma molto agguerriti dal punto di vista prestazionale, in cima a tutti le Morel Sopran 622, dal suono estremamente veloce, lucido e dettagliatissimo, sempre pronto alle improvvise bordate in basso. Mi hanno convinto molto anche le MicroSound Technology Praelude 2.0, presentate in anteprima, che rappresentano l'ingresso della casa brianzola nel campo delle elettroacustiche. Erano pilotate nella Suite 115 dalle altrettanto valide e conosciute elettroniche del medesimo marchio.
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Altre piccoline di rango le Silence Lab M165.2R. Tra i grossi calibri, oltre alle citate Vivid Giya G1 Cu, c'erano le mastodontiche Ekos Monitor 12. In Sala Libeskind, addobbata con gusto e originalità per l'occasione, ho incontrato con grande piacere un caro amico, Massimiliano Magri, patron della Grandinote. Abbiamo piacevolmente chiacchierato per una mezz'oretta, anche della sua produzione, la quale mi sembra abbia definitivamente acquisito quel pizzico di raffinatezza che le mancava (mi riferisco in particolare ai diffusori Mach 2 Estrema, che si sono espressi con grande finezza nell'ambito di un impianto dal valore assoluto). Ma non vorrei subissarvi in questo mio editoriale d'informazioni, ve le snocciolerò man mano che procederò nel report. Un'ultima riflessione vorrei però farla su uno degli impianti migliori ascoltati alla mostra (il migliore?). Era nella Sala Torre Solaria 3, dedicata a Il tempio del suono, dove suonava divinamente un impianto dal costo complessivo di 200.000 euro. Due stupende Sonus Faber Amati Supreme, in compagnia di elettroniche Accuphase, hanno espresso un suono d'inusitata finezza e delicatezza, l'antitesi dell'aggressività e il massimo della naturalezza. Certamente uno dei migliori impianti che abbia mai ascoltato.
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Buona passeggiata a chi vorrà seguire l'itinerario da me tracciato del Milano Hi-Fidelity 2025.
Alfredo Di Pietro