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 Duevel Enterprise Riduci

 

 

 

INTRO

 

Insieme all'amore per la musica il propellente di ogni avventura nel campo della riproduzione audio è il desiderio di abbandonare strade già largamente battute per avventurarsi in altre meno note. Non che la diffusione omnidirezionale sia una mosca bianca ma è apodittico che la stragrande maggioranza dei sistemi a disposizione dei cultori audio sono direzionali. E' una rotta che solo pochi progettisti e aziende hanno voluto intraprendere per via della sua complessità. E' difficile progettare/produrre dei riflettori efficaci, in grado di non compromettere le qualità dei driver nella loro opera di sparpagliarne in modo omogeneo le onde sonore, ancor più arduo è realizzare degli altoparlanti omnidirezionali, cioè che emettono direttamente a 360° senza l'aiuto di dispositivi che lo facciano per loro (un illustre esempio è la produzione della tedesca MBL).

La gamma bassa al di sotto di un certo limite ha un comportamento omnidirezionale in tutti i sistemi ma, con il salire della frequenza, la distribuzione del suono nello spazio tende a incanalarsi in lobi più o meno ristretti a seconda delle caratteristiche degli altoparlanti e del mobile. Un sistema omnidirezionale invece ha la facoltà di conservare la dispersione a 360° a qualsiasi frequenza del range udibile, dalle più bassa alla più alta. Non voglio essere "talebano" deponendo per la superiorità dell'una o l'altra filosofia ma da audiofilo curioso e fondamentalmente attento alle possibili "interpretazioni" sonore posso però affermare che, in base alle mie esperienze d'ascolto, le due diverse correnti progettuali producono risultati diversi ed egualmente validi.

La diffusione omnidirezionale piuttosto che la direttiva non deve essere vista come il diavolo e l'acqua santa, vale a dire un pregio o un difetto in assoluto, ma valutata nel diverso tipo di sensazioni cui si vuole giungere, assodato che un'Hi Fi del tutto affrancata dal My Fy è semplicemente una chimera ancora oggi irraggiungibile. Per alcuni appassionati sentirsi avvolti dalla musica dimenticando che si è di fronte due diffusori può essere un'esigenza irrinunciabile, così come per altri al primo posto deve esserci la chiarezza, la focalizzazione lancinante. La questione non è di lana caprina ma condiziona in maniera importante il modo di ascoltare. Chi conosce bene le due filosofie sa che non si tratta di piccole differenze ma un modo realmente alternativo di percepire la musica in ambiente.

Annette e Markus Duevel

Annette e Markus Duevel sono rimasti affascinati da questo modo di riprodurre i suoni e ne hanno fatto il loro vessillo, dopo un inizio nel campo dei sistemi direttivi. Nel 1987 Markus consegue la laurea in ingegneria elettrica presso l'Università di Osnabrück e un anno più tardi fonda la "Duevel Lautsprecherbau". Dopo vent'anni d'impegno Annette e Markus hanno sentito il desiderio di un approccio più soddisfacente alla riproduzione, l'evoluzione nel tempo dei loro sistemi non è bastata a renderli completamente soddisfatti e hanno individuato nei sistemi omnidirezionali quelle prerogative che potessero portare a un significativo passo in avanti nel parametro del realismo. Markus Duevel si è guadagnato la fama di perfezionista e indefesso ricercatore concentrandosi sulla messa a punto di una tromba a emissione radiale, oggi diventata il suo biglietto da visita. Sin dall'inizio della sua attività ha riposto molta fiducia negli altoparlanti caricati a tromba, convinto che la loro alta sensibilità, capacità dinamica e risoluzione rappresentassero dei vantaggi fondamentali per conseguire la tanto agognata verosimiglianza.

Dopo i primi esperimenti (poco incoraggianti per la verità) il suo sistema ha via via beneficiato di driver più potenti, un approfondito studio sulle dimensioni e foggia della tromba e del relativo dispositivo diffusore ha permesso di centrare l'obiettivo di un'emissione che stemperasse appena l'estrema focalizzazione, tipica del caricamento a tromba, senza l'intrinseca "debolezza" dei comuni sistemi radianti radiali. Si trattava di una soluzione innovativa dove per i driver attingeva al campo professionale mentre merito suo è lo speciale filtro crossover a due vie, progettato con una grande attenzione alla linearità della fase. Nasceva così nell'ormai lontano 1997 lo "Jupiter", primo prototipo di diffusore a tromba radiante radiale basato sul sistema omnidirezionale proprietario "Horndesign", una soluzione ispirata a principi diversi dalla diffusione diretta e che aveva costretto ad approfondite ricerche in merito: non indifferenti difficoltà infatti si dovettero affrontare per individuare la curvatura ottimale da conferire alla corta e larga tromba, di pari passo alla realizzazione di un adeguato riflettore.

I successivi modelli "Bella Luna" (1998) e Venus (2000) beneficiarono dell'evoluzione tecnologica riguardante materiali e driver, questo a dimostrazione che in casa Duevel non si dormiva certo sugli allori. La ricerca proseguiva costante, furono presi in considerazione altoparlanti con potenti magneti in neodimio di nuova generazione che condussero al radicale rimaneggiamento del modello Jupiter. Anche la ricerca sul filtro divisorio non accusava battute d'arresto: un nuovo progetto, insieme al crossover appositamente sviluppato e altoparlanti accuratamente abbinati, sfociarono nella nascita del modello top di gamma "Sirius". Durante tutti questi anni la Duevel ha dovuto combattere contro vari pregiudizi, il mondo della riproduzione sonora è talvolta accanitamente settario e i detrattori sia della concezione omnidirezionale che delle trombe non mancano, come per fortuna non ne mancano i sostenitori. A quest'ultima categoria senza dubbio appartiene la Duevel di Annette e Markus, ditta tedesca sita nella bella cittadina di Bohmte della Bassa Sassonia, circondario rurale di Osnabrück.

