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 Allegato speciale Milano Hi Fidelity 2014 Riduci

EVENTO EAM LAB E LA CORREZIONE AMBIENTALE DIGITALE DIRAC LIVE.

 

 

 

Nelle due giornate del Milano Hi Fidelity 2014 il pubblico ha potuto assistere a un evento di fondamentale importanza per capire il comportamento di un qualsiasi sistema messo a suonare in ambiente riverberante. La dimostrazione condotta dai due relatori Flavio Fellah e Ivano Borroni in realtà ha avuto più di un punto d'interesse perché, oltre a far luce su determinati concetti di fisica acustica che causano il deterioramento del suono in ambiente, ha suggerito un efficace rimedio per combatterli. Spesso gli appassionati sono insoddisfatti del suono dei propri impianti, continuano a cambiare gli elementi della catena sperando di migliorare le cose ma l'insoddisfazione nella maggior parte delle volte permane. Succede a qualsiasi livello, entry level o high end, che nonostante il roteare di oggetti non si riesca a raggiungere quella qualità di suono che da un sistema ad alta fedeltà è lecito esigere. Si può così continuare all'infinito cimentandosi in onerosi upgrade senza però centrare l'obiettivo. La spiegazione dell'insuccesso è molto semplice: la colpa non è dell'impianto ma dell'anello più importante della filiera riproduttiva, vale a dire l'ambiente d'ascolto.

Una volta compreso qual è il vero problema si può procedere in due modi, tramite una correzione acustica passiva o un'altra digitale, nel primo caso le cifre in gioco possono diventare importanti, inoltre si tratta di un tipo d'intervento decisamente invasivo per l'ambiente, le mogli (e noi stessi) di certo non gradiranno vedere il proprio salotto affollarsi d'ingombranti elementi passivi come tube traps, bass traps, pannelli assorbenti, diffusori, pannelli diffusori a resto quadratico e via dicendo. Va da se che il sistema più vantaggioso ed economico rimane quello digitale. Non che i sistemi di correzione acustica digitale non esistessero già (il noto DRC di Denis Sbragion per esempio) ma il Dirac Live Room Correction Suite presentato per l'occasione introduce dei rilevanti vantaggi sugli altri sistemi DRC, uno su tutti la semplicità di utilizzo.

L'evento EAM Lab e la correzione ambientale digitale DIRAC è stato la ribalta anche per la presentazione in anteprima del nuovo amplificatore finale di potenza della parabiaghese EAM Lab, l'HA360.2, parte attiva della demo insieme al preamplificatore EAM Lab HP 01, al Music Server Bit4Sound HRT 01 e i diffusori Giussani Research Delta 4R9.

Il software Dirac Live Room Correction Suite si compone di due programmi che possono lavorare in ambiente Windows o Mac. Con il "Dirac Live Calibration Tool" è possibile misurare le caratteristiche acustiche dei diffusori e della stanza calibrandoli entrambi affinché suonino correttamente, senza indesiderate alterazioni. Il Dirac Audio Processor è invece un'applicazione che lavora in sottofondo ottimizzando il suono in tempo reale.

La Correzione Dirac passa attraverso cinque fasi fondamentali che sono la scelta del sistema, configurazione del microfono, regolazione del livello d'uscita, misurazioni e generazione dei filtri digitali. Nel corso dell'evento è stata fatta una simulazione limitata a un solo punto di ripresa e non sui nove previsti dalla procedura, allo scopo di razionalizzare il tempo a disposizione, cosa necessaria vista la complessità dell'argomento trattato. Un elemento che i relatori hanno voluto subito evidenziare è che la correzione ambientale Dirac è diversa dalle altre in quanto consente di correggere sia la risposta in frequenza che la risposta in fase, in seguito ciò è stato visto sui grafici di misura e verificato il beneficio all'ascolto, ognuno dei partecipanti ha così potuto rendersi conto di quali differenze reali ci siano sul suono. Si possono ottenere delle risposte in frequenza corrette ma in cui l'aspetto della risposta nel dominio del tempo non è considerato.

