Suchen English (United States)  Italiano (Italia) Deutsch (Deutschland)  Español (España) Čeština (Česká Republika)
Samstag, 7. Dezember 2024 ..:: M2Tech Classic Integrated Amplifier ::..   anmelden
Portalstruktur

 Amplificatore Integrato Stereo M2Tech Classic - Il racconto di una giornata particolare minimieren

AMPLIFICATORE INTEGRATO STEREO M2TECH CLASSIC
IL RACCONTO DI UNA GIORNATA PARTICOLARE


SPECIFICHE TECNICHE

Tipo: amplificatore integrato stereofonico con preamplificatore Phono, ingresso bilanciato e uscita cuffie.
Ingressi: 1 x Linea/Phono MM/Phono MC - 3 x Linea - 1 x Linea bilanciata.
Uscite: diffusori - preamplificatore - cuffie.
Controlli: 1 x ingresso trigger - 1 x uscita trigger - Interfaccia di controllo WiFi - Telecomando a raggi infrarossi.
Potenza continua: 2 x 60 Wrms (8 Ohm) - 2 x 100 Wrms (4 Ohm).
Potenza dinamica: 2 x 155 Wrms (8 Ohm/10 ms) - 2 x 242 Wrms (4 Ohm/10 ms).
THD+N: 0,02% @ massima potenza, 8 Ohm.
Guadagno: 15 dB (preamplificatore di Linea) - 23 dB (stadio di potenza) - 40 dB (Phono MM) - 58 dB (Phono MC).
Impedenza d'ingresso: 47 kOhm (Phono e Linea) - 20 kOhm (bilanciato).
Sensibilità ingresso trigger: 9-15 VDC.
Tensione di uscita trigger: 12 VDC.
Dimensioni: 420x120x310 mm (L x H x P).
Peso:16 kg.
Assorbimento: 225 VA.



In Sala Teatro, tra le immagini che sono scorse sul grande schermo di fronte al pubblico ce ne sono state due che ho trovato molto significative. Non erano attinenti all'alta fedeltà ma all'ambito dei motocicli. Ritraevano uno stesso modello, la Triumph Bonneville, in versione moderna e in quella originale del 1959. Sessantacinque anni possono rappresentare un lasso di tempo molto lungo se parametrato alla vita di un uomo, ma di fronte alle idee è lecito richiamare il concetto di atemporalità. Possiamo allora traslare il ragionamento sul nuovo M2Tech Classic Integrated Amplifier, anche se non trova un riferimento diretto nel passato, nel senso che non esiste un oggetto dello stesso marchio e nome nato tanti anni fa, ma possiamo comunque attribuirgli quel fascino estetico e in parte anche quell'impostazione sonica degli oggetti nati negli anni d'oro dell'HiFi. In realtà ci troviamo di fronte a un oggetto del tutto moderno, affidabile e prestante, ma che reca vestigia di un mondo ricco di fermento ormai scomparso. Con l'introduzione del simpatico Stefano Cosi, qui nella veste di moderatore dell'evento, la conferenza prende subito una piega brillante. Cosi è un professionista che attualmente collabora con la DML Audio.



Già titolare del negozio Valentino HiFi di Reggio Emilia, negli ultimi tempi ha smesso di spostare scatole, come lui stesso dichiara, per dedicarsi al suo canale Newfi Web TV, dove racconta i mondi nuovi che si stanno aprendo nel campo dell'Audio. Un canale che va avanti grazie anche alla collaborazione di Massimo La Vigna, titolare di DML Audio. Oggi al centro dell'attenzione c'è l'azienda pisana M2Tech, una realtà presente sul mercato dal 2009, nata su iniziativa di Marco Manunta nel periodo più importante del digitale applicato all'audio. Esordisce con un prodotto tipicamente digitale, la famosa hiFace, subito ribattezzata come "Pennetta Manunta", nella sostanza un convertitore D/D operante fino a 192 kHz/24 bit che consentiva l'interfacciamento USB-S/PDIF coassiale, supplendo alle carenze di connettività USB che ai tempi affliggevano la quasi totalità dei DAC in commercio. Questo è stato il prodotto principale del marchio toscano, quanto meno per longevità poichè dal 2014 è tutt'ora in produzione. Tra i collaboratori di M2Tech figura anche la moglie di Marco Manunta, Nadia Marino, presente a quest'evento e disegnatrice dell'hiFace.