 

 

LE DUEVEL ENTERPRISE

 

 

Diffusore Omnidirezionale 2 vie Bass reflex

Woofer: Diametro 170 mm

Magnete in Ferrite: Diametro 100 mm

Cono in carta

Sospensione in gomma

Cestello in pressofusione

Tweeter a tromba:

Diaframma in Titanio: Diametro 25 mm

Magnete in Ferrite: Diametro 80 mm

Filtro Crossover a Fase Lineare

Impedenza: 4 Ohm

Sensibilità: 87 dB/w/m SPL

Potenza sopportabile: 60 Watt RMS

Dimensioni: Larghezza 300 mm - Profondità 200 mm - Altezza 830 mm

Peso: 15 Kg

Garanzia: 2 Anni

 

Prima di passare al vaglio le protagoniste della nostra prova, sento il dovere di ringraziare due persone che hanno reso possibile questa recensione, parlo di Markus Duevel e Luca Righetti. Il primo, pur trovando in me un semplice appassionato, ha subito appoggiato il mio desiderio indirizzandomi all'azienda distributrice in Italia del marchio: la Mondo Audio di Dalmine in provincia di Bergamo. Il secondo è Luca Righetti, titolare della Mondo Audio, che ha accettato la mia proposta e dopo pochi giorni un paio di Enterprise versione Rosso Ferrari laccato sono giunte a casa per la prova.

L'attuale produzione Duevel vede affiancati ai modelli realizzati secondo la tecnologia "Horndesign": Sirius, Bella Luna Diamante e Venus, due creazioni più economiche pensate per coprire la fascia di mercato "Affordable". Con il lancio nel 2006 delle "Planets" e delle "Enterprise", presentate ufficialmente a Monaco di Baviera nel Maggio 2012, un maggior numero di appassionati oggi può avvicinarsi al mondo Duevel anche se con soluzioni tecniche diverse dalla prestigiosa "Horn Radial Radiating".

 

Così nelle Planets il compito di diffondere a 360° viene assolto da due sfere metalliche cromate di diversa grandezza poste al di sopra di mid-woofer e tweeter mentre nelle Enterprise i dispositivi riflettori sono diversamente configurati per i due altoparlanti: un aguzzo cono a superficie curva per il tweeter a tromba, sormontato da un largo piattello recante il nome del marchio e modello e un altro dispositivo dedicato al mid-woofer, invero di difficile descrizione. Adoperando un po' di fantasia possiamo dire che la sua forma ricorda quella della valvola di un idrante piuttosto che un volante a quattro razze di un auto d'epoca o ancora un fornello a gas da campeggio. L'allusione "ufficiale" è comunque quella alla nave stellare USS Enterprise della saga Star Trek.

I due riflettori fanno parte di un unico pezzo, rimovibile e posizionabile con facilità, collegato al mobile tramite quattro tubi in carbonio dove il gruppo va a innestarsi mediante quattro tappini di gomma. Il carbonio è un materiale piuttosto costoso ma noto per la sua rigidità e insensibilità alle vibrazioni. I due driver sono accolti nel baffle superiore del mobile in MDF, largo 30, profondo 19,5 e alto 83 cm, ben rifinito e disponibile nelle livree laccata lucida bianca, nera o "Rosso Ferrari".

La disposizione degli altoparlanti non ricalca quella dei modelli superiori, vale a dire sovrapposti sullo stesso asse verticale e non interferenti tra loro orizzontalmente. E' una condizione che obbliga i riflettori a essere affiancati più o meno sullo stesso livello, come avviene per le Planets, anche se in queste le due sfere sono a livelli diversi di altezza. Com'è facile comprendere si tratta di un'opzione che rende l'emissione delle Enterprise non perfettamente omnidirezionale a tutte le angolazioni e richiede un minimo di cura nel posizionamento in ambiente, ma questo è un aspetto che vedremo meglio parlando del Diagramma Polare.

L'altoparlante deputato alla riproduzione dei medio-bassi è il mid-woofer SB Acoustics SB17NRXC35-4, un bel componente dotato di un complesso magnetico del diametro di ben 10 cm, davvero notevole se pensiamo che quello effettivo della membrana (misurato da centro a centro della sospensione esterna in gomma butilica) è di 12,5 cm.

Il cestello in alluminio pressofuso è dotato di sei razze di buon spessore affiancate due a due, ben aerodinamico come avviene sempre più di frequente vedere nell'odierna componentistica. Il materiale di cui è costituito il cono è proprietario, fatto a base di fibre naturali "made in house", la sospensione esterna in gomma a basso smorzamento, unitamente al generoso complesso magnetico, produce un'ottima risposta ai transienti.

L'effettiva validità di tale soluzione è risaltata nel corso della prova d'ascolto. Altre "preziosità" di questo notevole componente sono il supporto della bobina mobile in fibra di vetro, materiale non conduttivo che assicura uno smorzamento minimo, il manicotto di rame che riveste il polo centrale con funzione antinduttiva/antidistorsiva, il cablaggio in argento e il foro di decompressione visibile sulla piastra esterna in ferro dolce.

Un'occhiata alla risposta in frequenza dell'SB17NRXC35-4 ci mostra come l'estensione in alto raggiunga agevolmente i 10 KHz, con un comportamento molto lineare sino a quasi 4000 Hz. Oltre tale limite cominciano a manifestarsi i primi fenomeni di "Break-Up" della membrana, ben visibili alla risposta con un brusco aumento del livello di emissione e la comparsa di evidenti irregolarità nella risposta in asse che si acutizzano nel fuori asse. Come vedremo più avanti nelle misure, il progettista è stato avveduto facendo lavorare il componente nell'ambito della sua zona lineare.

