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 Dynavoice Definition DF-8 minimieren

 

 

 

INTRO


Ritorna il marchio Dynavoice su queste pagine.

Dopo l'esame, superato a pieni voti, delle Definition DF-6 e Challenger M-65 EX, l'occasione di parlare del brand svedese mi viene data questa volta dal lancio sul mercato delle nuove DF-8, punta di diamante della gamma ammiraglia Definition e nate da una spinta evolutiva che ha riguardato non solo questa serie ma anche la Magic, Challenger e Dynamite. Quattro, infatti, sono in totale i nuovi modelli da pavimento che si aggiungono a quelli già esistenti nel catalogo: oltre alle citate DF-8, le new entry sono l'F-7 EX della serie Magic, l'M-85 EX (serie Challenger) e il 12 (serie Dynamite).

Queste ultime sono delle torri dall'aspetto minaccioso, dotate di due grossi woofer da 30 cm che campeggiano nel baffle frontale e che lasciano presagire una performance esplosiva, in linea con l'immagine "dinamitarda" che si è voluta dare alla gamma. Sono sistemi dedicati a quegli appassionati assetati di grinta e poco disposti ad accettare compromessi per quanto riguarda SPL e dinamica.

A ben vedere tutti i nuovi modelli promettono una gamma bassa vitaminizzata, anche se osservandoli più da vicino, si scopre che le migliorie non si limitano a questo. Nelle F-7 EX è comparso un quarto trasduttore per i bassi che sulle più piccole F-6 EX non c'è (ma è diverso anche il mid-woofer), le Challenger M-85 EX beneficiano di una coppia di driver da 8" invece che da 6,5". Un improvement simile viene riservato alle Dynamite 12, che si distinguono dalle 10 per i due poderosi woofer da 30 cm, invece che da 25, sempre con membrana in fibra di carbonio e legno.

Anche le DF-8 partono al contrattacco con un potenziamento dell'"artiglieria pesante", insieme all'adozione di un più grande midrange da 6,5" che con tutta probabilità è il medesimo utilizzato in qualità di woofer nelle DF-6.

Non capita spesso d'imbattersi in sistemi economici nati con l'ambizione di smarcarsi dalle limitazioni che possono affliggere questo tipo di prodotti, in questo senso la Dynavoice ha dimostrato tutta la sua buona volontà con soluzioni alquanto sofisticate per la classe di appartenenza. Costruzione solida e piacevole alla vista, grado di finitura elevato, buona componentistica, filtri crossover non banali, tanta sostanza e una versatilità fuori dal comune contraddistinguono i diffusori di Tommy Wadensten.

Le Definition non fanno eccezione, basti pensare al sistema "X-Change" con il suo ampio range d'intervento in gamma alta, la camera di carico nei modelli da pavimento dotata di doppio sbocco reflex (anteriore e posteriore) e l'inusuale accoppiata Dome/Ribbon tweeter per le alte frequenze, dove due diverse tipologie di trasduttore collaborano al buon risultato finale. L'esito di questi sforzi si sostanzia nel conseguimento di un suono completo, forse non un campione d'incisività, ma che manifesta ben poche manchevolezze nella riproduzione dei più diversi generi musicali.

Nel corso di questa prova verificheremo se queste DF-8, come le sorelle DF-6, rispondono alle attese con quel surplus in gamma bassa che ci si aspetta da due woofer da 8", insieme a una gamma media anch'essa dotata di nuova voce.

Mi preme aggiungere una piccola nota "a latere" di questa introduzione. Dopo la recensione delle DF-6, mia prima presa di contatto con l'azienda svedese, tanti appassionati incuriositi mi hanno scritto chiedendomi consiglio. Ebbene, sono stato davvero contento di costatare come le mie impressioni d'ascolto coincidessero in più punti con quelle degli audiofili che le avevano acquistate oppure ascoltate con attenzione. Chi ha deciso di comprarne una coppia è tornato a scrivermi esprimendo la sua soddisfazione per il passo compiuto.

Pare che il "tiro al recensore" stia diventando uno sport sempre più diffuso nell'ambito dei forum e ricevere dei riscontri positivi da parte di altri appassionati non può fare che piacere. A coloro che esprimono dubbi circa l'obiettività delle recensioni, senza tanti giri di parole che alla loro base ci siano motivazioni diverse dalla pura passione, mi viene da rispondere che tali supposti "moventi" (leggi inciuci commercial - pubblicitari) in qualche caso sono probabili, ma è altrettanto vero che le bugie hanno le gambe corte, soprattutto nell'era internettiana.

Il vero termometro della situazione è dato dal feedback di altri appassionati, ecco perché vista nella giusta luce, una recensione assume il valore di uno scambio d'informazioni e d'impressioni (che così diventano sempre meno soggettive) tra il lettore e chi ha potuto testare le qualità di un dato prodotto. In fondo una prova è solo il punto di partenza di un percorso che stimolerà chi legge a un incontro ravvicinato con il prodotto.
Alla fine della fiera, è lui a decidere.

 

 

COME SONO FATTE

Specifiche tecniche dichiarate:
Tipologia: Diffusore da Pavimento
Costruzione: 3 Vie Bass Reflex
Connettori: Bi-Wiring
Tecnologia: X-Change
Tweeter: 1 Soft Dome Tweeter - 1 Ribbon Tweeter
Midrange: 1 da 6,5” in Fibra di Kevlar
Woofer: 2 da 8” in Fibra di Kevlar
Impedenza: 6 Ohm
Risposta in frequenza: 23 - 32.000 Hz (-3 dB)
Sensibilità: 94 db
Potenza Max di amplificazione: 280 Watt
Dimensioni: 1105 x 240 x 380mm
Peso cadauna: 28,1 Kg
Finiture disponibili:
Quercia Naturale. Frontale - Retro Laccato Nero
Quercia Nero. Frontale - Retro Laccato Nero

Questa recensione nasce fondamentalmente dal desiderio di valutare le differenze tra le nuove Definition DF-8 e le "vecchie" DF-6, da me recensite qualche tempo fa. Diverse lo sono innanzitutto nell'aspetto, con un mobile di dimensioni e peso maggiorati a favore delle 8: 1.105 x 240 x 380 mm / 28,1 Kg contro 1.100 x 222 x 400 mm / 24,4 Kg, una diversità giustificata dal maggior diametro dei woofer e dal conseguente aumento dimensionale del pannello anteriore insieme al volume della camera reflex.