La M2Tech ha sviluppato nel tempo dei progetti particolari, come il convertitore A/D-Phono Joplin MkIII, che molti appassionati usano come preamplificatore Phono, o il Mitchell, che è un filtro crossover elettronico analogico con delle peculiarità che si possono pensare unicamente associate ai prodotti digitali. Molti considerano la M2Tech come una ditta interamente votata al digitale, ma in realtà questa si dedica all'audio "tout court", essendo in grado di fare tutto, dai finali di potenza in Classe A a quelli in Classe D. Opera sulla base di una notevole larghezza di vedute, senza preconcetti e con la tendenza, forse erronea per un imprenditore, a innamorarsi di un'idea. Da questo punto di vista il Classic Integrated Amplifier con il preciso obiettivo di indirizzare le istanze del mercato. Gli oggetti M2Tech sono unanimemente riconosciuti come ben suonanti dagli appassionati, molto originali e dalle spiccate qualità tecniche. Molti commenti nell'ambiente ha suscitato l'estetica "nordeuropea" dei suoi prodotti, per alcuni utenti risultata difficile da apprezzare, salvo poi accorgersi dell'ottimo suono che sono in grado di esprimere.



L'azienda ha quindi deciso di affrontare le titubanze del mercato e proporre una linea di prodotti, definita non a caso "Classic", che si rifà a quelli acquistati dagli appassionati negli anni '70, '80 e '90, anche considerando che la platea media del mercato HiFi è composta da persone non più giovani. Si è voluto mettere a proprio agio i potenziali clienti rilasciando un prodotto che dal punto di vista estetico, e in parte realizzativo, richiamasse in qualche modo ciò che loro hanno usato, o anche solo sognato, quando erano giovani. Il "look" è in tal senso molto allusivo: dimensioni importanti, veste semplice ma decisamente retrò, nel senso migliore del termine, basata su stilemi classici, pur avvantaggiandosi dell'evoluzione tecnologica e stilistica che c'è stata col passare degli anni. Pure la scelta di utilizzare componenti discreti e non circuiti integrati, montati secondo la tecnica dei fori passanti (in inglese Through-Hole Technology) e non SMD, è in parte giustificata dall'intenzione di richiamare alla memoria la concezione dei prodotti anni '70 e '80. L'unico circuito integrato presente è un amplificatore operazionale doppio con funzione di sbilanciatore dell'ingresso bilanciato.



Questo "modus operandi" ha dato all'azienda pisana un grande vantaggio perché la scelta della tecnologia a fori passanti dà più libertà di scelta a livello tecnico, rende più agevole il "fine tuning" del suono in fase di progettazione, oltre ad avere un impatto positivo anche sull'affidabilità. C'è stato un evidente salto estetico tra la vecchia guardia dei prodotti M2Tech e la serie Classic, alla base di questa svolta creativa c'è appunto la consapevolezza delle aspettative del mercato e il conseguente desiderio, per quanto possibile, di accontentare le inclinazioni al vintage dei clienti. Da lì è nata tutta l'intensa opera di "brainstorming" da parte del team M2 Tech, composto da Marco Manunta, sua moglie Nadia Marino, Fabio Elia e Roberto Martini. Fabio Elia, al di là della sua posizione di Software Engineer, è molto prezioso perchè sul versante tecnico e caratteriale compensa la personalità di Manunta, il quale si autodefinisce un "creativo pazzo", mentre Fabio è una persona estremamente precisa cui va riconosciuto il fondamentale merito di aver contribuito a lanciare sul mercato un prodotto già maturo in partenza. Non è mancato un confronto serrato con Antonio Trebbi, senza dimenticare l'importante contributo del distributore DML Audio, nella figura di Massimo La Vigna.



