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lunedì 15 dicembre 2025 ..:: Sergio Cafaro - Il collezionista di meraviglie ::..   Login
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 Sergio Cafaro - Il collezionista di meraviglie - Francesco Libetta con Alessio Zuccaro - Con una antologia di scritti e disegni Riduci

 

 

Una delle prime meraviglie, per riprendere un termine presente nel titolo di questo libro fresco di stampa, è la vivida e documentata reminiscenza, in prosa e immagini, di un mondo non lontanissimo dall'attuale ma i cui valori sembrano appannati dalla nebbia del tempo. In "Sergio Cafaro - Il collezionista di meraviglie" scritto da Francesco Libetta con Alessio Zuccaro (con una antologia di scritti e disegni), si parla di una figura che probabilmente non molti conoscono. Da alcune indagini in rete traspare una certa scarsità di notizie biografiche che lo riguardano, mi fermo alla prima (Wikipedia) per attingere qualche informazione di un artista a me prima totalmente sconosciuto. Sergio Cafaro (Roma, 19 marzo 1924 - 1º aprile 2005) è stato un pianista e compositore italiano che conseguì il diploma di pianoforte presso il conservatorio Santa Cecilia di Roma nella classe del maestro Rodolfo Caporali. In seguito seguì gli studi di composizione sotto la guida del maestro Goffredo Petrassi. Pianista di vaglia, ottenne numerosi riconoscimenti a concorsi nazionali e internazionali, tra cui il Concorso internazionale di Ginevra.

Nel corso della sua lunga carriera concertistica suonò da solista sotto la direzione di alcuni dei più celebri compositori, citiamo Igor' Stravinskij e Paul Hindemith, nonché pianista accompagnatore di grandi musicisti come i violinisti Nathan Milstein, Henryk Szeryng e Pina Carmirelli. Dal 1956 fu docente di pianoforte principale presso il conservatorio Gioachino Rossini di Pesaro e dal 1973 al 1992 titolare di cattedra presso il conservatorio Santa Cecilia di Roma. Sposò Anna Maria Martinelli, chiamata affettuosamente Mimì, anch'essa pianista e docente di pianoforte. Cafaro fu un grande amatore di coleotterologia, passione che aveva in comune con l'amico fraterno Boris Porena, anche lui compositore e allievo di Petrassi. Questo è quanto. Ma l'oscurità su quest'eclettica personalità viene dileguata dalla luce che emana questo libro. Il "mea culpa" è automatico e a nulla vale la stringata biografia che ho riportato per riabilitarmi come appassionato di pianoforte. A colmare questa mia lacuna ha dunque contribuito questo tomo che definire avvincente sarebbe riduttivo. Non sono vacue apparizioni quelle rievocate, men che meno sterili esercizi letterari in cerca di "glamour", ma testimonianze reali.

La sua intelaiatura letteraria è preceduta da un breve e commosso cappello introduttivo dell'attore e regista Carlo Verdone, bravo nell'affrescare a grandi pennellate la fisionomia quasi ascetica di Sergio Cafaro, inscrivendolo in una dimensione fatta di grande concentrazione e assoluto perfezionismo. Nell'introduzione e nei diversi capitoli che seguono non si percepisce un'intenzione commemorativa dal sapore vagamente retrò, nemmeno il contorno di un'aura nostalgica, che comunque non sarebbe fuori luogo, ma una scrittura asciutta, lineare, ligia alla personalità di un artista quanto mai lontano da ogni ostentazione dentro e fuori dal palcoscenico. Da questo punto di vista tutto in questo volume è antidivistico, ma improntato a una narrazione dalla propensione cronachistica, frutto di una meticolosa ricerca sul percorso concertistico, corredato da immagini dei cartelloni dell'epoca. Ma sono davvero tanti gli argomenti toccati, con accuratezza da amanuense, i quali concorrono a rendere questo testo una preziosa testimonianza non solo sul Cafaro artista, ma anche sull'uomo di tutti i giorni, privato del privato, con la sua mitezza di carattere, generosità, amabilità, assenza di malevolenza verso chiunque, ma anche con le fisime e un'ipocondria che lo portava a ingigantire anche gli episodi più insignificanti.