Per le alte frequenze Markus Duevel è rimasto fedele al suo primo amore, non si è quindi astenuto dal dirimere la sua scelta su un tweeter a tromba, candidando un modello della tailandese P.Audio System, precisamente il PHT-407T da 8 Ohm. Niente link né datasheet, i più curiosi rimarranno delusi ma questo modello non esiste nel catalogo della P.Audio, si tratta probabilmente di un componente custom approntato appositamente per le Enterprise.

Ho contattato Dom Theeraphan della casa produttrice che si è dimostrato all'inizio molto disponibile, ma alla mia precisa domanda se il PHT fosse prodotto anche con la cupola in titanio mi ha risposto che al momento nella lista standard non esisteva se non la versione in materiale fenolico. Ventilava comunque la possibilità (pensando che servisse a me) di montare un diaframma in titanio adoperato in un altro modello. Quando però  gli ho detto il vero motivo della mia curiosità non si è fatto più sentire. A Markus Duevel avevo chiesto di fornirmi il layout circuitale del filtro crossover e altre info sulle sue Enterprise ma anche lui si è chiuso in un silenzioso riserbo. A dirla tutta su questo componente c'è un po' di confusione se è vero, come e vero, che lo stesso progettista lo ha individuato con la sigla "PHT-406T" mentre in realtà una volta smontato il driver ho trovato una scritta recante "PHT-407T".

Si sa, noi recensori sovente ci trasformiamo in segugi, anche un po' rompiballe :-), mai per ficcanasaggine ma per amore della verità. Una cosa è certa: questo tweeter suona molto bene, lucido, pulito e molto incisivo senza diventare mai aggressivo. La Duevel ha realizzato una costruzione speciale (in polimero rinforzato con vetroresina) per la tromba associata al tweeter che, a detta di Markus Duevel, garantisce le migliori prestazioni sonore dal punto di vista omnidirezionale.

Dopo aver rimosso con facilità i due driver guadagno l'interno del diffusore, la cura costruttiva che si apprezza alla vista esterna si ritrova anche laddove non batte il sole. Il pannello superiore è costituito da un triplo strato di MDF di buon spessore complessivo, particolare anche il volume di carico, formato non da una cavità unica come avviene nella quasi totalità dei casi, ma da due comparti diversi comunicanti tra loro.

La faccia posteriore del mid-woofer affaccia infatti su una specie di lunga e stretta camera di precarico delimitata da quattro assi di MDF incollati al cabinet principale, l'onda sonora poi passa in un'altro volume, rivestito lateralmente con del bugnato di buon spessore, per poi finalmente essere emessa all'esterno tramite un portello del diametro di 5 cm posto sul fondo del cabinet.

Un 'altro asse di MDF è posto nel volume che sfocia all'esterno sempre incollato alla struttura principale. Il materiale assorbente interno è quindi limitato alle due strisce di bugnato poliuretanico che decorrono lungo le pareti laterali della camera che comunica direttamente con l'esterno e un altro foglietto posto sul fondo della prima camera. La svasata porta reflex è posta alla base del mobile, la sua distanza dalla superficie prospiciente (pavimento) rimane perciò costante, stabilita da quattro robusti parallelepipedi metallici alti qualche centimetro. Considerata la libertà di movimento che si può permettere un omnidirezionale è un espediente che rende la stabilità della gamma bassa abbastanza tetragona ai campi di postura.

Il rapporto tra il diametro di mid-woofer e porta vale 2,5. Il cablaggio interno prevede un conduttore da 14 AWG (2 mmq) diversamente terminato su tweeter e mid-woofer, sul primo troviamo dei pratici Fast-On mentre sul secondo i cavi sono saldati, ho dovuto quindi armarmi di saldatore per la rimozione e il successivo rimontaggio. E' probabile che in casa Duevel si ritenga inutile il bi-wiring/bi-amping sui propri diffusori, escludo peraltro che la scelta di dotare le Enterprise di una sola coppia di morsetti sia giustificata da un eventuale contenimento dei costi, visto che anche sui modelli di alta gamma è contemplata la soluzione monowiring. E' un'opzione che mi trova completamente daccordo: meglio spendere quanto preventivato per un cavo di maggior qualità piuttosto che raddoppiarne un altro di lignaggio inferiore.

La configurazione scelta per le Duevel non è quella parallelo, adottata nella stragrande maggioranza dei diffusori in commercio, ma serie. Tutti i modelli Duevel seguono questa filosofia. Gli altoparlanti perciò devono essere visti come parte integrante della rete crossover e non come elementi terminali.

Il crossover, di cui non dispongo lo schema circuitale particolareggiato, si trova subito a ridosso della vaschetta portacontatti, utilizza una componentistica di buona qualità con resistori e induttanze della Intertechnik, ben visibile un condensatore in polipropilene Audyn MKT da 2,2 μF 160 V con tolleranza al 5%.

Da notare i valori delle resistenze messe in campo per calmare i bollenti spiriti del tweeter a tromba e livellare la sua sensibilità a quella decisamente inferiore del mid-woofer.