In realtà sono due facce della stessa medaglia, inscindibili l'una dall'altra, però la correzione normalmente effettuata con filtri a fase minima non ha la possibilità intrinseca d'intervenire in quella regione di frequenze in cui il comportamento dell'ambiente è a fase mista. Per fase mista s'intende quella situazione in cui si ha, oltre alla radiazione principale, una serie di successivi eventi portano a quelle aberrazioni della risposta che conosciamo tutti, cioè le riflessioni e le risonanze modali alle basse frequenze. I grafici mostrati al pubblico partecipante sono stati illuminanti in tal senso, ricavati dall'emissione di diffusori ottimi come le Delta 4R9 di Renato Giussani.

La risposta in frequenza può dare una fotografia illusoria della situazione, essa non è necessariamente una rappresentazione immediatamente correlabile alla risposta percepita. Il fatto che la risposta sia piatta non ci dice tutto sul comportamento e su cosa in realtà accada. Una critica che è stata mossa da un professionista del settore su un aspetto del DRC è che quando noi misuriamo la risposta del sistema (diffusori e ambiente) non tutto il contenuto energetico evidenziato va considerato alla stessa stregua perché le riflessioni ritardate provocano l'effetto Haas. In base a questo fenomeno, quando si supera una soglia di ritardo di 30 - 35 ms, le riflessioni vengono considerate come secondarie dal cervello e quindi attenuate di 8 - 10 dB. L'eccezione avanzata dall'esperto era che in fase di acquisizione della risposta da parte del microfono, in seguito utilizzata per la correzione, questo non è in grado di discriminare tra riflessioni ritardate, prime riflessioni o radiazione diretta. Osservazione certamente interessante da un certo punto di vista, ma in realtà inconsistente nel caso del Dirac che richiede nove punti di ripresa invece di uno singolo.

Effettivamente un microfono posto in un solo punto dello spazio non è in grado di rendersi conto di quale sia il comportamento dell'ambiente e cosa succeda nella sala, mentre facendo le acquisizioni in nove punti diversi il software riesce a comprendere cosa cambia e cosa no. Noi possiamo sapere di trovarci di fronte a riflessioni ritardate poiché queste compiono un percorso più lungo rimbalzando sulle pareti, esse quindi avranno un comportamento diverso a seconda della posizione del microfono nella stanza. L'algoritmo del software sarà in grado così di distinguere tra parte comune e la nostra riflessione o risonanza, cangiante a seconda del punto di misura e non sottoposta a correzione. Se si usano delle casse elettrostatiche o dipolari, perciò dotate di una radiazione anche posteriore che va a rimbalzare sulla parete di fondo creando un certo tipo di effetto, questa non verrà corretta, ed è giusto che sia così.

Altro aspetto basilare da comprendere è il comportamento alle basse frequenze, in cui abbiamo una radiazione diretta e delle riflessioni che possono arrivare in fase o in controfase all'ascoltatore, si tratta di interazioni costruttive o distruttive sulle quali il Dirac interviene con successo. Le onde stazionarie conducono alla formazione delle risonanze modali, quelle visibili nel Cumulative Spectral Decay, alias "Waterfall", causa del "room gain", cioè un'amplificazione di quelle specifiche frequenze in ambiente che, di conseguenza, sentiremo più forte delle altre. Le onde stazionarie tendono a persistere nel tempo, continueranno a essere presenti generando un impatto percepito piuttosto significativo. Nel momento in cui andiamo a rimuoverle ci potrà essere (e spesso c'è) un'apparente diminuzione dell'energia, del punch dei bassi. Sembra ci sia meno volume, che le basse frequenze siano più magre, in realtà sono semplicemente più corrette perché depurate da tutta la sporcizia ambientale.

