
INTRO
La Gingko Audio è una di quelle aziende che si portano autorevolmente nel mondo della riproduzione audio. Fondata da Vinh Vu nel 2000 è specializzata nella produzione di oggetti "custom" progettati per applicazioni High-End e Audio/Video. Il direttore del marketing è Norm Ginsburg, colui che negli anni 60 progettò l'amplificatore, preamplificatore e sintonizzatore Dynakit e che più avanti avrebbe lavorato come marketing e product manager della AT&T e Lucent Technologies.
La linea dei prodotti offerti è costituita dai sistemi di altoparlanti monitor ClaraVu, serie 88 e 7, il parapolvere in acrilico ClaraVu, diverse piattaforme di controllo delle vibrazioni Cloud e Mini-Clouds, il rack portaelettroniche Platformula, dotato di una tecnologia proprietaria.
Alla Gingko Audio devono aver compreso che la lotta alle vibrazioni, vale a dire quelle maligne, invisibili oscillazioni che un’ampia letteratura scientifica ha dimostrato essere nocive per una corretta riproduzione, è di vitale importanza. La maggior parte dei sistemi cerca di isolare quelle vibrazioni provenienti dall'ambiente e trasferite attraverso la superficie su cui l'oggetto si trova, qualunque essa sia. Contemporaneamente, le vibrazioni prodotte dalla stessa apparecchiatura, come quelle della meccanica di trasporto di un CD Player o quelle prodotte dal meccanismo del motore e il piatto del giradischi, devono essere dissipate in modo da non influire su altri oggetti vicini, posti sulla medesima base d'appoggio.
Il sistema Mini-Clouds 10, oggetto della nostra prova, è il sistema "entry level" di controllo delle vibrazioni nella gamma dei prodotti Gingko Audio, è disponibile in un set di tre basi di acrilico nero e tre "palle". Il set a mia disposizione invece era fornito di basette in acrilico trasparente. Le palline di gomma svolgono due funzioni molto importanti: lavorano efficacemente come ammortizzatori, assorbendo le vibrazioni indesiderate e sono utilizzate per bilanciare il carico non uniforme di alcuni apparecchi come amplificatori o giradischi, utility quest'ultima molto interessante se pensiamo che il bilanciamento influisce sulle modalità di assorbimento e, di conseguenza, anche sui risultati sonici.
PALLE "AUDIOPHILE"
Ciascuna palla Cloud è appositamente progettata per sopportare in modo ottimale un peso 10 libbre (4350 grammi) e ha una capacità massima di 20 libbre (9060 grammi). Il set di tre palle quindi da il meglio di se in una condizione di carico equivalente a 30 libbre (13590 grammi), se l'apparecchio ha un peso superiore è comunque possibile aggiungere un numero superiore di palle. Possono essere sistemate ovunque sotto il fondo del componente, la "relativa" (non bisogna comunque compromettere la stabilità del telaio) libertà di posizionamento consente di bilanciare il carico, come dicevamo poc'anzi. E' preferibile però prediligere quei punti in cui c'è maggior produzione di vibrazioni, pertanto in vicinanza di meccaniche, motori, trasformatori.

Le Mini-Clouds sono accolte in basette quadrate, costruite in materiale acrilico, aventi un lato di 7,5 cm e spessore di 18 mm. La loro superficie d'appoggio è dotata di piedini morbidi mentre l'incavo circolare in cui le sfere vanno alloggiate è composto da due parti concentriche, di differente diametro, non lisce ma sapientemente corrugate mediante dei solchi, a tutto vantaggio del "grip" offerto alla sfera.


Più unità formano una sospensione più rigida con il risultato di rendere il suono più dinamico, mentre meno palle (sospensione più morbida) evidenziano le sfumature e accrescono la musicalità. Sta all'audiofilo armarsi di pazienza certosina e sperimentare la soluzione a lui più congeniale.
LE MISURE
Navigando nel sito ufficiale, ben fatto e ricco di utili informazioni, si rileva che l'azienda ha condotto dei test sulle vibrazioni utilizzando due accelerometri Bruel & Kjaer 4371, due amplificatori di carica Bruel & Kjaer 2626 e un PC ThinkPad della IBM su cui girava un software di analisi spettrale sviluppato da Richard Horne. Le vibrazioni sono rilevate sul telaio di un particolare componente e mostrate nei grafici tramite misurazione in tempo reale, con le funzioni di tempo (asse X) e frequenza (asse Y).
I test di misura eseguiti in laboratorio sono stati molto lusinghieri: da questi risulta che il sistema Mini-Clouds è in grado di rimuovere in media il 95% delle vibrazioni tra 5 Hz e 500 Hz.


