
INTRO

L'ho sempre detto e lo ripeto anche in quest'occasione, per quanto l'utilissimo strumento del Web sia sempre più invasivo nelle nostre vite, mai e poi mai potrà soppiantare il rapporto diretto con la realtà e con le persone che in essa si muovono. Può essere invece importante messaggero di un evento come quello che ho vissuto in prima persona la sera del 29 novembre U.S. presso il negozio bollatese Care Orchestra - Sartoria Acustica Italiana. Dei curatissimi spazi che ho conosciuto esattamente un anno fa, nel novembre 2024, in occasione della presentazione del diffusore Blaze Monitor di Brianza Audio Lab. Un cerchio che si chiude? Spero di no perché se dovesse essere organizzato un altro evento come questo, ritornerò certamente con piacere a vederlo. Si potrebbe coloritamente definire una manifestazione col botto, consumatasi alle porte dell'anno nuovo, che racchiude tre distinti capitoli: il sintetico racconto della storia della Care Orchestra, l'annuncio della nuova veste dei sistemi Brianza Audio Lab e la presentazione del nuovo videoproiettore Hisense L9Q. Un evento quindi tripartito, se vogliamo precursore di un nuovo modo di presentare la complessità insita nella moderna sostanza multimediale.
BREVE STORIA DELLA CARE ORCHESTRA
UN RACCONTO DI ALESSANDRO REGGIORI



Quindici anni, questo il lasso temporale che ci separa dalla nascita del marchio Care Orchestra, titolare quell'Alessandro Reggiori che ne ha appassionatamente ricucito la vicenda davanti al mio registratore Tascam DR-05X. Reggiori, come le due lettere "RE" presenti nel nome dell'azienda, mentre le altre due, "CA", sono le iniziali di Cammarata Cristian, cofondatore del marchio. La scelta del nome assume dunque un duplice significato, uno legato al verbo inglese che significa "curare, preoccuparsi" e l'altro acronimo delle iniziali dei cognomi dei due fondatori. Nel nostro "rewind" temporale si va indietro dunque al 2010, in quel di Baranzate, con una realtà che come tante è iniziata all'insegna del divertimento, quando i due amici mettevano mano ai primi diffusori per cercare di capire come si costruivano. Alessandro e Cristian si conoscevano casualmente già dal liceo, ma hanno poi frequentato due corsi universitari diversi, il primo indirizzato al materiale e il secondo al gestionale. Il passare del tempo non ha appannato la loro amicizia, che è rimasta salda e sincera come ai vecchi tempi. Anche la comune passione per la musica non ha conosciuto soste o momenti di stanca, come l'idea che entrambi avevano di diventare produttivi in qualcosa.

Diffusori Brianza Audio Lab Blaze Monitor (a sinistra) e Care Orchestra Angelica

Correvano gli anni dopo l'università, quelli in cui al di là del lavoro iniziava a maturare lo stimolo a fare un qualcosa di personale. In quel periodo Alessandro stava seguendo un master, da giovane entusiasta aveva un forte desiderio d'impegnarsi in un'attività. Lavorava nell'edilizia, in un frangente epocale dove la situazione non era certo favorevole, volle quindi crearsi una possibilità collaterale all'impiego principale, cercando di coniugarlo con l'indomita passione per la musica. Ricorda che a un certo punto l'amico Cristian doveva cambiare i diffusori acustici, aveva trovato delle B&W che erano di suo gradimento, ma esprimeva ad Alessandro il suo disappunto per i costi molto elevati richiesti al momento dell'acquisto. Si chiedeva cosa ci fosse in quelle "scatole" da giustificarli. Lo comprese tuttavia in seguito, nei due anni che precedettero la costruzione della prima cassa. Una volta affinato il suono del diffusore, il loro desiderio era anche quello di dargli una bell'aspetto. Il primo modello si chiamava Deep Breath, ancora presente a catalogo nelle varie evoluzioni, seguì la linea Minor, dedicata a sistemi di piccole dimensioni. Erano diffusori che suonavano bene, pronti per essere lanciati come marketing detta, corredati di belle fotografie e tutto quello che si fa in questi casi.