Se l'effetto di snellimento ci disorienta e si vuole ripristinare una sensazione di maggior corpo, il suggerimento è d'intervenire sulla curva target in modo da creare una pendenza più elevata sui medio-alti o una relativa accentuazione dei bassi. Il Dirac fornisce ampia libertà d'intervento, si può in qualsiasi momento ristabilire un certo effetto che ci piace, che riteniamo piacevole alle nostre orecchie anche se non corretto. Ma il bello è che l'operazione di reintegrare l'impatto non interferisce in alcun modo con la rimozione del famigerato filtro a pettine tipico di ogni ambiente non trattato, le oscillazioni che vedremo nella misura in ambiente (picchi e buchi), spariscono lasciando il posto a un andamento incredibilmente più corretto sia nella risposta in ampiezza che in fase.

Esaudite le curiosità di fisica acustica, viene il momento di spiegare cosa succede in pratica e i passi che deve fare l'utente per addivenire alla opportuna correzione ambientale. Piccola ma importante premessa: le nove misurazioni sono un elemento imprescindibile della correzione mixfase di Dirac. Si può costringerlo a effettuare una sola misurazione, che porta comunque a una correzione accettabile, ma si perdono alcuni vantaggi. Si consegue un risultato analogo a quello del DRC, ma che non comprende la possibilità di tenere in considerazione la geometria particolare dell'ambiente. Come dicevo all'inizio, nella saletta i diffusori adoperati erano i Giussani Research Delta 4R9, sistemi di alta qualità dove si è apprezzato un risultato assolutamente disastroso in gamma bassa e mediobassa, con +/- 15 dB, sino a 20 dB (!) di scostamento dalla curva target e un grafico che ricorda molto da vicino delle montagne russe.

A questo punto è doverosa una riflessione inerente ai locali in cui si svolgono le mostre audio. In condizioni acustiche simili a quelle delle sale dell'ATA Hotel Quark va da se che è praticamente impossibile valutare le reali prestazioni timbriche dell'elemento più importante di una catena Hi Fi, quello che consegna il suono alle orecchie. Le Delta del buon Giussani, è bene affermarlo con forza a scanso di equivoci, sono del tutto incolpevoli dello sconfortante quadro presentato dalle acquisizioni. Ma non si tratta di una situazione isolata, bensì di un leitmotiv che si ripresenta costantemente in qualsiasi ambiente, anche se con maggiore o minor gravità. Bisogna prendere coscienza del fatto che noi ascoltiamo normalmente con un andamento fortemente altalenante sulle frequenze medio-basse (il cosiddetto comb filter), problema non ascrivibile al diffusore ma all'interazione tra questo e l'ambiente.

Dei due distinti programmi di cui è composta la Dirac Live Room Correction Suite, il primo considerato dal relatore Ivano Borroni, poi ripreso alla fine, è il Dirac Audio Processor, cioè una scheda audio virtuale che viene installata nel computer, deputata a correggere l'emissione dei diffusori mediante opportuni filtri digitali. Il vantaggio di una scheda audio virtuale sta nel fatto che, una volta impostato come dispositivo di default del nostro sistema operativo Windows o Mac, qualsiasi player che noi andremo a utilizzare, sia Foobar, JRiver o altri (anche filmati da You Tube), potrà essere sottoposto alla correzione. La scheda virtuale sarà compatibile con qualsiasi cosa appunto perché vista come scheda di default. Dei due, il programma per calcolare i filtri di correzione digitale nell'ambiente è il Dirac Live Calibration Tool. Vale la pena sottolineare che il Dirac Live opera a monte del convertitore D/A, al quale viene somministrato il flusso audio già corretto.

In condizioni di assenza di correzione, nella posizione d'ascolto arrivano delle riflessioni in fase che portano al rinforzo di certe frequenze e altre che arrivano contro fase creando invece delle cancellazioni, il software corregge la fase inviando dei segnali opportunamente sfasati in modo tale che nel punto d'ascolto i suoni arrivino con la fase corretta, pervenendo a una risposta in accordo con la curva target. La scheda virtuale non è conveniente farla agire dopo il DAC in quanto così dovrebbe ricampionare il segnale, elaborarlo e poi sottoporlo a un'altra conversione D/A atta a fornire il segnale analogico all'amplificatore e diffusori. E' un'operazione che non avrebbe alcun senso per cui viene fatta a monte del DAC. Uno dei grandi vantaggi del Dirac è la semplicità di funzionamento, è bene metterlo in risalto perché con altri sistemi concorrenti come il DRC, programma gratuito, sussiste la limitazione del singolo punto di misurazione invece dei nove del Dirac, ma soprattutto è anche molto complesso e difficile da configurare per il normale utente. Il nostro sistema è invece è di una semplicità assoluta di configurazione, dotato di impostazioni a prova d'errore, sarà molto difficile per esempio danneggiare i tweeter con degli sweep a volumi che non si è avuta la possibilità di calibrare correttamente prima.