                                       

                                       

La cifra estetica rimane decisamente elevata per il prezzo richiesto: il mobile è solido, ben rifinito, con le facce anteriore e posteriore impreziosite da una bella finitura nero laccato lucido, presente in entrambe le versioni di quercia nero e quercia naturale. Un plinto che ben si armonizza con la forma del cabinet fa da base; all'acquirente viene risparmiata la piccola seccatura di montarlo in quanto viene fornito già installato. Se si desidera è possibile aggiungere delle punte, piedini o anche dei semplici feltrini che favoriscano lo scivolamento sul pavimento preservando la verniciatura da inevitabili graffi.

La valutazione del WAF (Wife Acceptance Factor) non dovrebbe mai mancare in una recensione, per la cronaca uno dei fattori più determinanti per l'acquisto da parte di un audiofilo ammogliato. In questo caso si può stare tranquilli: le DF-8 sono delle torri si imponenti ma ben integrabili nell'arredamento domestico proprio in virtù della loro innegabile eleganza.

La vaschetta portacontatti è collocata piuttosto in alto sul pannello posteriore, a quota 65 cm dal suolo, una posizione che se da un lato privilegia la comodità non obbligando l'utente a inginocchiarsi per collegare i cavi, dall'altro lascia i medesimi penzoloni per un buon tratto, ad altezza di bimbo pestifero o animali domestici in vena di giocare.

Il materiale utilizzato per la costruzione dell'enclosure, compresi i quattro setti di rinforzo regolarmente spaziati in altezza, è il classico MDF (Medium Density Fibreboard) che nel baffle frontale, laddove la struttura lignea è maggiormente sollecitata dalle vibrazioni direttamente trasmesse dai driver, raggiunge il notevole spessore di 3,2 cm. Questo materiale è la risposta più frequente che si dà quando l'imperativo è ben insordire il cabinet, esposto anche alle famigerate onde stazionarie generate dal "rimbalzo" (termine forse non impeccabile ma che rende molto bene l'idea) delle onde sonore tra superfici parallele.

Dicevamo dell'embracing interno costituito dai setti anulari di rinforzo, la loro funzione è di tenere bloccati i quattro pannelli concorrendo all'irrigidimento complessivo della struttura. Il primo è posto subito al di sotto del pertugio rettangolare che ospita il ribbon/dome tweeter ed è solidale con il soffitto della camera di carico del midrange (un parallelepipedo di 21 x 12 x 16 cm), il secondo si trova subito sotto tale camera ed è parte integrante del suo pavimento, gli ultimi due sono posti ai piedi delle aperture in cui sono alloggiati i woofer. La loro collocazione mi sembra felice se vista nella strategia del contenimento vibrazionale, anche la solita manovra di picchiare con le nocche in vari punti del mobile mi ha dato la conferma di avere a che fare con un cabinet che risuona molto poco.

L'architettura interna rivela una notevole cura costruttiva, ancor più lusinghiera se pensiamo al prezzo estremamente onesto di queste Definition, encomiabile è altresì l'impegno messo nell'evitare discontinuità qualitative nell'economia del progetto. I condotti reflex sono di un cartone pressato molto rigido, ambedue ben svasati all'uscita per limitare le turbolenze, larghi 9 e lunghi 20 cm. Anche se comunicano con lo stesso volume interno la risposta in frequenza rilevata allo sbocco ha un andamento diverso, come dimostrano le misure in Near Field: più disteso e regolare l'anteriore, più appuntito il secondo; l'utilizzatore potrà sfruttare questa differenza modulandola con le caratteristiche della sala d'ascolto, senza trascurare il distanziamento dalle pareti laterali e posteriore.

Come per le DF-6 è fornito in dotazione un damper (un cilindro di poliuretano espanso), che può essere adoperato per occludere l'uno o l'altro condotto. Nel mio ambiente ho trovato più vantaggioso tappare la porta reflex posteriore, quella che a mio parere fa più "danno" perché provoca una spiccata enfasi della gamma mediobassa. Questo "eccesso di zelo" della porta posteriore se da un lato può risultare piacevole con talune registrazioni un po' magre nella gamma di frequenze dai 50 ai 100 Hz, ha come effetto collaterale quello di sporcare un po' le frequenze medie.

La situazione è cambiata non di poco quando ho collegato le due DF-8 agli straordinari NuForce (Pre P-9 e finali 9 SE), il controllo ferreo che questi classe D esercitano sulle membrane mi ha consentito di ascoltare senza alcun damper. L'esperimento ha suggerito una strada diversa da quella del semplice adattamento all'ambiente, indicando l'uso dei "tappi" di spugna anche nel caso di pilotaggio da parte di elettroniche un po' sbrodolone in basso.

Il cablaggio interno appare di livello "standard", vale a dire modesto per qualità e sezione, ma si tratta di un particolare trascurato anche in diffusori di ben altro prezzo per cui deve essere considerato tutto sommato un peccato veniale. Uno dei "tweak" più frequenti nei diffusori economici è sostituire il cablaggio di serie con uno di migliore qualità, l'intervento è abbastanza facile e può valer la pena provare.

La quantità di materiale fonoassorbente presente all'interno è modesta, dei fogli di acrilico abbastanza sottili posti solo sulle pareti laterali in corrispondenza dei tweeter e del woofer superiore, un unico foglio ripiegato a coprire le laterali e la posteriore dirimpetto al woofer inferiore e un solo foglietto "volante" appoggiato sul fondo della camera pneumatica in cui lavora il midrange. Non credo vada considerata come una scelta al risparmio al pari, mutatis mutandis, del cartone pressato adoperato per i due condotti reflex. Vista con occhio razionale la prima è un'opzione giustificata dall'intenzione di non introdurre eccessive perdite nel sistema che inevitabilmente porterebbero a un calo della sensibilità media mentre sul cartone pressato si può affermare che è un materiale eminentemente sordo, uno dei migliori possibili da utilizzare per i condotti reflex insieme al PVC.

La vaschetta portacontatti è identica a quella delle DF-6, devo quindi ripetermi sulle valutazioni positive che feci ai tempi riguardo alla qualità dei morsetti: sono dei multifunzione ben fatti, ricoperti da un coperchietto di plastica trasparente e accettano banane, forcelle e cavo spellato. Consentito il bi-wiring/bi-amping, con la coppia superiore che conduce ai soli tweeter mentre tramite l'inferiore è possibile pilotare il comparto dei medio-bassi.

 

 

I TRASDUTTORI

Smonto e asporto dallo spesso pannello frontale tutti i driver di una DF-8. Ognuna utilizza 5 altoparlanti, connessi ai cavi mediante dei pratici "Fast-on": due tweeter incorporati nella stessa flangia, uno isodinamico dalla membrana di un bel colore giallo e uno a cupola morbida da 3,5 cm, un midrange in fibra di Kevlar del diametro effettivo (da centro a centro della sospensione) di 13,5 cm e due woofer da 16 cm reali.