La neonata azienda non trascurò la creazione di un sito Internet e di lì a poco il Giappone si accorse della sua esistenza, iniziando ad acquistare dei prodotti. Sulla spinta di questo successo nacque la società, con il conseguente sviluppo di tanti prodotti, una quarantina oggi a catalogo tra diffusori, giradischi, amplificatori, cavi e teli da proiezione. La forza di questo marchio, il suo motore originale, oltre alla qualità intrinseca del prodotto è la personalizzazione, avendo voluto coniugare da subito i due elementi del bello "Made in Italy", della dimensione italiana del mobile, con l'ambito dell'entertainment multimediale, compresi i mobili Audio/Video. La Care Orchestra gioca sul fatto di poter personalizzare in maniera versatile i diffusori, sulla base del noto saper fare italiano, questo significa proporre finiture in qualsiasi colore, abbinando a scelta materiali pregiati come marmi, pelli, legni e tessuti, i quali vanno a impreziosire esteticamente ogni progetto. In buona sostanza, viene curata in egual misura sia la qualità del suono che l'aspetto esornativo. L'azienda combatte strenuamente quel fenomeno che si può definire disgregazione estetica degli elementi, per cui si vedono messi insieme degli oggetti dall'aspetto e dimensioni molto differenti, che vanno a incrinare il concetto di uniformità e coerenza visiva.


Diffusori Care Orchestra Divina Minor Evo
Un po' come un pugno nell'occhio secondo Alessandro Reggiori, da sempre deciso allo sviluppo di un impianto coerentemente studiato nel suo insieme, con delle livree che siano armoniose tra i vari componenti. Alla luce di tutto ciò, l'azienda si rivolge a un tipo d'utente esigente, s'impegna nella ricerca di soluzioni acustiche ed estetiche idonee non solo per una raffinata alta fedeltà domestica, ma anche su misura per hotel di lusso e dimore storiche. Scavalcare gli argini, allargare i limiti, superare gli stereotipi dell'HiFi, questo è ciò che sin dagli esordi la contraddistingue nel grande calderone del mercato.

Diffusori Care Orchestra Celestial Deep Breath Reference

Diffusore Care Orchestra In-Wall Semivisible 2025
BRIANZA AUDIO LAB E CARE ORCHESTRA
UN FELICE GEMELLAGGIO

Confesso di essere particolarmente affezionato al marchio brianzolo, la cui produzione è per me evocativa dei primi passi fatti da audiofilo. Si era negli anni '70, quando regnava la triade Marantz/Thorens/AR, ritornano alla luce immagini che il tempo non è riuscito a cancellare, esaltandone anzi l'epica portata. Ero un ragazzino incantato dalla musica e dagli apparecchi di riproduzione audio, spesso tra i piedi dei titolari di alcuni negozi baresi dell'epoca: Stereorama, Ranieri, Auditorium 3. Un pomeriggio rimasi a bocca aperta ad ascoltare una coppia di Acoustic Research 6, fino a quando il proprietario del negozio, spazientito, non pensò bene di spegnere tutto. L'azienda di Mario Garavaglia oggi si fa foriera di quell'indimenticabile epoca, in cui per me si affacciavano i primi entusiasmi e fervori. Ma ritorniamo con i piedi per terra, ricordando che quest'anno ricorre il decimo anniversario di Brianza AudioLab, un marchio nato nel 2015 come laboratorio di riparazioni e restauri, diventato nel 2018 anche produttore di diffusori con il primo modello, il Classic Monitor, tutt'ora a catalogo. Rammento che fu presentato alla mostra audio Milano Hi-Fidelity, edizione Primavera 2018.

Diffusore Care Orchestra BA Classic Monitor

Diffusore Care Orchestra BA Piccole Monitor
Oggi dunque sarebbe stato opportuno celebrare il traguardo dei dieci anni con un oggetto speciale, magari un modello commemorativo. Nel frattempo però è successo un avvenimento che nemmeno Mario Garavaglia, fondatore e titolare del marchio, si aspettava: la cessione del suo brand a Care Orchestra. Lui si trovava in un momento di crescita abbastanza importante e non riusciva ad affrontarlo da solo, dunque o rischiava di naufragare o, in alternativa, doveva legarsi in collaborazione con un altra realtà che lo sostenesse, lo aiutasse nel gestire la parte commerciale e altro. Fu colta l'occasione della presentazione del suo modello di Punta, il Blaze Monitor, per allacciare una cooperazione con la Care Orchestra, presente sul mercato da qualche anno in più. Si è creato tra le due un buon accordo e Mario ha iniziato a lavorare come progettista, responsabile di produzione e controllo qualità. Il suo apporto professionale cominciò con qualche modifica alle reti crossover dei diffusori e poi mise mano ai progetti con l'intento di migliorarli. Si è alacremente impegnato in queste attività sinchè la Care Orchestra, constatate le sue capacità, non gli ha proposto di prendere in carico la produzione anche delle sue creature, i sistemi Brianza Audio Lab, mantenendo tuttavia il logo di entrambi i marchi.