Dirac Live implementa un sistema di calibrazione dei volumi sofisticato e di semplice attuazione, non sono necessarie specifiche cognizioni tecniche. La procedura consente di raggiungere un volume del segnale test ottimale per l'acquisizione, soprattutto non eccessivo e potenzialmente dannoso per i diffusori. Non si è obbligati a usare la medesima scheda audio per effettuare l'acquisizione e lo sweep, questo significa che noi possiamo adoperare il nostro DAC connesso in USB e al contempo un microfono collegato a un'altra scheda audio. Con altri software questo non è possibile perché altrimenti si verificano dei problemi di sincronismo. Per chi ne fosse sprovvisto è consigliato l'acquisto di un microfono USB "Plug and Play", per esempio il MiniDSP UMIK-1 che costa intorno ai 100 euro già sdoganato e trasportato in Italia, completo di file di calibrazione. Si tratta di un dispositivo autonomo che viene collegato in USB, non c'è alcuna configurazione da fare, basta connetterlo e immettere il file di calibrazione quando il programma lo richiede.

Sulla prima pagina "Sound System" si seleziona la configurazione del sistema, la scheda audio di riproduzione del segnale test e la frequenza di campionamento per la quale desideriamo creare i filtri, possiamo scegliere tra 44.100, 48.000, 88.200 e 96.000 Hz in modo tale che qualsiasi sia la frequenza di campionamento scelta ci sia il filtro adatto. La nuova versione della Suite Dirac che uscirà a breve (ci sarà un aggiornamento gratuito per chi lo acquista adesso o per chi lo ha già acquistato un anno fa) avrà il supporto per le frequenze sino a 192 kHz. Si prosegue in cascata dal menu a sinistra per accedere alla seconda pagina, riguardante la configurazione del microfono. Qui viene richiesto di selezionare il dispositivo e canale di registrazione, dopodiché si carica il file di calibrazione del microfono, nel caso della demo un XTZ Audio. Ovviamente si può usare qualsiasi microfono.

La pagina successiva "Output & Levels" è relativa alla calibrazione dei livelli. In alto troviamo due cursori lineari di "Input Gain" e Output Volume", più in basso troviamo due barrette di "Level" che indicano il livello del segnale ripreso dal microfono. La schermata è molto importante e consente di regolare il volume al quale noi faremo gli sweep di misura. Come funziona? Abbiamo due possibilità: la prima consiste nel variare il guadagno del preamplificatore microfonico, dal comando "Input gain", mentre con la seconda (Output Volume) si regola il livello d'uscita del segnale test che va all'amplificatore. Per evitare di stressare troppo i diffusori, si consiglia di tenere i cursori a circa tre quarti della loro corsa. Più sotto, nella barra "Level", c'è una zona verde da tenere bene sott'occhio una volta attivato il segnale test, in questo caso rumore bianco. Il livello ottimale si raggiunge quando l'indicatore si posiziona all'interno di questa zona verde, meglio se a metà.

In corso di calibrazione, se si aumenta al massimo il volume del microfono (Input Gain) si rischia di andare in clipping digitale durante gli sweep, viceversa, se si diminuisce troppo si otterrà un segnale eccessivamente basso, il quale che non sarà in grado di mandare il risonanza la stanza. Inoltre il rapporto tra il segnale e il rumore non sarà adeguato, con il rischio che la misura possa essere condizionata dal rumore ambientale. La cosa più importante è non esagerare con il guadagno per preservare il funzionamento corretto dei diffusori, metterli al riparo da danni agli altoparlanti e non far andare in distorsione il microfono, soprattutto se utilizziamo un modello economico tipo il Behringer ECM8000 et similia.