L'azienda pisana ha imparato sulla propria pelle che ciascun collaboratore reca una visione parziale in un progetto, proveniente dal suo vissuto, il confronto quindi assume un ruolo fondamentale, portando in ultima analisi a un prodotto migliore. Al marchio piace pensare che quest'integrato abbia raggiunto l'optimum nel suo settore, starà poi al pubblico decretarne il successo o meno. Sussiste in ogni modo la ragionevole sicurezza di aver affrontato tutti i temi "caldi" della pianificazione del prodotto. Tra i coadiutori di questo progetto figura anche Antonio Trebbi (cui ho riservato una parte importante del mio resoconto), che conosce Marco Manunta da tanto tempo stimandolo sin dall'inizio per le sue notevoli capacità tecniche. Quando i due hanno cominciato a parlare di questa nuova linea di prodotti, Music for Life si è sforzata di dare il suo contributo, ha pensato soprattutto, forse in modo un po' egoistico, a ciò che avrebbe desiderato avere e vendere. Un apparecchio che rendesse il negozio fiero di proporlo alla propria clientela. Ci sono dei segnali interessanti nel mercato dell'alta fedeltà come il ritorno al vintage, che coinvolge anche i giovani, o l'accettazione dell'HiFi come un qualcosa di bello da tenere in casa.



Anche nelle clip pubblicitarie compaiono dei giradischi, cosa che qualche anno fa non avveniva. C'è la sensazione che qualcuno si stia ribellando a un tipo d'ascolto non propriamente fedele. Il Classic Integrated Amplifier è nato in questa direzione, che in buona sostanza è quella di un classico tecnologicamente aggiornato (e non potrebbe essere diversamente), evocativo di un'era degna di essere elevata a modello. Un oggetto cui collegare una o più sorgenti, una coppia di casse acustiche, e godersi per tanti anni, tra l'altro rispondente alla nuova normativa europea sulla riparabilità degli oggetti. Si è creduto in un prodotto foriero di valori come la sostenibilità e il fatto di essere a "chilometro zero", provenendo i suoi componenti dalla Toscana e dal centro Italia. Luca Cioni della ditta ELMU, un'eccellenza grossetana che opera nel campo della produzione meccanica per particolari torniti e fresati, si è occupato della produzione di alcune parti del telaio, compreso il bel pannello frontale, forte di una qualità che non ha nulla da invidiare a nessun fornitore italiano o estero. La stessa concezione della struttura circuitale del Classic rispecchia un'attenta analisi di quanto offre la moderna tecnologia.

Stefano Cosi

Altro punto di forza, assolutamente non secondario alle qualità sonico/costruttive, è l'assistenza al cliente, che nel caso della M2Tech si rivela essere rapida e affidabile. L'utente sarà dunque sicuro di avere tra le mani un prodotto longevo e anche il negoziante si potrà ritenere soddisfatto nel poter contare su un servizio commerciale e d'assistenza inappuntabile. Manunta sottolinea il valido sostegno assistenziale che la sua azienda è in grado di fornire, arrivando a dichiarare che la sua azienda non può essere considerata una mera venditrice di prodotti, ma di servizi ed emozioni, poiché quando si ascolta la musica si percepisce un determinato "pathos". L'oggetto in sé è lo strumento per mezzo del quale questa arriva a noi, altra cosa è l'utente, il quale deve sentirsi protetto da eventuali inconvenienti tecnici, visto che su quell'oggetto ci ha speso dei soldi. È una questione di correttezza etica da parte del costruttore, che non deve limitarsi unicamente alla fornitura del prodotto, ma fornire anche un sostegno per l'uso la manutenzione. Questo è quello che fa davvero felice un cliente. Alla fine il Classic Integrated Amplifier nasce con l'intenzione di suonare bene, ecco perché la seconda parte dell'evento è stata dedicata all'ascolto.