Giradischi Care Orchestra Armonia Soul

Amplificatore finale di potenza stereo Care Orchestra Performance 350S Signature VM
Si notano infatti entrambi sui mobili, come per esempio sulle Piccole Monitor, dove si vede il logo "BA" sul pannello laterale e quello della Care Orchestra sul frontale, rimanendo quest'ultimo comunque il principale. In buona sostanza il progettista lombardo ha dato cessione dell'utilizzo dei progetti e degli stessi suoi diffusori, che da quest'anno sono realizzati "in toto" da Care Orchestra, mentre lui continua a occuparsi dello sviluppo, progettazione e ricerca nei laboratori dell'azienda. Brianza Audio Lab dunque non è assolutamente morta, anzi è come se fosse sbocciata a nuova vita, una crisalide che maturando ha liberato il corpo che oggi possiamo vedere in tutto il suo splendore. In quest'operazione di passaggio c'è stato un cambio di aspetto estetico, allo scopo di rendere più agevole la commercializzare dei diffusori, che ora vanno più facilmente incontro ai gusti del cliente medio, che magari non gradiva quell'aspetto duro e puro delle precedenti versioni, dichiaratamente ispirato alla "Old School" americana" degli anni '70. Mario ha dovuto affrontare il delicato passaggio dalla condizione di "One Man Band", cioè una persona che faceva tutto da sola, a quella di un professionista supportato da un reparto commerciale, grafico e di vendita, rimanendo a lui il compito della progettazione.


Ognuno insomma fa la sua parte. "In questi ultimi due anni", dichiara Mario Garavaglia "sono un po' sparito dalle fiere perché della commercializzazione si occupa il gruppo di Care Orchestra, mentre noi utilizziamo altri canali. Vendiamo tantissimo nel settore del lusso e dell'architettura." Esclusa dunque la partecipazione alle mostre audio perché il cliente d'elezione del marchio non è un vero e proprio audiofilo, ovverosia non solo, ma una persona dai gusti molto raffinati, appassionato di arte e in possesso di una buona disponibilità economica. Persone comunque molto facoltose che si muovono in altri settori, estranei a quello dell'Hi-End. Lo stesso Mario ora ha imparato a frequentare un mondo completamente differente da quello di prima, ora il suo cliente tipo si siede, ascolta e, se l'oggetto è di suo gradimento, lo compra senza fare domande, senza chiedere che altoparlanti monta o altri particolari.

HISENSE L9Q
LA NUOVA FRONTIERA DELLA VIDEOPROIEZIONE

Con Hisense entra nel discorso un marchio importante nel campo degli schermi. È esordito in Cina nel 1970 con i primi TV in bianco e nero, poi allargatosi a livello globale con le acquisizioni strategiche di Sharp e Toshiba, nonché diverse altre collaborazioni, sino a diventare un leader mondiale noto per i suoi televisori a grande schermo e per le sue innovazioni, come la tecnologia OLED e QLED. In quest'avvincente serata del 29 novembre, nell'elegante sede del negozio Care Orchestra - Sartoria Acustica Italiana, Giuseppe Pellegrino ha dimostrato un signor impianto Home Cinema, formato dai diffusori Care Orchestra Celestial Deep Breath Evo, centrale Celestial Eye, subwoofer Earthquake 3.0 Slim, Seed Home Theater, cabinet laser TV Blackwall con schermo Care Orchestra Floor Rising, videoproiettore laser 4K UHD Hisense L9Q e sintoamplificatore A/V 9.2 canali Yamaha RX-A6A. Non sono un esperto di Home Cinema, ma già dalle prime immagini è stata evidente la vivezza, la ricchezza della gamma di colori e l'altissima risoluzione delle immagini che questo sistema era in grado di produrre, supportato per l'audio dagli eccellenti diffusori Care Orchestra pilotati dallo Yamaha RX-A6A.

