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 Milano Hi-Fidelity Autunno 2021 - Intro Minimalizovat


 

 




Sono passati due anni dal Milano Hi-Fidelity Autunno 2019, evento che per diverse ragioni non sono sin'ora riuscito a fissare in un report. Il materiale è tutto lì, conservato nei miei tre dischi rigidi di Back-Up e pronto per essere elaborato. Ma Non solo audiofili è come una grande abitazione, la casa della mia memoria, nasconde ma non smarrisce e prima o poi quel resoconto comparirà sulle sue pagine. In questi due anni è avvenuta una vera e propria rivoluzione delle nostre abitudini a causa di un maledetto virus che ancora oggi non vuol saperne di tirare le cuoia. Oggi per fortuna fa meno paura, grazie alle vaccinazioni e alle norme anticontagio, e possiamo finalmente riprendere a respirare (mascherina permettendo), girare tra quelle mostre che a noi audiofili sono tanto care, nonostante scatenino puntualmente ogni sorta di polemica. Di certe cose sentiamo la mancanza solo quando ci vengono a mancare e anche gli audioshow non si sottraggono a questa logica. Ecco allora che il "la" alla ripresa lo ha dato EVA Expo Video & Audio, una bellissima rassegna con poche sale ma ottimamente organizzata, alla quale in questi ultimi giorni si è aggregata la tradizionale mostra di Stefano Zaini, con insperabili risultati aggiungo io. Detto in tutta sincerità, non mi aspettavo una fiera di queste proporzioni e partecipazione di pubblico, tale da non far rimpiangere le scorse edizioni e, in qualche modo, anche il Top Audio/Video. Ogni modalità è stata esaudita: gli spazi espositivi, le salette e anche quelle enormi sale in cui si trovano decine e decine di oggetti in dimostrazione ed esposizione statica.



Una mostra certamente di grande richiamo, foriera di novità, per la quale tanti appassionati si sono sottoposti a estenuanti file di attesa per raggiungere il Check-In e finalmente passare, se in possesso del giusto requisito. Al mio arrivo ho trovato davanti a me una coda talmente lunga che volevo girarmi e tornarmene a casa, un serpentone di persone che a un certo punto ha girato l'angolo di Via Masaccio. Chi ha avuto pazienza non è rimasto però deluso perché il Milano Hi-Fidelity ha coccolato come non mai gli avventori, che si sono sentiti circondati di ambienti ben allestiti, buona musica e una media qualitativa degli impianti decisamente alta. Questo significa una cosa sola, cioè che la nostra passione è viva e vitale perché collegata (e voglio essere ottimista a oltranza) al godimento della nostra musica preferita. Come ho detto e ripetuto tante volte, la grande forza di queste manifestazioni non sta soltanto nella presa di contatto con le apparecchiature ad alta fedeltà, ma anche nel confronto tra persone che condividono la stessa passione, il cordiale incontro con vecchi e nuovi amici. Pure quest'edizione è stata prodiga in tal senso, presentando un HiFi da mille e una notte insieme a una media e un'altra accessibile a tutte le tasche, tanto per sbugiardare quella visione partigiana che mira a far risaltare l'Hi-End come l'unica avente diritto di cittadinanza, a rappresentare un ambiente esoso. Nulla di più falso, poiché oggi più che mai è possibile avere risultati decisamente buoni spendendo poche centinaia di euro per un impianto completo, anche in considerazione dell'evoluzione tecnologica di cui attualmente beneficia ogni categoria di prodotto, mentre trenta o quarant'anni fa un entry level (a parte qualche rarissimo e ben noto ammazzagiganti) non era che un pallida ombra degli oggetti più prestigiosi.



Ho passato l'intera giornata di sabato 16 al Milano Hi-Fidelity, attualmente la mostra di alta fedeltà più grande e importante d'Italia, sicuramente quella cui sono più affezionato perché legata agli esordi della mia attività di reporter. Era il 2007 quando per la prima volta visitai e raccontai l'allora Milano Hi-End, conoscendo di persona l'immarcescibile Stefano Zaini. Tra noi s'instaurò un rapporto di personale stima e simpatia che si protrae ancora oggi che abbiamo qualche annetto in più (ma quando parliamo di HiFi diventiamo due ragazzini). Una cosa mi consola e mi fa affiorare sulle labbra un sorriso sardonico: le prefiche volte a prevedere un destino infausto per il mondo dell'audio di qualità sono state sonoramente sconfessate poiché questo si è palesato ben presente e tutt'altro che agonizzante. Lo dimostra in pieno una fiera come questa, affollata di curiosi, appassionati di vecchia data e tanti giovani, quei ragazzi che molti dicono non siano interessati all'Hi Fi. Un moto di tenerezza mi ha colto nel vedere una bimba in compagnia del papà che si aggirava negli spazi del Melià Hotel, con lui intento a spiegargli delle cose. Consentitemi questa nota, visto che sono un sedicente osservatore "deamicisiano". Questo report si preannuncia lungo e laborioso, con una qualità delle immagini migliorata rispetto al passato, grazie alla mia nuova fotocamera. In questa piccola introduzione mi limito a citare i tre diffusori che fra tutti quelli ascoltati mi hanno dato il maggior senso di realismo.



Non sono, purtroppo, casse per tutti. Importanti per peso e prezzo, sono curatissime nei particolari affinché il suono possa esprimersi libero da impedimenti, esaustivo sin nel più minuto dei dettagli e non funestato da quelle vibrazioni spurie che tolgono dinamica e mascherano la purezza del messaggio musicale. Questi diffusori sono stati l'IO Design Naked, L'Omega Audio Concept Soundwaves Easy One e i monumentali Vrel Electroacustic Bequadro. A parte queste che a me sono parse eccellenze, tutto ciò che ha popolato questa fiera ha avuto un suo precipuo valore e un suo perché. Per converso, nella saletta dell'Axiomedia/Axiolab ho trovato tanti di quegli oggettini, ben suonanti, da cui trarre vantaggio per l'allestimento di una catena estremamente economica ma dotata della qualità necessaria per ascoltare bene la musica.




Alfredo Di Pietro

 

Segue alla Parte Prima...


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