Marco Manunta

La serie Classic è emblematica di un nuovo inizio per la ditta pisana, in questa sono concentrati gli attuali sforzi dell'intera squadra, dove ognuno apporta uno specifico contributo in base alla sua competenza. Antonio Trebbi si è occupato addirittura dell'estetica dell'interno, una cosa apparentemente marginale, poiché voleva che già nelle fotografie le persone potessero comprendere che si tratta di un oggetto ben costruito, con amore e perizia. Un particolare in questo senso eloquente: il dissipatore termico doveva essere in origine grezzo, ma Antonio ha voluto che fosse in finitura nera anodizzata, con le lamelle ordinate e dritte, perché più bello a vedersi e con un potere dissipante leggermente migliore. Il progetto dell'integrato Classic lo ha affascinato sin dall'inizio, da cui la piena disponibilità a dare il suo contributo affinché questo avesse successo, con piccole idee e un supporto che in nessun momento ha fatto mancare. In Marco Manunta e il suo staff ha riconosciuto la ferma volontà di fare bene e lui dà molta importanza all'etica del lavoro. Si rifiuterebbe di operare con un fine diverso da quello del trasmettere passione e qualità, ligio alla filosofia che è alla base della sua "creatura" Music for Life.



Il Classic, di recente presentato all'High End Munich 2024, è composto di tre sezioni, pensate in un'ottica di utilizzo tradizionale. La prima è lo stadio Phono, che si distingue in positivo rispetto a molti altri della medesima tipologia a causa di un lungo lavoro di sviluppo e ricerca a monte. L'obiettivo era di ottenere un'ottima qualità sonora non solo con le testine MM ma anche con le MC, opzione quast'ultima che ben pochi amplificatori integrati possiedono. Sovente l'ingresso Phono degli attuali integrati soffre di qualche compromesso, cosa che un tempo non avveniva anche perché il vinile era la sorgente principale. Nel Classic si dà a questo una grande importanza, è costruito anch'esso tutto a discreti, cosa rara perché quasi sempre tale compito a affidato ad amplificatori operazionali. Un'altra scelta ritenuta nodale è l'esistenza nel percorso del segnale di un circuito di preamplificazione di alte prestazioni, specialmente riguardo alla capacità di erogazione di corrente, perché la M2Tech ha capito nella sua esperienza quanto sia importante pilotare correttamente lo stadio finale. In molti integrati troviamo di frequente un semplice amplificatore operazionale o addirittura nulla, essendoci a monte un semplice potenziometro di volume.



Si è preferito dunque impiegare più tempo e dedicare una porzione più sostanziosa della disponibilità finanziaria per questa sezione. Poi c'è lo stadio finale di potenza, che è stato attuato tenendo in debita considerazione la sua funzione di riprodurre musica, scopo ultimo di ogni dispositivo audio. Ci troviamo dunque a dover trattare un tipo di segnale con determinate caratteristiche statistiche, in cui a fronte di un certo livello medio d'ascolto si verificano dei picchi dinamici elevati, pur se di durata molto breve. Per ottemperare a quest'esigenza è stata studiata una sezione finale e un alimentatore in grado di assecondare pienamente il comportamento dinamico della musica. Alla luce di ciò, se il dato di targa relativo alla potenza continua, 60 Wrms su carico di 8 Ohm e 100 Wrms su 4 Ohm, può sembrare non eccezionale, si ottengono delle ragguardevoli prestazioni per quanto riguarda la potenza impulsiva: ben 155 Wrms (8 Ohm/10 ms) e 242 Wrms (4 Ohm/10 ms) per canale. Ecco perchè all'ascolto si riceve l'impressione che il Classic sia molto più potente di quanto in realtà non sia. A meno che non si senta della musica molto compressa, sperando che chi utilizza un oggetto del genere sia una persona che rifugge da certe registrazioni, la sensazione è quella di stare ascoltando un amplificatore da almeno 150 Watt per canale.