 

 

CONSIGLI PER L'USO

 

Dopo aver avuto a che fare con i due colossi lettoni VEF Radiotehnika RRR FS Gold 500.1, prossimamente sulle pagine di Non solo audiofili, grossi e pesanti 40 Kg cadauno, i soli 15 Kg delle Enterprise sono stati per me davvero un dolce peso. Gli altoparlanti sono posti sul top del cabinet, purtroppo destinati a essere ricettacolo di polvere. Per spolverarli vi consiglio di dotarvi di un morbido pennello da fondotinta, tipo questo:

Evitate di usare cavi di potenza troppo rigidi e/o di diametro elevato, tipo Anaconda Gigante per capirci: i morsetti sono posti sul fondo del mobile, a pochi centimetri dal suolo, e potreste trovare molto scomodo o addirittura impossibile l'inserimento. Gli appassionati di bi-wiring/bi-amping si astengano, le Duevel sono in rigoroso monowiring. Negli spostamenti guardatevi bene dall'afferrarle dai dispositivi riflettori, possono facilmente staccarsi facendo cadere rovinosamente il diffusore a terra. Il posizionamento in ambiente non è critico ma per godere appieno delle voci e tutto ciò che ricade nella gamma centrale occorre un minimo di attenzione, questo avviene a causa di una certa asimmetricità di emissione data dal posizionamento dei driver e rispettivi riflettori. Nella mia sala d'ascolto ho raggiunto un buon equilibrio tenendo i diffusori paralleli alla parete di fondo, con i tweeter che guardano di lato. Bisogna prestare attenzione all'acustica della sala dove le Enterprise suoneranno, se troppo assorbente vanificherà gli intenti di ogni omnidirezionale, e quindi anche delle nostre Duevel Enterprise. E' risaputo che la riproduzione di un qualsiasi diffusore è fortemente influenzata dall’ambiente, a maggior ragione lo sarà per un sistema che emette a 360°. Un omnidirezionale posto a suonare in ambienti troppo sordi (specialmente per quanto riguarda le pareti laterali e posteriore) si comporterà in modo pressoché analogo a un diffusore a radiazione diretta dato che le riflessioni vengono in gran parte soppresse.

 

 

LE MISURE

 

Setup di misura:

 

Microfono Superlux ECM 999

Alimentatore Phantom Behringer Micro Power PS400

Calibratore PCE-SC41 in classe 2

Multimetro TRMS PCE-UT 61E

PC Notebook HP G62

Scheda audio E-Mu Creative Pre Tracker USB 2.0

Preamplificatore Rotel RC 06

Finale di potenza Rotel RB 1070

Jig per il modulo e argomento d'impedenza autocostruito

Voltage probe con attenuazione di 20 dB per la rilevazione in Dual Channel

Cavo di potenza Supra Ply 3.4 S

Software di misura: Arta - Limp - Steps

La risposta in frequenza dell'Enterprise è stata rilevata secondo la metodica del "Free Field Response", una tecnica che prevede due tipi misure: una eseguita a un metro di distanza con una finestra temporale sufficiente a tenere fuori le prime riflessioni (Far Field) e un'altra in campo vicino del woofer e porta reflex, le cui emissioni vanno poi debitamente scalate e sommate. Non essendoci un tweeter che emette frontalmente ho regolato l'altezza del microfono in modo che puntasse sul gruppo riflettore. Questa misura, tanto più che stiamo parlando di un omnidirezionale, mostra soltanto una fetta di una realtà notevolmente più complessa, fatta di suono si diretto ma con l'ampia partecipazione delle riflessioni ambientali. E' comunque significativa dell'impostazione tonale che il diffusore esprime. Si nota una buona estensione delle basse frequenze, la risposta è regolare sino a circa 1 KHz, se si eccettua una piccola deflessione sui 200 Hz che ad ogni modo non disturba più di tanto. Superata la soglia dei 1000 Hz l'andamento diventa più tormentato e soffre di un certo sottoslivellamento rispetto alle medio-basse di 2-3 dB. Dopo i 3500 Hz il livello risale ma rimane piuttosto accidentato, sull'estremo alto c'è un picco ben visibile tra i 10 e i 15 KHz.

Per la prima volta introduco nel mio pool di misure la risposta sull'asse verticale, rilevazione che non può mancare in un omnidirezionale per valutarne l'emissione a seconda dell'altezza. Il sopraslivellamento già visto in asse tra 10 e 15 KHz, col crescere dell'angolazione tende ad appianarsi, oltre i 15° la gamma alta si riequilibra, a 45° si ottiene una discreta linearità, turbata però da una serie di quattro picchi e avvallamenti che si susseguono a 6700, 8700, 11000, 13300 Hz (picchi) e 7700, 9700, 12000 (buchi).

Esaminando la risposta in campo vicino del midwoofer SB Acoustic possiamo fare alcune osservazioni interessanti. A 38,5 Hz c'è un profondo e aguzzo buco, si tratta della frequenza in cui il sistema reflex risuona partecipando in massima parte all'emissione mentre il woofer vede grandemente ridotto il suo livello. E' un indice ancora più preciso del modulo d'impedenza per conoscere l'effettiva frequenza di accordo (Fb) di un diffusore bass reflex. Tre depressioni di entità decrescente si manifestano a 200, 400 e 600 Hz, le ritroviamo appena accennate nella rilevazione fatta dalla SB Acoustic su pannello I.E.C. Il filtro crossover ha un comportamento particolare: attenua il livello di emissione sino quasi ad azzerarlo a 4000 Hz ma dopo tale limite si verifica una risalita che tocca il suo massimo tra 6000 e 7500 Hz (12 dB sotto l'emissione media in banda utile). Un evento simile, ma di minor entità, si verifica tra 8600 e 10300 Hz. L'andamento è conseguenza della risposta elettrica del filtro.

La risposta in Near Field della porta reflex mostra la classica gobba, posta in questo caso tra 30 e 60 Hz circa, e un picco isolato poco oltre i 200 Hz (223 per l'esattezza). Modesti i residui di emissione in gamma media dopo gli 800 Hz.