Midrange e woofer hanno un'aria molto robusta e un peso non indifferente, sono dotati di cestelli aerodinamici in alluminio pressofuso di buon spessore con razze dritte e sottili, così da non interferire con l'emissione posteriore della membrana. I magneti in ferrite sono di dimensioni adeguate, il fondello di midrange e woofer presenta al centro un foro di decompressione. Tutti i driver, come anche la vaschetta portacontatti, sono fissati al mobile con delle viti da incasso esagonali.

Con il mio multimetro PCE UT 61E nuovo di zecca mi do la pena di rilevare la resistenza in continua della bobina mobile di ognuno di loro (la nota "Re" dei parametri di Thiele & Small), forse un esercizio più utile all'autocostruttore ma che ho trovato molto rilassante, comodamente seduto al tavolo con tutti i driver a portata di mano. Quando si misurano valori di resistenza così bassi, per ottenere dei dati precisi occorre mettere in corto i puntali, leggere la loro resistenza e sottrarla dalla lettura riscontrata ai morsetti dell'altoparlante. E' un'operazione che l'UT61E fa automaticamente con la funzione "REL". Ho così trovato che la Re del ribbon e dome tweeter targati D34+R5020 110318-01, era rispettivamente di 7,11 e 4,96 Ohm, il midrange (AAC13 - 166W04 110318-07) si attestava su 3,58 Ohm mentre i woofer (AAC13 - 200S01 110319-06) facevano leggere sul display 6,66 Ohm.

Le membrane dei coni sono in fibra di Kevlar "Bullet Proof", materiale sintetico la cui caratteristica principale è la grande resistenza meccanica alla trazione insieme alla notevole tenuta al calore; basti pensare che, essendo termoindurente, decompone a circa 500 °C senza fondere. Grazie alle sue caratteristiche è addirittura utilizzato come fibra di rinforzo per la costruzione di giubbotti antiproiettile, insomma fa piacere che in un sistema "affordable" come il DF-8 venga adoperato un materiale così "macho", che certamente aiuta nel compito di approssimare l'ideale pistone rigido e limitare i fenomeni di break-up che insorgono avvicinandosi al limite superiore della risposta in frequenza, croce e delizia di tutti i progettisti e produttori di altoparlanti.

Nelle Definition DF-8 sono stati fatti dei passi in avanti nella qualità dei dettagli, ininfluenti sul suono, ma che concorrono alla percezione complessiva della qualità del prodotto. Quelle piccole imperfezioni d’incollaggio tra sospensione esterna e membrana presenti sulle mie DF-6, sono assenti in quelle "under test", altro particolare migliorato sono le clip della griglia parapolvere che penetrano molto meglio nelle loro sedi senza che sia necessario forzarle, a differenza delle DF-6 dove occorre una certa pressione per inserirle e disinserirle. Purtroppo è rimasta un'impresa rimuovere il ponticello dell'"X-Change" dopo averlo innestato, sarà che ho una certa età e le mie dita iniziano a indebolirsi ma sono stato costretto ogni volta a usare una pinza.

Se è vero che il materiale di cui è costituita la membrana contribuisce in maniera determinante alla caratterizzazione "vocale" dell'altoparlante, reputo che la scelta dei trasduttori montati sulle Definition sia stata fatta "Ad Hoc" per la costruzione di una personalità ben precisa, definita, trasparente e veloce, come meglio valuteremo nel corso del test d'ascolto. Sono costretto a fare una tiratina d'orecchi allo stilatore delle note pubblicate sul sito Dynavoice Italia (ma anche a me stesso).

Non è vero che, cito testualmente, "Sul retro è posto un altro condotto Reflex per le medie frequenze, in quanto il Midrange e i Woofer sono alloggiati in camere separate" ma il condotto posteriore "pesca" nella stessa camera in cui lavorano entrambi i woofer, volume quindi che trova sbocco all'esterno tramite ambedue i condotti. E' vero che il trasduttore delle medie è caricato in una camera separata, ma questa è in sospensione pneumatica, senza cioè alcuna comunicazione con l'esterno, gli stessi cavi che collegano il midrange al filtro divisorio passano attraverso un foro accuratamente sigillato con della colla termica.

A dire il vero anch'io ero stato ingannato da questa info: la recensione delle DF-6 si limitava sostanzialmente a un'approfondita prova d'ascolto, non un solo componente allora fu smontato né apprezzata l'architettura interna, di conseguenza non fui in grado verificare l'esattezza di quell’affermazione.

 

 

FILTRO CROSSOVER E X-CHANGE

Per la suddivisione della banda audio nelle quattro differenti porzioni la Dynavoice ha confezionato un filtro crossover che prevede una cella passa basso del secondo ordine elettrico, pari a un'attenuazione in zona incrocio di 12 dB/Ottava, un passa banda pure del secondo ordine elettrico sul midrange mentre sulle vie alte si fa uso di due condensatori messi in serie su dome e ribbon tweeter, a configurare un filtro passa alto del primo ordine.

La pendenza dovrebbe essere quindi più blanda dei precedenti (solo 6 dB/Ottava) ma in pratica bisogna tenere conto anche dell'attenuazione acustica propria che ogni driver presenta nel "Roll-off" superiore e inferiore, ovviamente se questi corrispondono alla zona d'incrocio.

Alle misure notiamo che il woofer presenta una doppia pendenza di attenuazione, la prima da 500 a 1.000 Hz di 16 dB e la seconda che vede una discesa più blanda (10 dB) tra i 1.000 e 2.000 Hz. Ancor più ripida la pendenza che assume la risposta del midrange nell'incrocio con i woofer (31 dB da 122 a 61 Hz e 30 dB da 4.000 a 8.000 Hz) mentre il Dome tweeter attenua, a dispetto della cella di primo ordine, di 11 dB/ottava da 6 a 3 kHz.

Dal canto suo il Ribbon presenta una doppia pendenza pari a 8 dB/ottava da 10 a 5 kHz e una più ripida di 17 dB, nell'ottava 4.000 - 2.000 Hz. Nella cella passa basso interviene anche una resistenza ceramica da 2 Ohm/7 Watt mentre il condensatore è un elettrolitico bipolarizzato CYC da 56 µF/100 Volt.