Fabio Elia

Il Classic Integrated Amplifier rappresenta per il suo artefice il culmine di un percorso di vita che nasce dalla prima esperienza. Marco aveva circa undici anni quando ebbe la ventura di poter frequentare amici e parenti che avevano degli impianti stereo nelle loro case. La riproduzione della musica lo aveva subito rapito. In più aveva l'opportunità di recarsi spesso nelle radio libere di allora, degli ambienti che esercitarono su di lui un forte ascendente, con le loro pareti di registratori a bobina, qualcosa di molto al di là delle sue possibilità economiche. Poi le bancate di giradischi con cui i Disc Jockey facevano missaggi e dissolvenze. Fu per lui come un illuminazione, per cui già alle scuole medie decise d'improntare tutta la sua formazione avendo l'obiettivo di diventare un costruttore di apparecchi HiFi. In questa passione irrefrenabile ha coinvolto anche sua moglie, che ha un contatto con la musica completamente differente dal suo, cantando da soprano e suonando il pianoforte. Lei la musica la fa, che è cosa ben diversa dal riprodurla. Ma torniamo ai particolari tecnici del Classic. Oltre al telecomando a raggi infrarossi fornito in dotazione, è stata prevista anche la gestione da remoto tramite un'interfaccia WiFi, per il collegamento a una rete locale, con la relativa applicazione gratuita da scaricare per lo smartphone, sia che questo operi in ambiente iOS che Android.



È un sistema che rende la gestione dell'apparecchio molto più flessibile, oltre che una necessaria concessione alla modernità. Non possiamo far finta di vivere ancora negli anni '70. In futuro la linea M2Tech Classic si arricchirà di nuovi oggetti, questo avverrà il più presto possibile e compatibilmente con il lavoro di sviluppo "in itinere". La prossima tappa sarà un lettore di rete. In fase di sviluppo c'è anche un preamplificatore dalle prestazioni molto interessanti, da destinarsi sia ai finali di potenza che andranno a rimpolpare la serie Classic, ancora in studio, che all'utilizzo con diffusori attivi, ultimamente sempre più diffusi. Chiude il cerchio della conferenza l'intervento del distributore italiano DML Audio, nella persona di Massimo La Vigna, un professionista che si è appassionato alla riproduzione audio all'età di dodici anni, nel 1971, quando ebbe in regalo un giradischi e si costruì le prime casse acustiche. I suoi genitori erano disperati perché tirava cavi per tutta la casa, aveva messo altoparlanti un po' dappertutto. Al compimento dei quattordici anni questi gli promisero in regalo un impianto HiFi, a patto che lui rimuovesse tutto quello che aveva seminato per la casa. E così fu.

Antonio Trebbi

Nel 1973 entrò allora in possesso di quest'impianto costituito da giradischi, amplificatore e casse della Emerson, cui affiancò la prima piastra a cassette Stereo 7 della Panasonic, quando questo formato era stato da poco rilasciato sul mercato. Ricorda che aveva degli attraenti VMeter verdi orizzontali. Ma veniamo ai nostri giorni. Il marchio M2Tech è stato preso sotto le ali della DML Audio perché la filosofia di quest'ultima, riassunta nei termini inglesi di "Performance-Control-Design", si sposa perfettamente con la concezione dell'amplificatore integrato Classic. Massimo La Vigna spiega come questi tre pilastri fondamentali siano alla base della filosofia DML. Per entrare nel novero dei marchi distribuiti gli oggetti devono avere delle alte prestazioni, essere facili da gestire e possedere un'estetica attraente. Pensare di mettersi in casa un amplificatore autocostruito, magari bruttarello, che una volta passava nei settori Hi-End più infimi è oggi improponibile, anche perché le signore difficilmente lo accetterebbero in un contesto domestico. Il Classic è dotato di un telecomando già evoluto in partenza poiché è unico per tutte le macchine del marchio pisano. Se uno possiede quest'amplificatore, il preamplificatore, il DAC e altro ha già a disposizione un'unità di controllo che va bene per ogni oggetto.



Con il Classic si è pensato d'iniziare affidandolo a pochi rivenditori, solo cinque, formati e specializzati, e non darlo in pasto a chiunque, nel rispetto della sua caratura e dell'intelligenza progettuale che racchiude. I negozianti che se ne occupano vanno adeguatamente preparati, dovranno impegnarsi a orchestrare delle presentazioni molto chiare, esattamente come si sta facendo in quest'occasione a Music for Life. I test condotti personalmente da Massimo La Vigna sul Classic hanno portato a risultati molto interessanti con qualsiasi tipo di diffusore. Questo amplificatore integrato non teme le basse e bassissime impedenze e ha ottime capacità di pilotaggio, nonostante la potenza di targa non sia propriamente esuberante. Il prezzo al pubblico dell'M2Tech Classic Integrated Amplifier è di 4878 euro.