E' piuttosto facile ricavare la risposta elettrica del filtro crossover: basta prelevare il segnale dai morsetti di ogni trasduttore collegato al filtro, facendo attenzione ad applicare un segnale test dal voltaggio abbastanza basso da non bruciare l'ingresso della scheda audio. Il grafico è ottenuto con la nota tecnica dell'overlay, tensione applicata circa 500 mV. L'incrocio elettrico è posto a 2644 Hz, le pendenze sono del secondo ordine per il midwoofer (-11, 23 dB tra 2 e 4 KHz) mentre il tweeter mostra una doppia pendenza: circa 6 dB sulle frequenze più alte (20000 - 1650 Hz) e circa 12 al di sotto dei 1650 Hz.

All'Energy Time Decay in poco più di un millisecondo l'energia dell'impulso iniziale decade di oltre 47 dB. Dopo sopravviene l'energia di ritorno ambientale.

La rappresentazione delle caratteristiche di decadimento nel tempo della risposta all'impulso vengono analizzate nei due ambiti delle frequenze riprodotte da mid-woofer e tweeter. Per quanto riguarda il medio-basso la ripresa è stata effettuata in campo vicino per quasi annullare le risonanze e riflessioni che restituisce l'ambiente, inutilizzabile infatti sarebbe stata la ripresa in campo lontano in considerazione del tempo di gating necessario per l'analisi delle frequenze medie, questo se non si ha la fortuna di poter usufruire di una camera anecoica. Diverso il discorso per le alte che abbisognano di un gate molto più corto avendo un periodo di minor durata rispetto alle frequenze inferiori. Con una finestra temporale di quasi 26 millisecondi il mid-woofer esibisce una risonanza centrata a 2000 Hz.

La tecnica del Burst Decay si basa sull'invio al diffusore di una serie di impulsi sinusoidali di cui viene analizzato il decadimento per cicli, è una metodologia diversa dal Cumulative Spectral Decay. Quest'ultima prende in considerazione il decadimento temporale dell'impulso iniziale applicato al DUT (Device Under Test) (nel nostro caso le Enterprise) e non il protrarsi dei cicli nel tempo. Si generano due situazioni opposte nelle varie gamme, estremizzando le basse frequenze hanno un minor numero di cicli nell'unità di tempo ma un tempo di decadimento piuttosto lungo a causa della struttura fisica dei trasduttori deputati a riprodurle. Al contrario le alte manifestano un decadimento molto breve ma un numero di cicli superiore nell'unità di tempo.

Il tweeter a tromba PHT-407T ha un decadimento rapido, gli bastano poco più di 3,5 millisecondi per smorzare la sua corsa.

Non inappuntabile invece il comportamento del tweeter a tromba al Burst Decay, piuttosto mosso nella zona dai 5 KHz sino al limite superiore dei 20 KHz.

Equilibrato il comportamento della coppia di Duevel nel mio ambiente al rumore rosa scorrelato. La distribuzione energetica è regolare, le frequenze basse sono ovviamente influenzate dai modi di risonanza e presentano i tipici picchi e buchi di comune riscontro in qualsiasi ambiente. Non vi è traccia invece del sottoslivellamento trovato sulle frequenze medie misurate in "asse" dal canonico metro di distanza, indice di una buona distribuzione spettrale. Dai 500 Hz in poi la risposta esibisce una buona linearità.

I diagrammi polari sono stati ottenuti sull'intero angolo giro di 360° a passi di 5°, microfono posizionato ad altezza gruppo riflettori. L'omnidirezionalità, nei limiti di una misura che prende in considerazione un'unica altezza dal suolo, è ben rispettata anche se con una simmetria imperfetta, dovuta all'interferenza tra i due dispositivi riflettori. Sebbene siano ben studiati, è inevitabile che la loro posizione porti a un'emissione non perfettamente regolare alle varie frequenze e sui vari angoli. All'angolo zero la Duevel aveva il mid-woofer posizionato a sinistra e tweeter a destra, si parte con i 400, 500 e 630 Hz, frequenze che subiscono una lievissima attenuazione nella ripresa dal lato opposto a fronte di una perfetta regolarità dei 180° a sinistra, area in cui il riflettore sovrapposto al mid-woofer emette libero da ostacoli. Si tratta invero di differenze molto piccole: solo 1 dB a 400 e 500 Hz che diventano 3 sui 630 Hz.

A partire dai 1250 Hz iniziano a manifestarsi delle irregolarità del lobo sinistro, il livello di emissione rimane lievemente a favore dell'emisfero di pertinenza del midwoofer tranne che a 1000 Hz. I 1250 Hz appaiono più regolari se visti dalla parte del tweter.

Perfettamente omnidirezionali i 2000 Hz mentre i 1600 Hz presentano due grossi buchi di -18 dB centrati sulle angolazioni simmetriche di 25° e 155°. Sono invece regolarissimi da 40° a 140° dal lato mid-woofer e sul versante opposto mostrano un'attenuazione dall'andamento piuttosto regolare da 60° a 125° che tocca il suo massimo a 90° con -6 dB.

Da circa 3000 Hz in poi la situazione si capovolge. Sul lato libero da ostacoli la risposta è molto piana, sul lato opposto invece inizia, parzialmente impacciata dal riflettore del medio-basso, a divenire vieppiù frastagliata.

Ancora più evidente il quadro in questo grafico dove vengono inglobate in overlay le risposte polari orizzontali a 12500, 16000 e 20000 Hz.