Videoproiettore Hisense L9Q
Non è una novità la Hisense in Italia, da noi insediatasi dodici anni or sono, produttrice di molteplici tipologie di oggetti gravitanti intorno all'elettronica di consumo e agli elettrodomestici, parliamo di televisori, frigoriferi, congelatori, condizionatori, lavastoviglie, lavatrici, forni, e anche prodotti di comunicazione mobile come gli smartphone. Un ambito elettronico praticamente sconfinato, ma è in quello della videoproiezione che negli ultimi sei mesi si è verificata una discreta ascesa. Nel nostro Paese, non tutti lo sanno (e a Giuseppe Pellegrino non è consentito rivelarlo), queste macchine non solo vengono prodotte in proprio, ma anche per altri brand, alcuni anche un po' più blasonati di Hisense. Appuntamento particolarmente importante quello di stasera a Bollate, visto che per la prima volta viene presentato in Italia, presso un rivenditore, il nuovo nato Hisense L9Q, top di gamma arrivato da noi qualche settimana fa. Il suo aspetto è decisamente bello ed elegante (nella speranza che le mie foto gli rendano onore), con una colorazione che richiama un noto marchio di telefonia. Questo nuovo oggetto è stato studiato in maniera migliorativa rispetto a tutto quanto proposto in precedenza.

Una sua caratteristica importante è la grande luminosità, la sua resa rimane buona anche con le luci accese, basti pensare che da 20 cm di distanza proietta 5000 ANSI Lumen (il Lumen è l'unità di misura standardizzata della luminosità di un proiettore, stabilita dall'American National Standards Institute). È pensato in un'ottica moderna, lo testimonia la sua evoluta sezione Smart TV, quella che si utilizza di più quotidianamente. Non c'è ombra di dubbio che oggi Internet, con tutte le piattaforme di streaming esistenti, la fa da padrone. Ed è proprio la sua connettività a essere "à la page", a dir poco esaustiva, implementando il Wi-Fi 6E, Bluetooth 5.3, porte HDMI 2.1 (con ALLM e eARC), USB (inclusa la Type-C), Ethernet, uscita ottica, supporto per assistenti vocali (Alexa, Google Assistant) e protocolli come AirPlay 2. Infine, il sistema operativo VIDAA/Google TV garantisce accesso a tutte le app di streaming, mentre la tecnologia avanzata supporta immagini 4K, Dolby Atmos e vanta un Input Lag molto basso. Non credo sia possibile oggi pretendere più di quanto la piattaforma di Hisense dia, non le manca veramente nulla. Fino a qualche anno fa esisteva un'incompatibilità che obbligava a fare delle scelte, o si andava verso il SO Android, Google, oppure verso il mondo Apple.

Attualmente invece c'è l'integrazione AirPlay, con la quale l'utente che ha sposato un sistema cellulare Apple può condividere i suoi contenuti sulla piattaforma Apple TV. In un tempio dell'audio come questo non poteva certo essere trascurata la sezione riguardante il suono, formata per la parte dei diffusori interamente da sistemi Care Orchestra, non un punto trascurabile perché tanta parte hanno avuto nel suscitare quella potente emozionalità caratteristica dell'Home Cinema. L'L9Q dal canto suo non lascia certo a desiderare per la sua sezione audio, implementando un sistema 6.2.2 sviluppato in collaborazione con il noto marchio francese Devialet. In questo modello ammiraglio è stato integrato un sintonizzatore digitale terrestre satellitare con la slot Common Interface e la certificazione TV SAT, strumento utile per chi volesse sostituire la televisione. È importante sapere che l'Hisense L9Q può essere tranquillamente utilizzato in condizioni di luce controllata, si può collocare quindi in un ambiente luminoso, però con l'accortezza di avere una tenda o altro dispositivo che impedisca l'accesso della luce diretta del sole. Gestisce ovviamente il formato 4K, oggi presente anche su qualsiasi modello d'ingresso, e il triplo laser RGB, con tre raggi ben distinti (rosso, verde e blu) che compongono l'immagine.

Un sistema che ha la capacità di riprodurre una gamma colori decisamente superiore a quella di qualsiasi televisore sul mercato. Alla spiegazione è seguita un'interessante dimostrazione, con nel finale delle scene tratte dal mitico film Top Gun con Tom Cruise.
Alfredo Di Pietro
Dicembre 2025