QUALCHE APPROFONDIMENTO TECNICO SUL CLASSIC INTEGRATED AMPLIFIER



Il grande spunto dinamico sul quale può contare quest'integrato è stato conseguito tramite due accorgimenti che riguardano lo stadio finale. Al di là della topologia circuitale, che è comunque fondamentale, sono stati realizzati una sezione finale di potenza e un alimentatore in grado di gestire degli "swing" di tensione molto elevati, a fronte però di una capacità di erogazione di corrente tipica di un amplificatore da 60 Watt su 8 Ohm e 100 Watt su 4 Ohm. Quella erogabile in regime continuo è congrua con il dato di targa della potenza, tuttavia nel breve periodo l'alimentatore è in grado di fornire una tensione, e una corrispondente corrente, molto più elevata. Questo fa si che lo spunto dinamico sia equiparabile a quello di un amplificatore decisamente più potente. Per avere un'idea, il parametro fondamentale, che in questo caso è la Headroom dinamica, cioè il rapporto tra la potenza di picco erogabile e quella continua, è di quasi 8 dB, quando in un amplificatore tradizionale è di circa 2, 3 dB. Questo significa che possiamo disporre di altri 4, 5 dB di spazio in cui infilare i picchi della musica. Un altro aspetto da considerare è che nella maggior parte dei finali di potenza vengono inseriti dei circuiti di protezione elettronica per non bruciare i transistor finali.

Massimo La Vigna

In uno costruito negli anni '60, quando i transistor erano in grado di gestire al massimo 50 - 100 Watt, era fondamentale mettere queste protezioni. I dispositivi finali costavano tanto, erano piccoli e si rompevano facilmente. La M2Tech è partita dal presupposto che oggi disponiamo di transitor dalle prestazioni enormemente migliori. Si è quindi optato per quelli che vengono di solito usati per amplificatori molto più potenti, decidendo di fare a meno delle protezioni elettroniche. Il "side effect" di tali protezioni consiste in una compressione dinamica del suono proprio nei momenti in cui c'é bisogno di più potenza, vale a dire nei transitori più violenti. Non impiegando le protezioni questi sono più liberi di esprimersi, anche se lo stadio finale in tutta onestà rischia un po' di più, ma è comunque protetto dal limite di corrente dell'alimentatore e dai fusibili, anche se questi sono lenti nel loro intervento e in teoria potrebbero bruciarsi prima i finali. Marco Manunta dichiara che all'atto pratico, in un anno e mezzo di prove e collegando tanti tipi di diffusore, non si è mai verificata la bruciatura di un finale. Esiste per'altro una protezione termica, supportata da un sensore che rileva la temperatura del dissipatore, se questa supera i 100° viene staccata l'alimentazione mettendo in Stand-By il finale.



Una volta scesa la temperatura sotto i 70° l'amplificatore si riaccende, rimanendo però nella condizione di "muting" per evitare il verificarsi di un forte suono improvviso. Secondo l'esperienza di Antonio Trebbi, gli amplificatori completamente privi di qualsiasi tipo di protezione sono quelli che alla fine suonano in maniera più trasparente e immediata, rappresentando le protezioni un freno al buon suono. Quella termica è disgiunta dal percorso del segnale e dunque non va a influire sulle prestazioni sonore. Il progettista del Classic ha dunque preferito prendere qualche rischio in più ma preservare sino in fondo la qualità del suono, anche perché confida sul fatto che gli appassionati odierni hanno la consapevolezza di quello che non deve essere fatto in un amplificatore. A scanso di equivoci, sul manuale è comunque scritto di stare attenti a ciò che si fa. Nella genesi dell'M2Tech si è tenuto in debito conto che gran parte degli appassionati di alta fedeltà non è più giovane, ma chi ancora lo è sovente non è detto che sia insensibile al fascino del vintage. Così come acquista le moto d'epoca per usarle, vuole un impianto degli anni che furono. Per questo motivo il mercato dell'HiFi d'annata sta avendo in questo momento una cospicua crescita.