Eccoci giunti al momento delle prove di distorsione armonica dove entra in azione il software Steps, facente parte della triade Arta, Steps e Limp creata dal professor Ivo Mateljan. Le varie rilevazioni sono registrate a una distanza di 25 cm dall'altoparlante, adeguata a minimizzare le influenze ambientali come a evitare che il Superlux ECM 999 sconfini in una SPL a lui poco congeniale con un sostanzioso aumento della sua distorsione. In tal caso poco attendibili sarebbero le misure in quanto viziate dalla distorsione propria del microfono di misura.

Un driver di diametro limitato come l'SB Acoustic SB17NRXC35-4 non può fare ovviamente miracoli ma ha dimostrato di avere dei tassi di distorsione onorevolmente contenuti. Nel grafico vediamo una THD (Total Armonic Distortion) che dopo l'impennata iniziale sulle frequenze più basse scende progressivamente verso valori più consoni. Dal 10% dei 30 Hz si arriva al 2% dei 100 Hz, 0,5% a 200 sino all'assestamento su un molto buono 0,2% medio.

Il grafico in overlay della seconda e terza armonica ci mostra il confortante dato di una terza (quella che fa danno all'ascolto) sensibilmente più ridotta della seconda. La differenza tra le due raggiunge il massimo tra 700 e 1500 Hz.

La quarta e quinta armonica, ovviamente più contenute, hanno una condotta simile ma con un andamento più sincrono alle varie frequenze.

 

Anche il tweeter a tromba si comporta bene, la THD si trova sempre al di sotto dei -40 dB con una punta di -52,96 dB a 4758 Hz. La distorsione armonica totale coincide praticamente con la componente di seconda armonica, leggermente più elevata della terza, che è quella più nociva all'ascolto. A 3413 Hz la terza sprofonda a -59,65 dB mentre a 5500 Hz circa raggiunge il suo valore più alto: -54,24 dB. 

La Total Noise Distortion Measurement rileva la distorsione da intermodulazione definita mascherante, a mio parere è una di quelle che ha più immediato riscontro all'ascolto, in buona sostanza rende un indice delle capacità di articolazione, precisione e intelligibilità del sistema. E' un tipo di misura ideata dal laboratorio di AudioREVIEW. Le Duevel Enterprise sono un diffusore a due vie in cui un mediobasso dal diametro effettivo di 125 mm deve occuparsi di restituire le frequenze medie e basse, compito non certo facile che viene svolto degnamente dalle Enterprise. Anche alle frequenze più ime la distorsione non supera mai il 10%, attestandosi sul 2% a 100 Hz. Scende ulteriormente approssimandosi all'ambito medio ai due punti percentuali da 200 a circa 3000 Hz dove l'SB Acoustic cede il testimone al P.Audio. Come regolarmente avviene nei due vie la distorsione è molto più blanda sulle frequenze riprodotte dal tweeter, la Duevel non fa eccezione alla regola: da 4000 Hz sino all'estremo dei 20000 Hz siamo su un favorevole 0,4 - 0,5 percentuale.

Grazie al software Limp è stato possibile acquisire modulo e argomento d'impedenza. Il primo dei due picchi d'impedenza tipici del caricamento reflex è centrato sui 24,5 Hz e vale 25 Ohm, il secondo cade a 62 Hz raggiungendo i 37,3 Ohm. Al primo segue un caduta sino a 4,2 Ohm (36 Hz), al secondo un'altra sino a 3,64 (160 Hz), valore che rappresenta il minimo di modulo/massima condizione di carico vista dall'amplificatore. Entrambi i picchi sono preceduti da due consistenti rotazioni di fase positiva/negativa che superano abbondantemente angoli di 50°, rispettivamente +56,3/-53,8° e 48,5/64,2°. Oltre i 700 Hz l'impedenza risale gradualmente dai 4 Ohm a 700 Hz sino ai 12,13 a 3464 Hz. Si tratta di valori non preoccupanti per un amplificatore che sia degno dell'appellativo "Hi Fi", me ne accerto subito collegando il mio Trends Audio TA 10.2 il quale ha dimostrato un comportamento abbastanza disinvolto e discrete SPL in ambiente. 

 

  

L'ASCOLTO

 

Ho avuto la fortuna di ricevere una coppia di Enterprise già rodate, quindi niente rumore rosa riprodotto per ore, appena sballate suonavano già in maniera ottimale. Da qualche tempo ho preso la buona (credo) abitudine di ascoltare con attenzione il diffusore da testare prima di passare alle misure, nel caso delle Duevel ho potuto farlo subito, senza uggiose attese. Anche il posizionamento in ambiente è venuto immediatamente facile. Uno dei meriti degli omnidirezionali è il suonare bene senza lunghi e snervanti esperimenti di spostamenti e controspostamenti per calibrare la regione bassa dello spettro e la scena. Altra agevolazione, come dicevo nella parte descrittiva, è la porta reflex posta alla base del cabinet, una dislocazione che rende il reflex molto stabile, poco influenzato dalle pareti laterali e posteriore. Una delle pochissime accortezze da avere è il posizionamento simmetrico dei driver. Per capirci, evitate di mettere il diffusore destro (o il sinistro) con il tweeter che guarda verso la parete laterale e l'altro che, al contrario, ha il mid-woofer rivolto verso l'esterno. Orientate i diffusori in modo da avere entrambi i tweeter (o i mid-woofer) rivolti verso le pareti laterali, nella mia sala d'ascolto ho trovato migliore la prima opzione.

