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Thursday, July 17, 2025 ..:: Intervista al maestro Daniela Roma ::..   Login
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 Intervista al maestro Daniela Roma Minimize

 

Alfredo Di Pietro: Maestro, la prima domanda che le pongo potrebbe sembrare quasi di etichetta ma è per me molto importante: dove, quando e come nasce il suo amore per la musica e il pianoforte?

Daniela Roma: Mio padre era Docente di archeologia Cristiana e Medioevale presso l'Università della Calabria. Quando avevo 4 anni andavo spesso con lui in dipartimento dove c'era un pianoforte verticale che io puntualmente strimpellavo. Dopo un pò di anni ho visto in Tv un pianista (Maurizio Pollini) che suonava con l'orchestra, ho detto a mia mamma che volevo fare quello che faceva "quel signore". Così i miei mi hanno mandata a lezione privata di pianoforte, dopo circa un anno ho fatto l'ammissione in Conservatorio e da allora il pianoforte è il mio migliore amico.

ADP: Lei è figlia di papà calabrese e mamma napoletana, pensa che questo abbia potuto influire sul suo carattere, umanamente e artisticamente?

DR: Sicuramente credo di aver preso dalla parte napoletana, la solarità, l'essere estroversa e arguta, mentre da quella calabrese l'essere riflessiva. Da un punto di vista artistico non credo che ci sia un'influenza dettata dalla regione, posso solamente ringraziare i miei genitori per avermi fatto fare una full immersion nel "bello": Pittura, Musica, Letteratura… da quando ero piccola. Adoro molto anche dipingere, mi distende il colore e mi da serenità.

ADP: Il suo curriculum appare ricco e variegato. Andando per sommi capi, lei si laurea con lode in pianoforte al Conservatorio "F. Torrefranca" di Vibo Valentia, ha seguito corsi di perfezionamento all'Universitat Mozarteum di Salisburgo, conseguendo un Master in pianoforte presso la Hogeschool voor Muziek. Ha inoltre seguito lezioni di perfezionamento con grandi insegnanti e si è laureata in Dams presso l'Università della Calabria con una tesi chiamata "The Synesthesia in Aleksandr Scriabin e Vasily Kandinsky". Qual è stato il suo primo approccio con Scriabin, cosa di questo grande compositore l'ha impressionata?

DR: Il primo brano di Scriabin che ho studiato è stata la nona sonata, che ho portato all'esame di diploma in Conservatorio. Come primo approccio sicuramente non è un brano di semplice comprensione, soprattutto se non si conosce a fondo tutto l'universo scriabiniano. Eppure, è stato amore a prima vista. Sono stata immediatamente catturata da quella musica, in un certo senso magica, misteriosa e coinvolgente tanto da decidere di voler approfondire la conoscenza di questo compositore che secondo me rappresenta un unicum nella storia della musica. Essendo tra l'altro un'amante della pittura ho lavorato con grandissimo entusiasmo sulla mia tesi universitaria dedicata essenzialmente a Scriabin ma anche al pittore russo Vasilij Kandinskij e alla sinestesia.

ADP: Un altro musicista a lei caro è Alfonso Rendano, il suo amore per lui è dimostrato non solo dalla passata direzione dell'Associazione culturale omonima di Carolei, in provincia di Cosenza, ma anche dal progetto realizzato con altri sei pianisti italiani nel mondo, chiamato "A journey… through the notes of Alfonso Rendano". La mia domanda, forse un po' azzardata, è se sia possibile aggettare un ponte tra questi due autori, se non simili nell'indole quanto meno complementari nella poetica.

DR: Alfonso Rendano e Aleksandr Scriabin in realtà sembra non abbiano nulla in comune, ma se si prende in considerazione quello che viene chiamato il primo periodo scriabiniano, allora una similitudine c'è. Il Primo Scriabin si rifà essenzialmente alla musica di F. Chopin, così come la musica di Rendano subisce costantemente l'influenza chopiniana. Tra l'altro non dobbiamo dimenticare che Alfonso Rendano fu allievo di Mathias, allievo a sua volta di Chopin. La musica del compositore calabrese è caratterizzata da grande lirismo e passionalità. E come Chopin espresse sempre un forte legame con la terra di origine, così Rendano fa con la Calabria, che è sempre presente nella sua musica, ad esempio attraverso un titolo oppure addirittura con la presenza di una melodia popolare calabrese inserita all'interno di un brano.

 



ADP: Due dischi che testimoniano la sua arte pianistica, inerenti ai due compositori appena citati, sono "Alfonso Rendano Piano Works" e Scriabin Visionary and Poet". In questi lei appare in grado di padroneggiare due stili diversi con grande pertinenza, mostrando in maniera toccante sia i lati più intimistici che quelli più irruenti di queste magnifiche musiche. Quanto sono stati duri l'impegno e il lavoro per conseguire un risultato così encomiabile?