Un modo corretto di procedere è quello di mettere al minimo il volume dell'amplificatore, l'Input Gain e l'Output Volume a un livello medioalto e poi aumentare gradatamente il volume sinché vedremo l'indicatore posizionarsi nella zona verde. Per fare la calibrazione del volume bisogna mettere il microfono nel primo punto di misura, quello centrale coincidente con la posizione d'ascolto. Nell'utilizzo base le posizioni del microfono sono già stabilite, indicate da una mappa presente nella pagina "Measurements" che contempla tre situazioni tipo d'ascolto: "Chair", "Sofa" e "Auditorium". A seconda dell'impianto, del posizionamento, del tipo di microfono ci sono altri trucchetti da mettere in opera per utilizzare al meglio il software, seguendo comunque la mappa base si è già a buon punto. La posizione centrale va individuata con precisione e dev'essere perfettamente simmetrica sulla linea mediana congiungente i diffusori, in questo caso è richiesta una grande accuratezza in quanto sarà registrata anche la più piccola differenza nella posizione reciproca dei diffusori, per esempio in senso antero-posteriore, con i conseguenti lievi ritardi che poi il Dirac sarà chiamato ad allineare. Se la posizione del microfono non è meticolosa, il programma interpreterà l'imprecisione come una differenza di sensibilità tra le due casse, abbassando il volume di quello riconosciuto più sensibile. A parte la prima, nelle misure successive si potrà essere relativamente più approssimativi.

Per le configurazioni "Chair", "Sofa" e "Auditorium" vengono mostrate varie angolazioni visuali che mostrano gli sfalsamenti dei vari punti di posizionamento del microfono, c'è quindi una vista dall'alto, una vista frontale e una obliqua. Un aspetto da tener presente è che, per quanto riguarda la poltrona, occorre avere almeno un cubo di un metro entro il quale lavorare mentre quello mostrato in figura è inferiore, analogo ragionamento per la configurazione divano. Considerato che il software deve essere messo in grado di valutare le differenze di comportamento nelle varie posizioni, non si deve maniacalmente cercare di avere una correzione la più accurata possibile facendo le acquisizioni su un cubetto di volume, dove io metto solo la testa e non mi muovo più.

Così si è convinti di ottenere il massimo della correzione, in ottemperanza al principio generale che più piccola è l'area che individuo e migliore è la correzione stessa. In realtà questo concetto è sbagliato poiché bisogna dare agio al software di conoscere il comportamento generale dell'ambiente. Nel corso della demo la configurazione prescelta è stata "Auditorium". Selezionato il tipo di misura si prosegue effettuando le nove spazzolate di frequenze nei punti di ripresa indicati dalle mappe, l'area di misura può essere allargata o ristretta a piacere, sempre però nella soddisfazione dei nove punti di ripresa. Come sappiamo, gli spostamenti hanno conseguenze diverse a seconda della frequenza in gioco, alle basse frequenze la lunghezza d'onda è talmente lunga che uno scarto di un passo non cambia nulla. Situazione inversa invece all'estremo delle alte frequenze, dove le lunghezze d'onda sono piccolissime e le variazioni della risposta in fase notevoli per piccoli spostamenti.

Per motivi di tempistica, nel corso della dimostrazione è stato lanciato un solo sweep e non i nove previsti dalla procedura completa. La sequenza prevede il lancio di tre sweep per ogni acquisizione allo scopo di esaudire il sincronismo. Come vediamo nell'immagine 9 la prima spazzolata di frequenze e l'ultima risultano uguali, mentre quella centrale è diversa: canale sinistro, canale destro e poi si ritorna al sinistro. Questa tecnica dà la possibilità al software di utilizzare una scheda audio diversa per il microfono, nel nostro caso l'XTZ Audio USB con scheda A/D incorporata, e per emettere lo sweep. Fatte le nove misure si preme il pulsante "Proceed" per generare i filtri che verranno applicati al segnale per la opportuna correzione ambientale. Sul grafico 10 appaiono con evidenza i danni che l'acustica della saletta ha provocato su quanto emesso dai diffusori, il layout è stato calcolato su una media di nove riprese. Si possono osservare una serie di irregolarità nella risposta, molto più severe in gamma bassa e tendenti a diventare più piccole man mano che si procede verso le frequenze più alte.