Altra cosetta da evitare è il disporre il diffusore con il lato maggiore (larghezza) perpendicolare alla parete di fondo. Il tipo di assetto scelto per trasduttori e riflettori nelle Enterprise è diverso dai modelli alti di gamma e suggerisce di seguire queste semplici regolette per ascoltare al meglio. Per le amplificazioni mi sono avvalso della mia attuale triade: finale di potenza Rotel RB 1070, Trends Audio TA 10.2 e l'ultimo arrivato in casa: l'ottimo finale di potenza High End EAM Lab PA 2150, raffinato e potente. La logica era quella di testare le Duevel con un correntoso finale con parecchi annetti sulle spalle, uno basato sul chip TA2024 dalla timbrica tersa e analitica anche se poco potente e ancor meno valente sui bassi carichi e, infine, un'elettronica che fosse insieme potente e timbricamente inappuntabile. Il mio preamplificatore Rotel RC 06 è stato utilizzato solo per l'ingresso phono nell'ascolto dei vinili mentre i file audio immagazzinate nel notebook HP G62, una volta convertiti dalla E-MU Pre Tracker USB 2.0 e M2 Tech HiFace DAC, sono stati inviati direttamente al finale, senza l'interposizione del preamplificatore.

Via allora con gli ascolti!

Il primo album che mi capita a tiro è lo stupendo "Letter from Home" del Pat Metheny Group. Non ci metto molto a capire che le Enterprise sono dei diffusori che privilegiano la sostanza senza volere a tutti i costi cercare il pelo nell'uovo. Rispettano il feeling dell'ascolto dal vivo soprattutto per l'immagine molto naturale che restituiscono. La elettrizzante "Have You Heard" che apre l'album viene consegnata con un buon equilibrio tonale, ottima amalgama tra gli strumenti. La musicalità, intesa come capacità di rendere "melodioso" e piacevolmente scorrevole il tessuto musicale senza impaccio alcuno al suo procedere, qui è pienamente rispettata anzi, mi pare proprio che sia uno dei suoi assi nella manica. In "Better Days Ahead" mi sciolgo in un brodo di giuggiole, amo molto Pat Metheny, grande chitarrista dalla tecnica strepitosa e dalla personalità solare, che sprizza gioia di vivere da tutti i pori. Belle le percussioni, piene e rotonde come corposo è il taglio timbrico generale che porta le frequenze mediobasse e basse a essere in leggera evidenza, ma non per questo invadenti. L'estensione nella regione inferiore dello spettro di queste Duevel è davvero notevole se considerata in relazione alle dimensione del mobile e diametro del mid-woofer.

Ascolto ancora Pat Metheny con "One Quiet Night" per esplorare più a fondo quelle sonorità che gravitano nel registro basso e che tanto trovo congeniali alle Enterprise. In "Song For the Boys" la chitarra baritono costruita per Pat dalla liutaia canadese Linda Manzer è ricca di armonici, nelle pennate non manca il senso del ritmo e di una musicalità disegnata con perizia. Con questo album si profila insomma un ascolto ad "alta godibilità" prima ancora che ad Alta Fedeltà. "North to South, East to West", altro brano tratto da questo ammaliante lavoro del 2003 dove la chitarra è l'unica voce in campo, ha un incedere più tranquillo e consente all'orecchio di indugiare sulla facondia armonica della registrazione. Le Duevel si comportano molto bene, il gran corpo di una chitarra baritono ripresa evidentemente da breve distanza è palpabile, non soffre di assottigliamenti di sorta.

Si passa a qualcosa di decisamente più cervellotico con "Ionisation" di Edgar Varese, brano amatissimo da Frank Zappa che dichiarò di aver ascoltato il disco sino a ridurlo in polvere. Più che per il suo indiscutibile valore musicale e la nostalgia (da ragazzo suonavo le percussioni) il brano è un ottimo test per il comportamento sui transienti, la dinamica e la capacità di risoluzione. La notevole definizione di cui sono capaci entrambi i driver viene un po' smussata dalla diffusione omnidirezionale. Non è un modo migliore o peggiore di ascoltare la musica ma una maniera diversa da quella "frontale" in cui l'ascoltatore riconoscerà i dettagli riprodotti con maggior focalizzazione. E' la stessa differenza che passa, estremizzando, tra un raggio laser e una luce diffusa, con tutti i pro e contro del caso. L'omnidirezionale consente maggior libertà di posizionamento del diffusore in ambiente e l'ascoltatore non è costretto a rimanere in uno stringente sweet spot per l'ascolto ottimale. Ma gli atout non si fermano qui. Per la mia esperienza d'ascolto l'emissione a 360° ricrea più validamente il campo riverberato di una sala da concerto, il naturale decadimento delle frequenze medio-alte. La dinamica è valida, adeguata per un normale ambiente domestico anche di dimensioni medio grandi, va da sé che i migliori risultati si ottengono con un amplificatore di potenza non esigua, data la sensibilità di circa 87 dB/w/m.

Non che musicalmente mi faccia impazzire ma trovo "Rage Against the Machine", album d'esordio dell'omonimo gruppo musicale alternative metal statunitense, quattro energumeni che picchiano veramente duro, più che appropriato per saggiare la tenuta in potenza. Sono sufficienti le prime tracce per capire che la dinamica è modesta ma il sound è impattante come più non si potrebbe, con i giusti diffusori ed elettroniche si crea un autentico muro di suono.

Le Enterprise, nei limiti della loro costituzione fisica, si comportano bene, il registro medio basso è sempre coeso e non si notano scollamenti tra gamma bassa e medio alta, solo una media talvolta un po' approssimativa, lievemente sensibile agli spostamenti della quota verticale d'ascolto. Nell'ascolto di "Bombtrack e "Settle for Nothing", rispettivamente prima e quarta traccia, ci do dentro con il volume anche a rischio dell'incolumità dei due trasduttori. Accantonato il Trends Audio ad alzare la voce sono i potenti Rotel ed EAM Lab,  l'impatto è quasi fisico ma ad un certo punto il suono inizia ad impastare, indurirsi e capisco che è venuto il momento di non andare oltre, ma siamo già su livelli molto alti. Le Duevel non avranno problemi a riprodurre della buona musica rock in una stanza d'appartamento, semmai saranno i vicini a manifestare i loro limiti di sopportazione.