DR: La ringrazio. Beh, ci sono voluti anni di lavoro ma quello che tengo a sottolineare è che di vitale importanza è l'attività di ricerca. Un esecutore deve essere un bravo artigiano capace di restituire a chi ascolta l'opera dei grandi geni che l'hanno generata. Ritengo che questo sia possibile solamente attraverso la conoscenza approfondita non solo della vita, ma anche del pensiero, del periodo storico e degli eventi che hanno accompagnato la vita del compositore stesso. È ovvio che la perfezione non esiste, e, come diceva Horowitz, "La perfezione è di per sé imperfezione", ma l’impegno e la dedizione devono essere sempre al 100%.

ADP: Lei descrive la sua avventura con la musica di Rendano come un viaggio virtuale, nel solco della sua affezione per l'autore calabrese. Un altro segno del suo legame con una musica che ormai divulga da anni attraverso i concerti e le incisioni discografiche. Un autore definito il "Beato Angelico della musica", importante anche per la tecnica pianistica come inventore del terzo pedale sullo strumento. Quali sono le composizioni di Rendano che lei ama di più e che magari consiglierebbe a una persona che vuole conoscerlo meglio?

DR: Mi dedico alla musica e allo studio di Rendano ormai da 25 anni. Nato in un piccolo paesino della Calabria, Carolei, ha avuto una sfolgorante carriera concertistica, amatissimo dai grandi dell'epoca, solo per citarne alcuni: Thalberg, Rossini, Liszt. Pensi che quest'ultimo si recò addirittura a Roma per battezzare il figlio di Rendano, il piccolo Franz, che ahimè mori a pochi giorni dalla nascita. L'esecuzione dei suoi brani non è affatto semplice, non solo da un punto di vista prettamente tecnico ma anche e soprattutto musicale. Della musica che ha scritto per pianoforte solo mi piacciono molto le variazioni sopra un tema calabrese, le tre sonatine in stile antico, la tarantella, la melodia per la sola mano sinistra. Adoro il quintetto per pianoforte ed archi, una vera perla, ed il concerto per pianoforte e orchestra, un masterpiece! Ho avuto l'immensa gioia di eseguire il concerto in anteprima per la Germania, che può essere definita la seconda casa di Rendano. Egli studiò presso il conservatorio di Lipsia, si recò spesso a Weimar a far visita all'amico e mentore Liszt e per eseguire i suoi brani. Come stavo dicendo, ho eseguito il concerto presso lo Staatstheater di Oldenburg sotto la "bacchetta" del Maestro Vito Cristofaro, calabrese anche lui. Il concerto é stato registrato dal vivo ed è in uscita il CD, in anteprima mondiale, per la casa discografica Dynamic.

ADP: Maestro, le pongo una domanda che non vuol essere polemica, ma mirata a sapere cosa ne pensa sul pianismo moderno: cosa si manifesta oggi, tecnicamente e interpretativamente parlando, nei pianisti più giovani, sempre che sia possibile individuare in tal senso una tendenza media?

DR: Non credo si possa generalizzare, non c'è cosa più sbagliata a mio avviso. Ci sono splendidi pianisti giovanissimi che hanno già la consapevolezza e la maturità di pianisti navigati. Quello che a volte noto, anche seguendo magari dei concorsi, è che può capitare che l'interpretazione e il sentimento vengano soppiantati da una tecnica virtuosistica a volte portata troppo all'eccesso.

ADP: Sicuramente è un quesito che le hanno già posto: qual è il motivo principale che l'ha condotta a scegliere gli Stati Uniti come Paese di residenza?

DR: Vivo negli Stati Uniti in quanto ho sposato un italiano che vive da tantissimi anni negli States. Sono felicissima di vivere nel New England, posto meraviglioso e accogliente.

ADP: È un'idea bellissima pensare alla musica come condivisione, oltre che come formidabile mezzo di maturazione personale. Come diceva L.v. Beethoven: "Dal cuore ai cuori", riferendosi in particolare alla sua Missa Solemnis. Per lei che importanza ha condividere le sue emozioni, magari come mezzo profondamente conoscitivo del suo mondo e della sua personalità?

DR: La musica non può non essere condivisione, le emozioni passano attraverso l'interprete e arrivano a chi ascolta. Infatti, dopo un concerto credo che non ci sia complimento più bello che sentirsi dire "mi ha emozionata/o". L'arte arricchisce l'animo non solo di chi la fa in prima persona ma anche di chi ne fruisce.

ADP: Maestro, mi consenta un'ultima domanda: cosa fa Daniela Roma quando non suona o studia il pianoforte?

DR: Faccio la mamma, ho un bimbo di quasi 9 anni, coccolo i miei due gatti Scriabin e Midnight, faccio sport e lunghissime passeggiate, amo leggere.


Alfredo Di Pietro

Maggio 2025


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