Cerca English (United States)  Italiano (Italia) Deutsch (Deutschland)  Español (España) Čeština (Česká Republika)
domenica 3 novembre 2024 ..:: Nature & Life - Maurizio Baglini ::..   Login
Navigazione Sito

 Maurizio Baglini - Nature & Life - Ludwig van Beethoven - Franz Liszt Riduci


 

 

Ludwig van Beethoven

6 Variations in D Major Op. 76

- Theme (Allegro risoluto)
- Variation 1
- Variation 2
- Variation 3
- Variation 4
- Variation 5
- Variation 6 (Presto)
- Coda (Tempo I)


Ludwig van Beethoven

Symphony N. 6 in F Major Op. 68 "Pastoral" (Transcription Liszt for Piano S. 464/6)

- I. Erwachen heiterer Empfindungen bei der Ankunft auf dem Lande. Allegro ma non troppo
- II. Scene am Bach. Andante molto moto
- III. Lustiges Zusammensein der Landleute. Allegro
- IV. Gewitter. Sturm. Allegro
- V. Hirtengesang. Frohe und dankbare Gefühle nach dem Sturm. Allegretto


Franz Liszt

Totentanz: Paraphrase on Dies Irae S. 525

- Andante - Presto - Allegro - Allegro moderato
- Variation 1 (Allegro moderato)
- Variation 2
- Variation 3 (Molto vivace)
- Variation 4 Canonique (Lent) - Presto
- Variation 5 Fugato (Vivace) - Cadenza
- Sempre allegro, ma non troppo - Un poco meno allegro - Presto


Franz Liszt

Album d’un voyageur S. 156 / Book II. Fleurs mélodiques des Alpes
- N. 7c Allegro pastorale

Années de pèlerinage I, S. 160
- N. 3 Pastorale



È trascorso un anno dalla pubblicazione del CD "Maurizio Baglini - Nature & Life - Ludwig van Beethoven - Franz Liszt" per l'etichetta Decca, ma solo ora sento il bisogno di parlarne. Il motivo è tutto sommato semplice: nella mia vita è in corso una retrospettiva, un tenero "Amarcord" sulle esperienze che hanno arricchito, reso più bella la mia esistenza, e il pianista pisano occupa in queste un posto non marginale. Lo incontrai di persona nel novembre 2014, in occasione della presentazione a Milano del doppio CD "Mussorgsky - Pictures at an exhibition and other piano works", trassi da quell'evento un articolo, seguito poi da tanti altri. Partecipai nel 2015, 2016, 2017 e 2018 all'Amiata Piano Festival, una manifestazione di cui Baglini è fondatore e direttore artistico, (nel 2017 seguii integralmente l'edizione). Il maestro mi ha concesso nel tempo più d'una intervista, l'ho ascoltato in concerto molte volte, compresa quella memorabile nel 2016 all'Auditorium di Milano Fondazione Cariplo dove lui eseguì la trascrizione di Franz Liszt della Sinfonia N° 9 di Beethoven nella versione per soli, coro e pianoforte. Ancora, ho recensito diversi suoi CD e in un'occasione ho avuto anche il piacere e l'onore di presentare un suo concerto a Merate nel settembre 2016. L'ultima intervista risale al luglio 2020, formulata dopo la diretta streaming di maggio nel Teatro Verdi di Pordenone, ancora in tempi pandemici da COVID-19, mentre la mia ultima partecipazione a un suo concerto è avvenuta il 30 aprile 2022 a Busto Arsizio, presso il Teatro Sociale Delia Cajelli; lì il maestro pisano suonava con la sua compagna, la violoncellista Silvia Chiesa, e il sassofonista Federico Mondelci.