Un assaggio del sommo polifonista Johann Sebastian Bach con le sue sei suite per violoncello solo interpretate dal grande Pierre Fournier mi convince definitivamente della validità in gamma mediobassa. La riproduzione è pastosa al punto giusto, gli armonici sono ben rappresentati avvantaggiando il disegno della personalità timbrica di uno strumento "caldo" come il violoncello. Anche in questo ascolto rincontro la buona coerenza nel passaggio tra mid-woofer e tweeter, praticamente indolore e privo di fastidiosi scalini.

Non vorrei dare una visione parziale delle qualità di queste Enterprise, sinora ne ho tessuto le lodi della gamma inferiore trascurando però la superiore, la quale non è assolutamente da meno. Da un tweeter con membrana metallica caricato a tromba francamente mi aspettavo un suono piuttosto "vivace", non esente da colorazioni e qualche intemperanza non difficili da incontrare in questo tipo di trasduttori (e già... i soliti pregiudizi audiofili). Oddio, nel Burst Decay qualche ciclo di troppo appare dopo i 5000 Hz, ma all'ascolto questo PHT-407T, magistralmente filtrato, non ha mostrato nulla di tutto ciò ma una prestazione dinamica, dalla limpidezza esemplare, ricca di dettagli e soprattutto assolutamente non aggressiva.

Wayne Shorter è uno dei miei sassofonisti preferiti, lo conobbi inizialmente come fantastico tessitore di trame sonore nei mitici Weather Report, in seguito approfondii la sua conoscenza come leader e session man di prestigiose formazioni jazz. Nell'album "Without a Net" del Wayne Shorter Quartet incontro una registrazione grande musicalmente ma felice anche nella tecnica di ripresa. "Starry Night", "Pegasus" e "Flying Down to Rio" sono tre perle di magia sonore con un sax ben in evidenza che le Enterprise restituiscono con la giusta metallicità, appena ammorbidito in gamma media, comunque sempre luminosa e ben presente. Le stesse sensazioni vengono suscitate dall'ascolto di una altro grande sassofonista, forse meno criptico e più solare di Shorter, parlo di Michael Brecker che mi delizia in "Break Time" e "Itsbynne Reel" dall'album "Don't Try This at Home" del 1988. Il sax è di spessore, omogeneo nei vari registri con un soffiato efficace, a tratti un po' "flou" (i fotografi mi capiranno) ma sempre di classe, non invalidato da impoverimenti nel salire in frequenza né dell'insorgenza di spigolosità nella gamma alta.

Approfondisco le qualità tridimensionali con le sinfonie di Franz Joseph Haydn nell'integrale interpretata da Antal Dorati, un'edizione che non può mancare nella discoteca di chi ama questo grande compositore austriaco del periodo classico, unanimemente considerato il "padre" della sinfonia e del quartetto d'archi. Il palcoscenico tridimensionale è eloquente, soprattutto nel senso della larghezza, la scena è ampia con un buon riempimento della zona centrale, un altro vantaggio questo degli omnidirezionali che molto difficilmente creeranno scompensi in tal senso. Ma dove le Enterprise fanno davvero la differenza è nella stabilità ai cambi di posizione e la naturalezza dell'ambienza: la ricostruzione olografica rende un confortante senso di saldezza anche se il fuoco in certi momenti può sembrare un po' approssimativo.

La vita, come sempre, è fatta di scelte...

 

 

CONCLUSIONI

 

Queste Duevel Enterprise mi hanno davvero convinto.

Nonostante appartengano al secondo gradino della gamma e siano pensate per avere un prezzo ancora contenuto (ma non vantaggioso come le sorelle minori) non soffrono di soluzioni raccogliticce o mutuate in sedicesimo dai modelli top. Direi che si tratta di diffusori che fanno storia a sé, dalla concezione decisamente originale. Il livello di accuratezza della finitura è molto alto e gli altoparlanti hanno una qualità al di sopra di ogni sospetto.

Ma sono le performance sonore che sorprendono più di ogni altra cosa. Il suono è lontano dalle esilità radical chic di certa produzione "audiophile", s'impone per musicalità, corpo e una limpidezza generale di grado notevole. Insospettabile l'estensione esibita sulle basse frequenze, viste le dimensioni del mobile, ma anche la regolarità della risposta nella gamma mediobassa è rimarchevole. Le medie sono presenti, generose, ma accusano un piccolo lack di definizione e un andamento un po' tormentato in @anecoica che però non lascia eccessiva traccia nella risposta in ambiente.

Gli amanti delle sale ipersorde potranno anche storcere il naso ma le Enterprise creano un campo riverberato molto simile a quello che si può riscontrare in una sala da concerto. Le alte frequenze sono dirette ovunque nell'ambiente d'ascolto creando un numero molto elevato di riflessioni, avviene quindi che tanti rinforzi e cancellazioni che s'incontrano a casaccio, ma ben distribuiti nel tempo e nello spazio, danno come risultato finale la simulazione della graduale attenuazione che si verifica nella realtà.

Le Duevel Enterprise nella versione Rosso Ferrari laccato costano al pubblico 2490 euro la coppia, 2250 euro la coppia le versioni laccato lucido bianco o nero. 

Buona musica con le Duevel Enterprise!

 

Alfredo Di Pietro

Aprile 2013


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