Il tracciato nero sulla parte superiore di ogni grafico mostra la modulazione di ampiezza che definisce l'intensità vibrazionale nel tempo su tutte le frequenze. La parte inferiore colorata mostra le vibrazioni, rappresentate sempre nel tempo e nell'intensità, di una particolare frequenza. L'asse orizzontale indica il tempo mentre l'asse verticale mostra il grafico logaritmico dell'analisi spettrale da 20 a 22.000 Hz (la parte inferiore sono i 20Hz, la parte superiore i 22 KHz). Temperature di colore più elevate indicano vibrazioni più intense. La gradazione di colore passa da rossa a gialla (nella peggiore ipotesi), poi diventa verde, azzurra, blu scuro e bianca (intensità decrescente).
Ogni comparazione è fatta con uno "sweep" di frequenze da 20 Hz a 22 KHz su una scala logaritmica e un segnale musicale: Fanfare for the Common Man di Aaron Copland (Reference Recordings, Minnesota Symphony, direttore Eiji Oue)
INTRODUZIONE ALL'ASCOLTO
Ho deciso di servirmi per la prova d'ascolto di due lettori numerici, tipologicamente diversi: un DVD Player economico della Pioneer (DV 393), ottimo per la sezione video e discretamente buono per quella audio e un CD Player Rotel RCD 1070. La scelta del lettore digitale è stata fatta in base ai consigli di un amico, grande esperto di alta fedeltà, il quale è un convinto sostenitore della validità di quest'accessorio in particolare su questi apparecchi. Dopo averlo lungamente saggiato è giunto alla conclusione che da il meglio di se assorbendo i moti vibrazionali delle meccaniche di lettura, ma non esclude che possa andar bene anche per altri oggetti.
Alla conclusione della prova mi sono reso conto che va ancora meglio se utilizzato con le piastre di registrazione a cassette, ma questi sono oggetti non propriamente HiFi, almeno se attribuiamo a questo termine un carattere di modernità e non un carattere vintage. Più semplicemente sono persuaso che le palle Gingko possano essere di ottimo ausilio anche per gli audiofili nostalgici che hanno in casa apparecchi anzianotti e un po' ronzanti.
Sono diversi gli elementi che contribuiscono a rendere interessanti le Mini-Clouds, a partire dal costo contenuto, la bella presenza (non so voi ma io le ho trovate decisamente graziose con la loro base in acrilico trasparente), l'utilizzo molto semplice e soprattutto l'efficacia sul suono.
I tre elementi del set possono essere disposti con una certa libertà, in punti diversi sul fondo degli apparecchi, evitando naturalmente disposizioni che compromettano la stabilità del telaio. E' buona norma mettere una "palla" sotto la meccanica e una sotto il trasformatore di alimentazione, in pratica le due maggiori fonti di vibrazioni. Per quegli amanti del "Fine Tuning" dotati di pazienza certosina, sperimentare diverse dislocazioni raggiunte per piccoli spostamenti e verificarne le corrispondenti variazioni sul suono può essere una pratica molto istruttiva sul come agiscono le Mini-Clouds sulle nostre subdole, invisibili ma tanto dannose nemiche.
Ho testato le Mini-Clouds ponendole anche sotto il preamplificatore, il finale di potenza e alla base della mia doppia piastra di registrazione a cassette Teac W 600 R. Come già detto, in quest'ultimo caso ho ottenuto un miglioramento ancora più eclatante che sui lettori digitali.
E' da qualche annetto che bazzico con costanza questo strano mondo dell'alta fedeltà partecipando ai gruppi di discussione, leggendo audioriviste sia cartacee sia online, andando in giro per mostre e case di amici audiofili, ragion per cui mi aspettavo un certo tipo di comportamento da un accessorio di questo genere. Esistono essenzialmente due categorie di complementi per la lotta alle vibrazioni: gli accoppianti e i disaccoppianti. Gli accoppianti sono quelli che stabiliscono un collegamento rigido tra l'oggetto e il piano d'appoggio, in modo tale da favorire lo scarico, o in altri termini il transito, delle vibrazioni da uno all'altro. Le punte, i coni, gli spikes assolvono a questa funzione con l'effetto di aumentare la pulizia e il dettaglio in gamma medio alta mentre rendono più asciutte le basse frequenze. Al contrario i disaccoppianti prevedono l'isolamento dell'apparecchio dal piano d'appoggio, realizzato con prodotti morbidi tipo piedini di gomma vinilica (Vibrapod) o altri tipi di gomma, supporti in Sorbothane, grafite che fungono da assorbitori di vibrazioni. Sostanzialmente raddolciscono il suono, aumentano un po' le basse frequenze ma defalcano una certa porzione di dinamica.
Mi ero quindi fatto una certa idea su come potessero influire sul suono queste "palle di gomma", congetture poi parzialmente sconfessate dagli ascolti poiché la loro indubbia efficacia mi è sembrata avere una personalità molto particolare, caratteristica, difficilmente ascrivibile alle due opposte categorie di accessori. In buona sostanza offrono un mix degli elementi positivi di ciascuna categoria ma soprattutto la capacità di apportare dei benefici senza intaccare minimamente l'equilibrio tonale.