Ma non è tutto oro quello che luccica. C'è la possibilità che gran parte di tali prodotti risulti deludente se ascoltato con il metro della qualità moderna, poi si rompono facilmente. Sono apparecchiature che hanno sulle spalle trenta o quarant'anni, i condensatori prima o poi si seccano, le giunzioni si rovinano poiché sottoposte nel tempo a ripetuti salti di temperatura. Quasi sempre si rende necessaria un'onerosa opera di ricondizionamento. Per non parlare delle speculazioni finanziarie innescate da questa tendenza. Ecco la genialata del marchio toscano: produrre un oggetto dall'estetica retrò (in parte tale anche nella realizzazione), che riprenda il meglio di ciò che l'HiFi un tempo offriva, con il corteo di emozioni associate al quel periodo, ma che risulti del tutto moderno dal punto di vista delle prestazioni tecniche e sonore. Il primo prototipo del Classic non aveva il preamplificatore Phono, qualcuno ha poi caldamente suggerito di metterlo in quanto la maggior parte degli utenti desiderano che ci sia, anche chi non ha un giradischi. Con il grande revival del vinile che stiamo vivendo ci saranno sicuramente parecchi utilizzatori che vorranno dotarsi di un giradischi. Anche la configurazione circuitale ha tratto ispirazione concettuale da schemi in voga qualche tempo fa, scartando ovviamente quelli che si ritenevano meno validi.

Completo infine il parco connessioni, come si può evincere dalle specifiche tecniche all'inizio riportate. Per l'uscita cuffia si è scelto di prelevare il segnale dal finale di potenza e poi farlo passare attraverso un partitore di tensione prima della consegna alla cuffia, una soluzione semplice che ha anche il vantaggio di conservare l'impronta timbrica propria della sezione finale.


TRA APOLLINEO E DIONISIACO
L'ASCOLTO

GLI IMPIANTI

SALA TEATRO
Giradischi Linn Majik LP12
Testina Linn Adikt.
Lettore audio di rete Linn Selekt DSM
M2Tech Classic Integrated Amplifier
Diffusori ATC SCM 11

SALETTA
Giradischi Linn Klimax LP12
Testina Linn Ekstatik
Lettore audio di rete Linn Selekt DSM
M2Tech Classic Integrated Amplifier
Diffusori Kef LS50 Uni-Q
Diffusori Tuscany Sound Aria



Bene, è venuto il momento di confermare o smentire la presenza dell'appeal "vintage" in quest'amplificatore, quella particolare disposizione con dovizia di particolari dettagliata nel corso della relazione. Per sondarne le doti timbriche sono stati allestiti due impianti differenti. Il primo stazionava nella grande Sala Teatro, con delle sorgenti frutto di un "marriage" tra attuale e inattuale, passato e presente. Il giradischi Linn Majik LP12 innanzitutto, dotato di testina MM Linn Adikt., una vecchia gloria ancora oggi costruita in più versioni (Klimax, Selekt e Majik), dalla concezione completamente modulare. A questa sorgente faceva da contraltare il modernissimo Streamer Linn Selekt DSM e i generosi ATC SCM 11, dei compatti monitor a due vie dalla bassa sensibilità (85 dB/2,83 V/m) ma agevoli da pilotare per quanto concerne il modulo d'impedenza. Di fattura diversa l'impianto presente nell'altra sala: fermo restando l'immortale Linn LP 12, qui in versione Klimax, e il lettore di rete Selekt DSM (in una versione con il performante DAC Organik), in questa catena si esprimevano due elettroacustiche caratterialmente piuttosto diverse dalle ATC: le Kef LS50, dotate del noto trasduttore coassiale Uni-Q e le Tuscany Sound Aria, creazione dell'ottimo Enrico Priami.