Il passa banda è costituito da induttanza/condensatore serie e induttanza/condensatore parallelo in cui sono utilizzati due elettrolitici bipolarizzati CYC da 8,2 µF/100 Volt e 33 µF/100 Volt. Per il filtraggio dei due tweeter si è pensato ai più nobili condensatori in poliestere, ancora due CYC, sul Dome da 3,9 µF/100 Volt e Ribbon (1 µF/100 Volt), una resistenza che vale 1 Ohm/5 Watt smorza i bollenti spiriti dei due trasduttori favorendo il livellamento della sensibilità media.

Nel grafico in overlay possiamo vedere range d'intervento e incroci tra i vari componenti. Si evince che il tweeter isodinamico non ha una funzione di semplice rifinitura ma partecipa in maniera sostanziale alla corretta risposta in frequenza. Il comportamento del ribbon forse potrà far storcere il naso a qualcuno ma bisogna tener conto che la misura è fatta in asse. In ambiente, come dimostra la risposta in frequenza relativa, quel picco sui 15.000 Hz scompare, quasi annullato dal vistoso buco presente nella risposta fuori asse a 45° e 60°.

I condensatori di differente capacità posti in serie a Dome e Ribbon disegnano due distinti passa alto del primo ordine con un incrocio tra i due collocato a una frequenza molto elevata, circa 9.000 Hz, dove il Dome (più un mid-tweeter che un tweeter tout court) comincia a manifestare il suo naturale roll-off. E' una soluzione già vista in altri sistemi, come i danesi Dali, che all'atto pratico dell'ascolto conferisce alla gamma alta una notevole finezza, ricchezza armonica, ariosità e meticolosa ricostruzione dell'ambienza.

Già incontrato nei sistemi Definition DF-6 e Challenger M-65 EX, questa volta ho voluto illustrare con più precisione il funzionamento del sistema On Board "X-Change", testimoniandone con le misure modalità e range d'intervento. Il dispositivo agisce in attenuazione su entrambi i tweeter secondo un principio molto semplice: tramite un ponticello dorato è possibile bypassare la zona di circuito compresa tra le sue estremità, in pratica il segnale percorre indenne il ponticello stesso saltando la resistenza compresa tra i due capi.

Avviene così che, senza inserirlo, otteniamo la massima attenuazione (- 2 dB) poiché sul percorso del segnale si vengono a trovare in serie entrambe le resistenze ceramiche da 2 Ohm/5 Watt e 4 Ohm/5 Watt. Se invece decidiamo di adoperarlo, ponendolo in corrispondenza del lato destro di quel triangolo equilatero che rappresenta l'X-Change, bypassiamo la resistenza da 2 Ohm e otteniamo, secondo le indicazioni di targa, lo "0" dB. Collocando il ponticello dal lato opposto, il sinistro, saltiamo a piè pari invece la resistenza da 4 Ohm per un'attenuazione minore (+ 2 dB) mentre collegando i due pin posti alla base del triangolo si scavalcano entrambe le resistenze, nessuna attenuazione verrà quindi operata e la gamma alta balzerà a + 4 dB.

Le rilevazioni strumentali dimostrano che la massima ampiezza d'intervento si raggiunge intorno ai 10.000 Hz, con oltre 5 dB di scarto tra la posizione -2 e +4.

L'intervento dell'X-Change purtroppo non è del tutto indolore, il suono subisce un certo appannamento proporzionale all'entità dell'intervento: in posizione di massima attenuazione (- 2 dB) la gamma alta diventa piuttosto opaca, deteriorando la prestazione dell'accoppiata Dome/Ribbon. Per questo motivo nel corso della prova d'ascolto ho lasciato il ponticello nella posizione + 4 dB (nessuna attenuazione).

 

 

PROSEGUENDO CON LE MISURE...

Setup di misura:
Microfono di misura Superlux ECM 999
Calibratore PCE-SC41 in classe 2
Multimetro TRMS PCE-UT 61E
Scheda audio E-Mu Creative Pre Tracker USB 2.0
Jig per il modulo e argomento d'impedenza autocostruito
Voltage probe con attenuazione di 20 dB per la rilevazione in Dual Channel
Cavo di potenza Supra Ply 3.4 S
Le misure sono state eseguite con l'X-Change in posizione "0 dB"

La risposta in frequenza, ottenuta con la fusione del campo lontano con il campo vicino secondo la metodica "Loudspeaker Free-Field Response", mostra una buona estensione e una discreta linearità. La F3, cioè la frequenza più bassa utilmente riprodotta (- 3 dB dal livello medio), si trova a circa 40 Hz mentre il rialzo che appare dai 50 ai 200 Hz ha un andamento regolare e lascia presagire all'ascolto un rinforzo ben distribuito su tutto lo spettro inferiore. Salendo, tra i 4.000 e i 5.000 Hz incontriamo una depressione dovuta probabilmente all'incrocio un po' largo tra midrange e dome tweeter, situazione che si replica ma con un'entità molto minore a 9.000 Hz, nella zona d'incrocio tra dome e ribbon tweeter.

Con il software Arta si da la possibilità di creare delle suggestive immagini, come quelle riferite alla risposta all'impulso nel tempo (Cumulative Spectral Decay) e la risposta misurata in cicli che una serie di onde sinusoidali come segnale test. I tempi, nei limiti del gating prescelto, ci parlano di un buon smorzamento della gamma medio-alta con una risposta che non si protrae oltre 1,66 msec a 4.000 Hz.

La risposta in ambiente a bande d'ottava, rilevata a una distanza reciproca dei diffusori di 2 metri, 60 cm dalle pareti laterali e oltre un metro dalla posteriore, è sintomo di una situazione acustica contingente che porta all'attenuazione delle frequenze più basse. Il sottoslivellamento tra i 250 e i 500 Hz invece è testimoniato anche dalla risposta in "Free-Field" e trova ulteriore conferma nella risposta in frequenza dei soli driver filtrati. La leggera esaltazione sulle alte frequenze rilevata con l'X-Change (rammento sempre tenuto in posizione "0 dB"), si riequilibra in ambiente grazie al naturale decadimento di energia che hanno le frequenze più alte al crescere della distanza coadiuvato anche dalla risposta fuori asse. Le frequenze medie sono lievemente enfatizzate nella zona tra i 600 e 2 kHz complici le riflessioni ambientali, non c'è traccia invece del sottoslivellamento tra i 4.000 e 5.000 Hz.

Il diverso comportamento delle porte reflex si evince dai relativi grafici della risposta in frequenza, rilevata a filo dello sbocco: più regolare e spianata quella concernente il condotto anteriore, più appuntita la posteriore. La domanda che si porrà l'utilizzatore è se convenga lasciarle respirare entrambe oppure tappare l'anteriore piuttosto che la posteriore. La risposta non è univoca ma dipende dall'ambiente e dalla distanza di posizionamento dalle pareti laterali e posteriore (e, aggiungo, anche dalle elettroniche a monte). Personalmente, con il panciuto Rotel RB 1070 ho trovato conveniente tappare il condotto posteriore mentre sotto il ferreo controllo dei NuForce ho lasciato liberi entrambi gli sbocchi senza rilevare fastidiose risonanze in ambiente.