La zona più critica appare quella tra 30 Hz e 350 Hz, è bene ribadire che le perturbazioni non assolutamente ascrivibile alle GR Delta ma a tutta una serie di eventi acustici concomitanti (risonanze e riflessioni) provocati dal locale d'ascolto. Emerge un susseguirsi di picchi e buchi dove i 30 Hz sono esaltati di oltre 10 dB, poco meno i 42-43 Hz (circa 10 dB) cui segue un profondo buco centrato su 50 Hz di 15,7 dB sul canale sinistro mentre il destro alla stessa frequenza mostra un'attenuazione minore, solo 4,7 dB. A 60 Hz si evidenzia un picco di addirittura 20 dB, seguito da altre irregolarità che diventano molto piccole oltre i 350 Hz. E' lapalissiano che in queste condizioni parlare di ascolto Hi Fi è un eufemismo, anche disporre di un impianto ben allestito da svariate migliaia di euro a nulla serve se poi l'ambiente ci butta tutto per aria.

Per la correzione abbiamo una curva target preimpostata dal sistema che aderisce alla ben nota curva di Møller, si tratta di un target "intelligente", che rileva e tiene conto dei limiti di estensione del diffusore. In ogni caso possiamo intervenire sulla curva e i limiti di banda della correzione, agendo su dei trigger point creabili a volontà lungo la curva. Queste "maniglie" si possono tirare a piacimento per modificare la curva target in maniera pressoché illimitata. Il grafico può essere ingrandito sino a ben 900 volte. E' opportuno non estendere forzatamente l'estensione sulle basse frequenze, laddove cioè il diffusore non è in grado di arrivare, questo è uno degli errori che il Dirac evita di far commettere, insieme ai livelli. Restringere l'ambito ha invece un senso qualora, per esempio, si vogliano escludere dalla correzione certe frequenze sulle quali non si ritiene di dover intervenire. Il software consente di salvare e utilizzare le diverse curve memorizzate, per salvare il filtro generato bisogna cliccare sul pulsante "Save Filter" e dargli un nome.

L'utilità di intervenire sulla curva "fisiologica" di Møller può sussistere nel caso si voglia arrotondare un emissione un po' frizzante sugli acuti oppure se si è abituati, come spesso avviene negli ambienti domestici, a sentire le basse frequenze globalmente esaltate a causa delle risonanze. E' utile ricordare che il Dirac nel togliere il rimbombo può privare il suono di quel punch o falsa pienezza che prima si avvertiva, chi ne avesse nostalgia può aumentare un po' il livello della gamma bassa per conferire al suono una sensazione di maggior corposità, salvo magari accorgersi nel tempo che quella era una falsa sensazione e che il basso più corretto è quello che si ottiene dopo il processamento del segnale. Per ottimizzare la curva si preme il pulsante "Optimize", l'operazione verrà completata in qualche secondo o qualche minuto a seconda della potenza di calcolo del processore del nostro PC.

E' evidente che la correzione non può essere perfetta al 100%, oltre un certo livello non si riesce ad andare e il programma lo evidenzia, ma in ogni caso il risultato sonoro si può rivelare entusiasmante. Oltre alla risposta in frequenza e alla fase il programma ottimizza anche la risposta all'impulso, che alla vista dovrebbe avvicinarsi il più possibile a una retta, teoricamente di ampiezza infinitamente grande e durata infinitamente piccola. Il Dirac Live può migliorare molto anche la risposta all'impulso, questo però dipende anche dal diffusore, i sistemi planari solitamente hanno una risposta intrinseca all'impulso molto buona. Nel nostro caso notiamo che c'è un beneficio, anche se non eclatante, nell'ampiezza e nello spessore, compresa l'eliminazione di un post ring presente nella risposta non corretta. Con altri diffusori, medesimo test, si vede all'inizio una risposta all'impulso molto più bassa che dopo la correzione migliora in maniera drammatica. Il Dirac avrà il suo massimo effetto se le casse vengono posizionate in ambiente nel modo più favorevole possibile per raggiungere una discreta linearità. Una cosa valida in generale che riguarda il posizionamento dei diffusori è collocarli a distanza diversa dalle pareti (pur rispettando la loro simmetria nel punto d'ascolto), in modo tale che le frequenze che andremo a eccitare saranno diverse una dall'altra mentre con una simmetria perfetta avremo un raddoppio secco dei problemi.