Ho ascoltato con grande attenzione la prima soluzione, testata con dei brani di Pop e Jazz, che ho trovato la più idonea a far venire fuori l'anima "latina" del Classic, giunonica e generosa in gamma mediobassa. Nonostante l'esigua sensibilità delle ATC SCM 11 (la manopola del volume era tenuta costantemente oltre le ore 12), il Classic ha esaltato le loro doti dinamiche con un suono veloce, ricco di spunto sui transitori, lucido in gamma alta e particolarmente corposo sulla mediobassa. Sono qualità che qualificano come autenticamente "monitor" questo piccolo sistema, che dava l'impressione di essere più grande di quanto in realtà fosse, con una scena piuttosto proiettata in avanti, a tutto beneficio della presenza. La robusta spalla nella cosiddetta zona del calore, un range che per'altro è risultato ben controllato, preciso e intelligibile, è stato l'"atout" per un'avvincente restituzione dei citati generi musicali. Questa configurazione non prestava il fianco a critiche anche nella zona media e alta, con un "middle ground" in verità un po' enfatizzato e un comparto superiore lucido, di grande nitidezza, pur se prospetticamente un po' slegato dalle gamme sottostanti. Una prestazione che mi è parsa "dionisiaca" nel suo complesso, intensa ed emozionale, quanto mai lontana da esilità di sorta.

M2Tech Classic Integrated Amplifier

Giradischi Linn Majik LP12
Testina Linn Adikt.


A onor del vero, essendo questo è il mio primo ascolto del Classic non sono in grado di stabilire quanto queste caratteristiche soniche siano state maggiormente favorite dall'elettronica o dai diffusori, anche se l'ascolto della seconda soluzione è stato chiarificatore in tal senso. La musica si è comunque imposta in entrambe le soluzioni, riempiendo le orecchie di belle e forti sensazioni, diversificate dalle elettroacustiche a valle. Mentre ascoltavo mi sono ritornate in mente le parole di Marco Manunta circa le prestazioni dinamiche del Classic. La vitalità che è capace di donare alle registrazioni è davvero galvanizzante, i picchi vengono raggiunti con naturalezza, senza alcuna forzatura, conservando in ogni occasione un esemplare "aplomb". La musica acquista così slancio e un'esaltante vivezza. Che non ci sia nulla di artificiale o affaticante in quest'amplificatore è emerso con apodittica evidenza nell'ascolto del secondo impianto, dove è venuta fuori la sua anima apollinea, la sua armonia e luminosità. Complice la straordinaria focalizzazione che rende quel capolavoro di elettroacustica che il coassiale Uni-Q della Kef, un trasduttore che farebbe impensierire un driver elettrostatico, i presenti hanno potuto apprezzare la finezza di dettaglio, il cesello che il Classic è in grado di esprimere.

Lettore audio di rete Linn Selekt DSM

Una bella sorpresa sono stati gli eccellenti diffusori Tuscany Sound Aria, belli, buoni e con una gamma media dalla superba espressività. In una sola seduta d'ascolto sarebbe pretenzioso emanare granitiche certezze. In tali occasioni, come diceva il compianto Bebo Moroni, il buon orecchio può intuire ma non assodare ciò che solo ascolti ripetuti e diversificati nel tempo possono garantire. E perdonate se ho voluto lasciar correre a briglie sciolte la mia prosa. Dalle suggestioni ricevute nel corso di questo magnifico evento pisano, che spero di poter perfezionare in altra occasione, mi è parso comunque di presagire quelle caratteristiche che rendono onore a una classicità senza tempo, a quel suono facondo, di grande soddisfazione per l'udito, unito a una trasparenza e velocità di risposta ai transienti tipica delle moderne amplificazioni. È questo il miglior modo d'innestare in maniera indolore il passato sul presente, di celebrare le gloriose elettroniche anni '70 e '80. Tanto può fare l'M2Tech Classic Amplifier, un'elettronica istintiva, cui riconosco la capacità di catturare al primo ascolto.

Diffusore ATC SCM 11


Alfredo Di Pietro
Maggio 2024


 Modulinhalt drucken   
Copyright (c) 2000-2006   Nutzungsbedingungen  Datenschutzerklärung
DotNetNuke® is copyright 2002-2024 by DotNetNuke Corporation