La risposta in frequenza in asse è fuori asse è testimone di un buon comportamento sino a 30° di disassamento, andando oltre (45° e 60°) appaiono dei profondi buchi. Uno che vale quasi 20 dB a 12.000 Hz nell'angolazione a 45° e due nella misura a 60°: il primo coincidente con la frequenza d'incrocio tra dome e ribbon (9.000 Hz) di 20 dB esatti e un secondo di 18 dB centrato sui 13.000 Hz. Evidentemente, la ricercata soluzione per le vie alte non è stata in questo caso indolore per la regolarità di emissione fuori asse.

Nel grafico cumulativo delle distorsioni armoniche da 20 a 20.000 Hz, misurate in ambiente a un livello medio di 90 dB con il microfono posto in asse a un metro dal diffusore, altezza tweeter, si registrano dei valori mediamente al di sotto dei -50 dB. Ovviamente più favorevoli le rilevazioni in campo vicino perché al netto delle influenze dell'ambiente.

Buono il comportamento del woofer alle misure di distorsione armonica in campo vicino. Dopo i valori elevati (normali) sino alla soglia dei 50 Hz, la THD si attesta ben al di sotto dell'1 % per scendere ulteriormente allo 0,5 % dai 145 ai 1.000 Hz. Un andamento simile mostra la terza armonica ma con un'inversione di tendenza da 83 a 191 Hz, dove è inferiore ai valori rilevati sino al limite della misura (1.000 Hz). Proporzionalmente più bassi i dati delle armoniche superiori con una quarta davvero molto contenuta: appena lo 0,02 % da 70 a 205 Hz, in ulteriore discesa da 205 a 500 Hz e ancora più bassa dai 500 sino al limite dei 1.000 Hz (mediamente 0,005).

Altrettanto valido il comportamento del midrange, rilevato sempre in campo vicino. I valori di THD si attestano sotto lo 0,3% da 140 a 650 Hz, dopo assistiamo a una lieve risalita che si accentua nel range 1.000 – 2.000 Hz (ma rimane sempre sotto l'1 %) e ridiscende poi dopo tale ambito a valori più contenuti (non superiori allo 0,3 %). Basso il tasso delle armoniche di ordine superiore (4° e in particolare 5° e 6°).

Praticamente coincidenti la THD e la seconda armonica del dome tweeter, con dei valori dai 2.000 ai 4.800 Hz che si rivelano più contenuti di quelli registrati da 4.800 sino al limite dei 10.000 Hz. Percentualmente, la prima porzione si attesta sullo 0,2 % mentre la seconda si stabilizza su un confortante 0,4 - 0,5 % medio. Da logica, via via più basso è il limite della frequenza che è possibile analizzare nella quarta, quinta e sesta armonica, giacché 20.000 Hz rappresenta il limite superiore di banda. Per questo motivo 5.000 Hz è quella frequenza oltre la quale non si può andare nell'analisi della quarta armonica, 4.000 Hz per la sesta e circa 3.300 per la sesta. Due strettissimi picchi di sesta armonica sono visibili a 6.632 e 10.379 Hz, dovuti probabilmente a risonanze strutturali.

Quadro analogo quello offerto dal ribbon tweeter, con THD e seconda armonica pressoché coincidenti. Anche qui appare un picco molto aguzzo sulla frequenza di 8819 Hz che riguarda la 3°, 4°, 5° e 6° armonica e in cui le componenti pari (4° e 6°) appaiono superiori alle dispari (3° e 5°). Risonanze della struttura di plastica che accoglie i due trasduttori per le alte?

E' una delle misure più interessanti. Osservandola scopriamo che la Fb (frequenza di risonanza del sistema), posta tra il primo e il secondo picco d'impedenza caratteristici del sistema reflex, è di circa 40 Hz. Il primo picco, inferiore al secondo, è suggestivo di una Fb inferiore alla Fs (frequenza di risonanza del woofer in aria libera). Il primo è centrato su una frequenza di 21 Hz e vale 12.182 Ohm mentre il secondo, molto più alto, ha il suo vertice a 55 Hz e raggiunge i 17.505 Ohm. Seguono due rialzi più contenuti dovuti a midrange e dome tweeter, il tweeter isodinamico come prevedibile ha un andamento molto più spianato che approssima quello di una resistenza pura. Il minimo di modulo si trova a 116 Hz e si attesta su 3.862 Ohm, un valore vicino ai 4 Ohm dovuto al parallelo dei due woofer, non critico per qualsiasi amplificatore che possa fregiarsi del titolo "Hi Fi". L'argomento presenta due rotazioni che preludono ai picchi in bassa frequenza, la prima a 26 Hz di -10.206° e una seconda ben più ampia prima del picco maggiore, di -49.452° a 71 Hz.

Il dato di sensibilità è stato rilevato in ambiente su una media di 22 misurazioni a terzi d'ottava, nell'intervallo 100 - 12.500 Hz e corrisponde a 92,8 dB/w/m. Non molti Watt occorrono a queste DF-8 per sviluppare un'adeguata SPL in una stanza d'appartamento, anche un T-Amp può essere più che sufficiente alla bisogna. In considerazione però delle notevoli potenzialità dinamiche i migliori risultati si otterranno con amplificazioni più potenti. Nel test d'ascolto, oltre al Trends Audio TA 10.2, ho utilizzato l'accoppiata Rotel RC 06/RB 1070 (130 + 130 Watt RMS su 8 Ohm) e i NuForce P-9/9 SE (160 + 160 Watt RMS su 8 Ohm).

Chiariti i requisiti elettrici, a chi s'interroga invece sull'interfacciamento timbrico posso consigliare di adoperare delle elettroniche tendenti all'asciutto, analitiche e controllate. Molti classe D (ma non solo) soddisfano questi requisiti. Da evitare, a mio parere, amplificazioni "calde" in quanto sinergizzerebbero la morbidezza delle DF-8 rendendola forse eccessiva.

Non ci sono grossi commenti da fare a questa "comparativa" con e senza griglia parapolvere, il consiglio è uno solo: ascoltate sempre senza!