Ci si avvicina a grandi passi verso la prova d'ascolto, fatta sulla curva target impostata di default dal programma. Ascoltiamo due brani dall'album "ink." di Livingston Taylor e il celeberrimo Hotel California degli Eagles. L'ascolto è stato condotto inizialmente senza la correzione Dirac, attivandola a un certo punto della riproduzione. Dopo alcuni secondi si è ritornati all'inizio dello stesso brano, sentendolo con la correzione attivata. Viene scelto come prima song "Hallelujah, I Love Her So", un bell'attacco di contrabbasso cattura l'attenzione sulla gamma inferiore, all'entrata della voce ci si concentra invece sulla gamma centrale. Sul mio personale cartellino la differenza tra il "senza" e "con" va oltre le aspettative, la gamma bassa alla commutazione appare si smagrita ma con un netto vantaggio i termini di intelligibilità e articolazione, sembra essere uscita dalla brodaglia in cui era immersa per diventare estremamente lucida. Senza la correzione la prestazione è monocorde, sembra insistere sempre sulla stessa nota sporcando tutta la gamma riprodotta. Le medie frequenze brillano di luce propria grazie all'assenza di mascheramento dato dalle stazionarie in basso. Secondo brano lo stupendo "Isn't She Lovely", povero di basse frequenze e perciò adatto a dirigere l'attenzione sulle medio-alte.

Si potrebbe pensare che l'effetto ripulitura sul medio-alto sia conseguenza della correzione in gamma bassa, questa canzone ci mostra che non è così, i miglioramenti vengono lo stesso percepiti nelle gamme di pertinenza e si estrinsecano in suono arioso, focalizzato, dove prima risultava intubato, un po' inscatolato e carente in tridimensionalità della scena, in generale la prestazione fa dei notevoli passi nella direzione della precisione d'ascolto. Con un occhio ai grafici e le orecchie tese all'ascolto si può dire che i benefici sono inversamente proporzionali all'altezza della frequenza: grandi sulle basse e relativamente meno importanti man mano che si procede verso il limite superiore.

Ho notato con piacere che le mie impressioni coincidevano con quelle dei presenti, una dimostrazione lampante di come le sensazioni percepite tendano a uniformarsi nel panel di ascoltatori sotto lo stimolo di differenze evidenti. La Dirac Live Room Correction Suite compie un grande lavoro di ripulitura sul suono, ogni setup, ogni diffusore potrà così manifestare le sue autentiche qualità senza elementi di inquinamento esterni che possano comprometterne la valenza. In sintesi, il Dirac Live migliora l'immagine acustica, la trasparenza, rende le voci più intellegibili, produce bassi più controllati, abbassa di molto la fatica d'ascolto, esalta la timbrica rimuovendo le risonanze modali dell'ambiente e contrastando le prime riflessioni. Ultimo ma non ultimo, va preso in seria considerazione l'improvement sulla risposta all'impulso.

Il software costa 389 euro, può essere acquistato direttamente dalla Dirac Live, oppure presso Bit4Sound, unico rivenditore autorizzato qui in Italia che lo vende allo stesso prezzo ma con il vantaggio di fornire un'assistenza tramite connessione remota e telefonica. E' assicurato il supporto durante l'installazione e la configurazione senza alcun aggravio di spesa. E' possibile scaricare la versione trial dal sito e provarla per due settimane prima di un eventuale acquisto.

Alfredo di Pietro


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