L'ASCOLTO

Il suono del clavicembalo mi ha sempre affascinato non solo per le sue doti di sopraffina musicalità ma anche per la complessità sonora, tutta da scoprire. Non ne conosco la forma d'onda ma suppongo che debba essere un qualcosa di tremendamente complicato, dagli inenarrabili intrichi armonici. Le corde pizzicate dalla penna, e non percosse come nel pianoforte, mettono a dura prova la capacità di analisi del nostro impianto, nella riproduzione dell'antico strumento l'attitudine alla ricostruzione armonica, i tempi di attacco, sostenimento e decadimento del suono rappresentano, sul mio personalissimo cartellino, un terribile test rivelatore. Forse è per questo motivo che le registrazioni di musica clavicembalistica in grado di farmi cadere la mascella sono state davvero pochissime e, a tutt'oggi, non comprendo come mai questo strumento sia così trascurato dai recensori professionisti nelle loro sedute d'ascolto.
Concedo l'onore e l'onere dell'incipit a Françoise Couperin "Le grand" con il bellissimo brano "Le Tic Toc Choc ou les Maillotins", suonato da un interprete d'eccezione: Scott Ross. Nel passaggio da -senza- a -con- palle non sfugge l'enhancement di dettaglio fine e una ritrovata freschezza armonica che si era persa, soffocata dal tappeto di rumore generato dalle vibrazioni. Il segnale viaggia più pulito ed etereo nella sua delicatezza, la sensazione è che un velo, per quanto sottile, venga squarciato. E' apodittico come il disturbo provocato dalle "bad vibration" si sostanzi in un insordimento generale del suono, una specie di ostacolo al librarsi delle più diafane nuances. Nel brano ci sono delle frequenti note ribattute su cui viene ricamata la melodia, la maggior pulizia esalta il senso del ritmo restituendo un'emozione più scandita, viva e vitale.
Passatemi il fonosimbolismo imitativo ma i piatti della batteria, nel ricco drumming di Jack DeJohnette (Trio Standards) non fanno "ch.." ma fanno "sssccchhhhhh....". E' un po' come rimettere in sesto una vecchia tela cui abbiamo dato un bella ripulita, rimuovendo la sporcizia. Essa tornerà a far vedere i suoi colori originali, tutti quei sottili cromatismi annegati nella polvere torneranno a farsi vedere con il loro sottile e delicato sapore. Sono particolari, forse per alcuni insignificanti, ma che restituiscono ricchezza e vitalità alla trama sonora.
In "Fanfare for the Common Man" di Aaron Copland le membrane dei timpani e della Big Drum Symphonic sono più agevolmente distinguibili, sanno più di "pelle" rispetto alla prestazione, leggermente più amorfa, senza le Mini-Clouds.
Se da un lato i vantaggi si possono più facilmente riconoscere nell'ambito timbrico-armonico e della rifinitura, non si può disconoscere come anche l'olografia ne tragga beneficio: il tratteggio delle trame è più preciso, mostra un disegno più brillante. Non un miglioramento in senso stretto della scena ma di ciò che ha vita nei suoi limiti, il senso di impastamento, lenito con efficacia, energizza la profilatura dei piani sonori.
Il brano "His Last Voyage", tratto dall'album Free Hand dei Gentle Giant, maestri del cosiddetto "Baroque and roll", contiene dei bellissimi intrecci vocali che acquisiscono un surplus di ulteriori sfumature, i rapporti vocali nei passaggi contrappuntistici più nettamente delineati.
Le impressioni ricevute si ritrovano tutte nell'ascolto della musica sinfonica, dov'è ancora più evidente il ritrovato nitore dello smalto timbrico. Sul DV-393 e sull'RCD 1070 il livello di miglioramento apportato è quasi identico, forse un filo più evidente sull'economico DVD, soprattutto nei passaggi più critici ma direi che, sostanzialmente, l'efficacia si rivela essere pari per i due oggetti.
CONCLUSIONI
"Sottigliezza" e "superfluità" sono due termini che non concordano affatto in Hi Fi: le variazioni fini, il "Fine Tuning" sono importanti eccome. Le Mini Clouds 10 non trasformeranno un brutto anatroccolo in un mirabile cigno, non tracceranno il solco di un profondo divario tra il prima e il dopo ma adoperatele per qualche tempo e vi accorgerete di non poterne fare più a meno. Rinunciare all'approfondimento analitico, alla trasparente levità che donano alla musica, privarvi di un utile strumento per assaporare dal di dentro umori e colori annebbiati dal negativo influsso delle vibrazioni vi sembrerà inutile e dannoso. Sono un accessorio col fiuto dell'investigatore, un detective che ama raccontare per filo e per segno come stanno le cose assicurandovi un utilizzo più efficiente delle vostre risorse costituite. Le "palle" lavorano di cesello, prendono i suoni e li scolpiscono, li plasmano con precisione e acume in un'azione sottile, avvicinano alla realtà forse più di tanti altri gadget, probabili e improbabili, proponibili e improponibili. Bisogna tendere bene l'orecchio per apprezzare pienamente quello di cui sono capaci ma, una volta compresa la loro azione, la si rispetterà senza riserve.
Alfredo Di Pietro
Giugno 2010