 

 

UN ASCOLTO “ANOMALO”

Setup:
Preamplificatore Rotel RC 06
Finale di potenza Rotel RB 1070
Amplificatore integrato Trends Audio TA 10.2
Personal Computer HP G62 con player Foobar 2000
Scheda audio E-MU Creative Pre Tracker Pre USB 2.0
Giradischi Pro-ject Debut II SE con testina Denon DL 160
Cavi di segnale Fluxus 2*70 S
Cavi di potenza Fluxus LTZ 900
Cavi di alimentazione Fluxus "Alimentami"

E' inutile negarlo: il climax, il culmine in crescendo di ogni recensione è la tanto attesa prova d'ascolto. Ciò che la precede è propedeutico a essa, per alcuni una lunga introduzione di cui si sarebbe volentieri fatto a meno, altri manifestano una vera e propria reazione orticarioide alla vista delle misure, naturalmente dopo averle spulciate una ad una fingendo di ignorare che si possono anche saltare e passare ad altro.

Sono dell'avviso che una recensione "funzionale" all'appassionato debba fornire un quadro completo del prodotto, una specie di panettone gastronomico, re incontrastato degli antipasti a effetto, composto di diversi strati diversamente farciti: se la mortadella non piace si può assaggiare il prosciutto crudo piuttosto che lo speck o l'insalata russa, al piano inferiore si può trovare magari una farcia composta da caprino, origano e pomodori tagliati a fettine sottili. Solo però chi ha assaggiato tutti i piani potrà avere un quadro completo della sua bontà, decretando la bravura del cuoco preparatore.

Ma perché anomalo? La risposta è semplice: non credo che l'eventuale possessore della formidabile accoppiata NuForce sia orientato verso questo tipo di prodotto, validissimo ma pur sempre economico. Resta però il fatto che, senza ombra di dubbio, questo abbinamento molto meglio di altri mi ha consentito di ponderare pregi, difetti, potenzialità e limiti di questi bellissimi floorstanding svedesi.

Come premesso, ho voluto riservare alle nuove Dynavoice Definition DF-8 un trattamento davvero con i guanti gialli. Grazie alla collaborazione dell'amico Mattia Manelli, audiofilo di lungo corso dotato di un impianto "No compromise", ho potuto aver in casa per una settimana due autentici fuoriclasse Hi End: l'accoppiata NuForce costituita dal preamplificatore P-9 e i finali monofonici Reference 9 Special Edition upgradati alla versione V3, 160 Watt di limpida potenza pulsante con cui sono state messe alla frusta le nostre svedesone dagli occhi a mandorla.

A fianco dei campioni di Demian Martin i miei fidi Rotel RC 06/RB 1070 e il Trends Audio TA 10.2, validi comprimari atti a testare il comportamento delle due torri in condizioni di minor raffinatezza (Rotel) e limitata potenza (Trends Audio).

Il compianto Joe Zawinul alla testa della "The Zawinul Syndicate" fornisce la scossa di partenza, un inizio elettrizzante dove non riesco a tener fermo il mio piede destro. Il sound inimitabile della formazione incorpora forti influssi etnici, ben amalgamati dal formidabile swing del tastierista e compositore austriaco, attratto dal sound etnico sin dai tempi dei mitici Weather Report. Nei brani "Bymoia", "Great Empire" e "Good Day" la continuazione ideale dei fasti di Black Market. Le DF-8 dimostrano di essere in grado di seguire con risolutezza il complesso disegno ritmico senza che si manifesti alcun accenno d’impastamento. Il ritmo è trascinante, sorretto da un timing esaltante. Il termine è molto difficile da descrivere, si potrebbe surrogarlo con altri ma sono dell'avviso che la lingua in questi casi mostri i suoi limiti, comunque è la nettezza, precisione con cui la sinusoide complessa giunge intera alle nostre orecchie, senza subire sfasamenti, rendendo bene la percezione di un ritmo coinvolgente e perfetto. Gli esperti del PRAT si facciano avanti ché si accettano consigli :-)

La percezione di una buona sincronia si ripete nell'ascolto di Frank Zappa e il suo "Jazz from Hell", lavoro d'impostazione rock-jazz del 1986 interamente strumentale, registrato quasi interamente con un sintetizzatore Synclavier. Il pulsare delle sinusoidi sintetiche è reso con efficacia, ciò che colpisce è la sua immediatezza. L'accoppiata Dynavoice/NuForce sembra sbarazzarsi di ogni elemento che possa interporsi tra la registrazione e le orecchie, mettendoli in diretto contatto, questo è il "miracolo" che ogni audiofilo desidera: entrare in diretta comunicazione con l'intima essenza musicale senza che sia importunata da dettagli che con questa non c'entrano nulla. E' luogo abbastanza comune che le personalità forti dell'Hi End soffrano di manie di protagonismo, io sono convinto che la riflessione debba essere ribaltata: un'amplificazione come questa è abile proprio nel farsi completamente da parte lasciando spazio a una riproduzione rispettosa del materiale originale, rigorosa in tutti i suoi parametri, questa è la cosa più difficile da realizzare.

E' la volta di Pat Metheny con gli album "One quiet night" e "The way up". A questo punto appare chiaro che con le DF-8 non si è fatto un semplice lavoro di facciata, non si tratta soltanto di due woofer più grandi messi al posto di due più piccoli (idem per il midrange) ma di una piccola rivoluzione tesa a migliorare certe performance non snaturando il carattere complessivo del diffusore. Queste Definition esprimono una ricchezza armonica forse sconosciuta ad altri sistemi economici, più evidente nella gamma alta dov'è la soluzione Dome/Ribbon a farsi valere. Alla luce di queste considerazioni la chitarra di Pat Metheny acquista un bellissimo smalto, viaggia su un binario che conduce dritto dritto a una rimarchevole luminosità. Non meno brillante appare il tessuto ritmico imbastito dal suo interlocutore, il batterista Antonio Sanchez che sui piatti (e non solo), sfoderando una prestazione davvero convincente può facilmente ingannare l'ascoltatore sul censo economico delle DF-8. Il corpo metallico del piatto c'è tutto intero, non soffre di nessun innaturale assottigliamento che possa renderlo troppo aguzzo (leggi lontano dal suo suono naturale). Il rullante morde discretamente ma appare un tantino addolcito, perde in parte le sue caratteristiche di aggressiva metallicità date dalle vibrazioni della cordiera solidale alla pelle inferiore. Il corredo genetico è pur sempre quello di un diffusore non aggressivo, incline a una certa sofficità di fondo anche se le buone potenzialità dinamiche suppliscono. Insomma, mai ci si troverà di front a un "lack" di pathos.