La sua sconfinata passione per i coleotteri, dei quali era un vero e grande esperto; li collezionava ricercandoli indefessamente nella campagne, ovunque si trovasse. Il testo mostra una tale varietà, nell'occuparsi dell'attività concertistica, composizioni, registrazioni, collezioni, rapporti professionali con illustri colleghi, nella straripante creatività riversata negli scritti, disegni e dipinti, da dare la sensazione al lettore di avere a che fare non con un testo coerentemente unitario ma piuttosto con un "centone", un "pot-pourri". Nulla di più falso perché tale assortimento va visto come una stella, topologicamente costituita da un nodo centrale, la complessa personalità di Sergio Cafaro, cui afferiscono i nodi periferici a esso collegati, che sono i vari capitoli. Il risultato è di rimanere "intrappolati" nella tela del ragno del racconto. Francesco Libetta appare abile scrittore, oltre che essere un rilevante pianista, mostra nelle citazioni, nella pertinenza dei rimandi storici, negli inquadramenti stilistici dei brani, di essere davvero padrone della materia. Se ne avvantaggia il lettore: ogni cosa scorre davanti ai suoi occhi con la medesima naturalezza del dialogare quotidiano, a ricordarci che se di vera grandezza si tratta, non ha alcun bisogno di puntellature retoriche o di esaltatori di sapidità.

All'assoluta serietà professionale, mostrata sia nell'ambito concertistico che nell'insegnamento, si contrappongono, come facce di una stessa medaglia, le bizzarie (esilarante il raccontino folle "Scuola di musica"!), il divertimento quasi fanciullesco insito in una traboccante creatività, anche nell'improvvisare al pianoforte nei più diversi stili, cosa in cui lui era un vero fenomeno. I suoi disegni sulle "Straniflore", dove ogni petalo o foglia viene sostituito da un oggetto, o ancora "Il libricino dei musicisti", foriero della vocazione miniaturistica di Cafaro, congiunta con un gusto per il nonsense, squisito, delicato e mai dozzinale. Pensiamo pure alle spassose invenzioni, come quella del "Menu di capodanno", con tanto di recapito telefonico mutuato dal catalogo sonatistico Kirkpatrick di Domenico Scarlatti! Sembra come se a Sergio Cafaro la realtà stesse stretta e avesse come il desiderio di superarla, di lasciarsela alle spalle. Riconosciamo agli autori di questa pubblicazione il merito di una raffinata ricerca, un occhio così acuto da riconoscere quei particolari talmente fini (ma importanti!) da sfuggire a una visione superficiale.

Il pensiero va alla straordinaria sensibilità che Francesco Libetta manifesta, mutatis mutandis, nelle sue esecuzioni pianistiche, che per essere delibate sino in fondo richiedono un'altrettanto grande sensibilità da parte dell'ascoltatore. Si entra così nel mondo dai colori sfumati e insieme intensi del capitolo "Dialoghi e interviste", una serie di testimonianze importanti, di vita vissuta in prima persona da artisti che hanno conosciuto Sergio Cafaro "de visu". Qui registriamo un approccio diverso dei due intervistatori, Francesco Libetta e Alessio Zuccaro, il primo tessitore di domande talvolta più elaborate, mentre nel secondo queste sono laconiche, semplici e dirette. Trovo validissime entrambe le modalità: se Libetta invita a delle risposte più focalizzate su un preciso argomento, Zuccaro lascia ampio spazio all'intervistato per esprimersi a volo d'uccello. Alla fine questa straordinaria rassegna di "item" è foriera di un non trascurabile significato sotteso, quello che, se davvero teniamo a compenetrarci in un artista, dobbiamo conoscere tutto di lui, luci e ombre, aspetti caratteriali gradevoli e meno gradevoli. Le sue frequentazioni, attitudini creative. Un libro a sua volta comparabile con la struttura di un coleottero, un robusto esoscheletro che preserva, custodisce gli organi interni e le elitre, anch'esse protettive delle ali posteriori, pronte a sollevarsi per consentire il volo.

Un paragone che Sergio Cafaro avrebbe sicuramente amato...


Alfredo Di Pietro


Dicembre 2025


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