I brani s'intrecciano tra loro, è lecito trovare conferma o smentita di una data percezione, un particolare che ci ha colpito, trasmigrando in generi musicali in cui un tratto possa risaltare con più evidenza. In "Fanfare for the common man" di Aaron Copland e la magnifica "Pomp and Circumstance" di Edward Elgar si scopre appieno tutta la "grandeur" di questa torre svedese, meno "Slim" della DF-6. La grande orchestra viene indagata, analizzata nelle sue più recondite sfumature in una prospettiva allargata che niente sembra sottostimare. Così i tesi colpi iniziali di timpano e grancassa in "Fanfare" assumono i contorni di una notevole fisicità pulsante. La tenuta è buona e possiamo alzare il volume oltre il lecito condominiale per vederci trasformare quei colpi in qualcosa di veramente emozionante. Il coinvolgimento con i NuForce è totale, il tanto agognato senso di realismo sembra essere lì ad un passo da me. Nei passaggi più distesi è la forza tranquilla che ci conquista, l'accoppiata Dome/Ribbon lavora davvero bene nella ricreazione dei dettagli d'ambienza, in buona sostanza quegli elementi che tridimensionalizzano aiutandoci a sedere nelle poltrone di un grande teatro piuttosto che un vasto auditorium. Il miglior antidoto contro la piattezza, incisione permettendo.

Una divagazione vinilica in un test che vede il digitale farla da padrone la faccio volentieri, soprattutto quando si tratta della sinfonia n°7 di Anton Bruckner diretta da Herbert von Karajan (edizione Deutsche Grammophon). Le sublimi melodie del grande compositore austriaco effondono con liquida musicalità non limitate da mancanze dinamico/timbriche di sorta, le torri di buone dimensioni come queste Definition dimostrano la loro validità anche in queste occasioni. La magniloquenza e tutta la vasta gamma di stati d'animo sono assecondate con validità, dal sussurro orchestrale alla distesa melodia cantata dagli archi e poi ancora nelle trionfanti esplosioni orchestrali, tutto è affrontato con il dovuto rispetto e rigore. Buono il bilanciamento tonale con una lieve prevalenza dei toni gravi e medi sugli acuti, caratteristica dovuta più all'incisione che al diffusore.

Proseguo il mio viaggio nella musica con Igor Stravinskij ascoltando due tra le mie opere predilette del grande compositore russo, parlo della "Sagra della primavera" e l'"Histoire du soldat", riproposte in due ottime incisioni ricche di colori e dinamica. La prima vede sul podio un ispirato Claudio Abbado alla testa della London Symphony Orchestra (etichetta Deutsche Grammophon), la seconda un’incisiva interpretazione di Igor Markevitch rafforzata da una registrazione davvero eccellente, dotata di un considerevole effetto presenza. L'ulteriore tappa nell'ambito delle grandi compagini orchestrali (Sagra) conferma l'abilità delle DF-8 a trattare intricate e cospicue masse sonore con il giusto polso, nel binario di una prestazione tendenzialmente morbida e dolce ma che non cede assolutamente il passo ad approssimazioni né di definizione né d’impatto. Nell'Histoire l'idea di partenza era quella di scandagliare a fondo le possibilità del medio da 6,5" grazie a un'incisione singolarmente icastica nel range medio. Ne è venuto fuori un quadro pienamente soddisfacente (e anche di più), un atteggiamento "monitor" nel middle ground che rende tutto molto immanente, palpabile e concreto.

La voce del grande Faber può rovesciare un giudizio affrettato dato sulla coerenza/definizione della gamma bassa nel punto in cui si va a legare con la mediobassa, è un test molto rivelatore che non può assolutamente mancare nei miei ascolti. Posso dirvi che alcuni sistemi sono capitolati proprio nella riproduzione della vocalità tenebrosa di De Andrè. Attingo quindi al primo trittico di "In direzione ostinata e contraria", con "Canzone Dell'Amore Perduto", "Creuza de ma", "A Dumenega" e "Verranno a chiederti del nostro amore". La commozione che accendono in me queste autentiche perle di poesia mi fa dimenticare che il mio compito è quello del freddo tester (e qui si potrebbe aprire un lungo discorso sul coinvolgimento emotivo che deve o non deve mostrare il recensore). M’impongo di ritornare con i piedi per terra per concentrarmi sulla transizione tra mediobasso e basso che in queste DF-8 appare priva di antipatici scalini. Il timbro è caldo, suadente, preservato nel corpo che De Andrè voleva dare alla sua voce tenendo il microfono vicinissimo alla bocca, come la coerenza tra le varie gamme altrettanto valida si dimostra la focalizzazione. A essere cattivi, se si vuole proprio fare un appunto, possiamo dire che la voce soffre di una certa ipertrofia o ingigantimento che dir si voglia, tratto che io ho comunque trovato non spiacevole.

Ascolto per intero l'album Cantate Domino della Proprius, uno dei più amati in assoluto dal popolo audiofilo. Non faccio fatica a cogliere un rassicurante equilibrio tra i vari registri vocali, un amalgama di nobile lega che si espande nell'ambiente d'ascolto sorretta da una morbida generosità. Anche se non posso dire di aver sentito individualmente ogni singola voce, più che altro questa un'iperbole sapientemente sfruttata dai recensori più consumati, ciò non di meno riconosco alle svedesi un buon grado di analiticità che se ne impipa di spasimi iper-radiografanti, ma presenta tutto sotto una luce di sana musicalità. La riproduzione è persuasiva di un buon realismo grazie alla trasparenza e all'abilità dei due tweeter nel ricostruire un'ambienza che sa di grande chiesa. Tratti caratteriali come l'ubertosità e la totale assenza di spigolosità in questo caso fanno la differenza nel delineare un quadro di assoluta piacevolezza. 

La sezione "Jazz" è dedicata a Michael Brecker e Herbie Hancock (ma non ho rinunciato a qualche divagazione nel genere "Jazz Fusion" con i prediletti Weather Report). La parte finale delle mie sedute d'ascolto solitamente la riservo al divertimento e divento pure poco attento alla rotazione del potenziometro di volume, soprattutto quando c'è un bell'assolo di batteria. Disporre di due bei woofer da 8" caricati in un generoso volume può fare la differenza moltiplicando il sollazzo. Piatti ben corposi, colpi di cassa potenti e decisi, coadiuvati da alte SPL (il mio microfono ha rilevato picchi di 110 dB in posizione d'ascolto) e una dinamica all'altezza hanno reso davvero emozionate la performance di questo strumento. La naturale metallicità del sax è un po' mitigata, cosa che avviene anche con il rullante della batteria, la carenza di cattiveria è però compensata da un marcato effetto presenza che consente agli strumenti di entrare direttamente nella stanza. Sax, contrabbasso e batteria sono lì davanti a me, non suonano nella stanza accanto.

Le Definition DF-8 sono diffusori ben educati, chi ama i suoni "picchiaduro" forse rimarrà un po' deluso dall'impostazione incline al carezzevole salvo poi accorgersi che dinamica, SPL sviluppabili e un sound molto presente concorrono comunque a rendere convincente la resa, anche nei generi più movimentati.
Molto luminoso e ricco di armonici il pianoforte.

 

 

COMPARATIVA DYNAVOICE DEFINITION DF-8/DF-6:
CAINO E ABELE? NO, DUE BUONI FRATELLI.

La comparativa tra due prodotti è un momento di bilancio, è il tempo in cui si radunano e riassumono le parole per descrivere quelle differenze che sempre ci sono tra due oggetti. Così come avvenne tempo fa nel paragone tra le DF-6 e le Challenger M-65 EX, lo spirito che anima la mia valutazione non è quello di decretare un vincitore e un vinto ma piuttosto di cogliere delle diversità che potrebbero dirimere una scelta, posto che entrambi i modelli fanno parte della stessa famiglia e recano nel loro DNA un carattere comune.

E' indubbio che i benefici riscontrati nel modello più grande molto dipendono dalle maggiori dimensioni delle membrane. Senza andare a scomodare complesse trattazioni teoriche, la fisica ci insegna che l'andamento della componente resistiva e di quella reattiva dell'impedenza di radiazione di un disco rigido (la membrana del trasduttore) varia a seconda dei suoi valori di circonferenza. Se tali valori sono più grandi della lunghezza d'onda della frequenza riprodotta, prevale la componente puramente resistiva e otteniamo l'emissione di una valida potenza acustica, con l'energia meccanica di vibrazione che si trasforma quasi integralmente in energia sonora. Quando invece la circonferenza inizia a diventare più piccola della lunghezza d'onda, la parte resistiva tende a decrescere e aumenta l'influsso della parte reattiva, cioè quell'energia dispersa (non trasformata in potenza acustica) nel vincere l'inerzia delle particelle d'aria, in pratica parte dell'energia meccanica viene sprecata nell'annullamento delle forze elastiche che tenderebbero a non far spostare queste particelle dalla loro posizione iniziale.

Più semplicemente, una membrana più grande consente una riproduzione più efficace delle frequenze più basse in maniera direttamente proporzionale alla sua superficie attiva. (cfr. Paolo Viappiani - La tecnica dell'alta fedeltà - pp. 281-286).

Un attento ascolto mi consente di scoprire il principale tratto distintivo tra i due modelli, parlo del maggior potenziale dinamico e nella ricostruzione dell'immagine, che risulta più larga e più immanente nelle DF-8. Grazie ai driver maggiorati (woofer da 8" e midrange da 6,5"), la riproduzione assume contorni più "drammatici", una capacità descrittiva più faconda. Non si tratta comunque di differenze abissali, anche se percepibili in un confronto immediato, nulla che stravolga l'impostazione timbrica comune, orientata a una naturale morbidezza e calore.

Osservando la risposta in frequenza in overlay, la gamma bassa delle DF-6 compare alleggerita sui bassi profondi (- 3 dB a 50 Hz rispetto alle DF-8), per di più leggermente appuntita nel range 80 - 150 Hz a fronte di quella omogenea ed estesa delle sorelle maggiori. E' un quadro che ritroviamo all'ascolto, sfumato però dall'apporto ambientale. L'impressione che si riceve in posizione d'ascolto è che le DF-6 conservino un buon peso sui bassi mentre un punto di vulnere si può trovare nei parametri di tensione e controllo, leggermente meno validi nel medesimo range di frequenze.

Nessuna differenza nella gamma alta dove i due diffusori giocano alla pari con la medesima dolcezza e raffinatezza timbrico-armonica.

Le considerazioni sulla capacità dinamica seguono a ruota: nelle DF-8 i salti più impegnativi, come un improvviso colpo di timpani o di rullante, vengono resi più in scioltezza, in questi casi si comprende subito che il diffusore faccia meno fatica meno a seguire tali impennate di decibel. Le differenze però non sono tutte qui... cambia anche la prospettiva, nelle DF-8 il suono sembra approssimarsi all'ascoltatore che guadagna un posto più vicino al palcoscenico. E' lecito a questo punto parlare di un'impostazione più "monitor", non so quanto voluta, del modello maggiore, un'impressione che si ripete con evidenza nella riproduzione di voci e strumenti solisti.

Qualche appassionato potrà trovare forse eccessiva l'"ostentazione" che le DF-8 operano sul messaggio musicale e che sia parzialmente andato perso il buon equilibrio nelle proporzioni conquistato dalle DF-6. Inutile nasconderlo, la gamma media ha manifestato più volte la tendenza a ingigantire un po' strumenti e voci, almeno nel mio ambiente d'ascolto (una sala di 6x4 metri).

Il recensore obiettivo deve però liberarsi dalle ristrettezze di un punto di vista parziale per cui mi corre l'obbligo di ricordare al lettore che la situazione potrebbe capovolgersi in ambienti più vasti del mio. Le DF-8 non sono certo diffusori da collocare nella stanzetta dei figli, è molto probabile che in locali di più ampia metratura la situazione si riequilibri a loro favore.

Ma anche il genere musicale ha il suo peso: nella riproduzione di piccoli e medi ensemble, DF-8 e DF-6 se la giocano alla pari, fatto salvo il maggior effetto presenza delle 8, mentre la differenza è più avvertibile nella proposizione delle grandi masse orchestrali oppure nella gestione di software particolarmente ricchi di energia. In questi casi il modello più grande fa valere la sua maggior muscolosità suggerendo un impatto più improntato alla fisicità.

 

 

CONCLUSIONI

Un'altra perla entra a far parte della famiglia Dynavoice allargando la scelta di chi volesse mettersi in casa un diffusore ben suonante, bello e capace di comportarsi con onore qualsiasi sia il programma musicale che gli si darà in pasto. Le Definition DF-8 brillano come una stella nella costellazione dell'Hi Fi sostenibile, si lasciano apprezzare per la loro duttilità, per la generosa musicalità scevra da tratti di aggressivi. Facili da pilotare e da inserire in un ambiente domestico, nonostante le dimensioni non indifferenti, vi inviteranno a sedervi in prima fila centrale con il loro sound grande, grosso e dinamico. Trovo il prezzo richiesto per acquistarne una coppia veramente conveniente: 800 euro per una torre di buone dimensioni, ben costruita e rifinita meglio, dotata di cinque validi driver è davvero una cifra allettante.
Ottimi ascolti!

Alfredo Di Pietro


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