Tutte circostanze che ho registrato in quell'ormai grande serbatoio di ricordi ed emozioni che è Non solo audiofili. Insomma, negli anni dal 2015 al 2018 credo di essere stato affetto da una sorta di "baglinimania" e lui, ho l'impressione, dev'essersi forse sentito un po' perseguitato da me. Ma non si è trattato certo di un fuoco di paglia, viste le emozioni che sono riaffiorate in me all'ascolto di Nature & Life, disco che reca sulla copertina il pianista seduto davanti a un pianoforte Grancoda, immerso in un paesaggio silvestre autunnale. Innanzitutto, questa pubblicazione discografica è foriera di una novità molto interessante: per la prima volta la versione digitale di un album viene corredata da commenti vocali dello stesso interprete, traccia per traccia, come una visita guidata. Tale proposta vuole in qualche modo colmare la mancanza dei tradizionali libretti con le note esplicative nelle versioni digitali degli album. Guardando la suggestiva immagine di copertina e leggendo il titolo potremmo essere indotti a pensare a uno di quei CD rilassanti, pieni di suoni naturali come cascatelle d'acqua, melodiosi gorgheggi di uccellini e stormire di foglie. Un qualcosa di certamente lontano dagli arcani del "Naturlaut" mahleriano, buono al massimo per rilassarsi dopo una giornata particolarmente stressante. Nulla di più lontano dalla realtà poiché quest'ultima uscita discografica di Maurizio Baglini contiene musica, e della più grande possibile, figurando i nomi di L.v. Beethoven e Franz Liszt.

L'arte non è un qualcosa di scollegato dalla realtà degli eventi sociali, di qualsiasi natura essi siano, dobbiamo dunque riflettere sul fatto che questo lavoro si affaccia dopo la terribile pandemia da COVID-19, con tutte le implicazioni psicologiche che ha portato su ognuno di noi. Da qui il desiderio di riconquistare quella serenità che avevamo smarrito. L'arte aiuta a fare anche questo, cioè a sublimare il nostro vissuto in una visione dall'alto, con tutto il corteo di emozioni, piacevoli e spiacevoli, che si porta dietro. Emerge dunque potente la voglia di riappropriasi di un nirvana smarrito, un'aspirazione che giustifica la comparsa del termine "pastorale" in tre delle composizioni presenti nel CD. In maniera più estensiva, ciò che s'ispira alla vita dei pastori, trasfuso nell'imitazione di elementi naturistici e incarnato in scene che suggeriscono sentimenti di semplicità, tenerezza e idillicità, COVID o non COVID, diventa prototipo di uno stato d'animo molto affine a un'errabonda estaticità. Non la sola idea cardine che guida questo lavoro, visto che il clima bucolico è bruscamente spezzato dall'apocalittico Totentanz: Paraphrase on Dies Irae S. 525 di Franz Liszt. Il salto tra questa e l'opera che la precede, la Sinfonia N. 6 in Fa Maggiore Op. 68 "Pastorale" di L.v. Beethoven, nella trascrizione per pianoforte S. 464/6 di Liszt, è davvero abissale, nemmeno paragonabile con il violento evento naturale descritto nel Gewitter. Sturm. Allegro, tanto è cupo, catastrofico e angoscioso il clima che instaura.

Tuttavia, anche l'apertura delle danze, le sei 6 Variazioni in Re Maggiore Op. 76 di Beethoven, si differenziano emotivamente sia dalla Pastorale che dalla Totentanz. Opera del 1809 dedicata a Franz Oliva e pubblicata dalla Breitkopf e Härtel l'anno seguente (il manoscritto originale è andato perduto), ha un tema che comparve circa due anni più tardi nella Marcia turca dalle Rovine d'Atene Op. 113. Baglini coglie, non senza una fine ironia, l'appartenenza alla categoria dell'ornamentale di queste variazioni, caratterialmente ascrivibili alla musica turca. Marca con energia il tema iniziale attraversando con misura i sei piccoli episodi che seguono. È un pianismo il suo che va centellinato, che presuppone una non indifferente capacità attentiva da parte di chi ascolta, chiamato a seguire i continui sbalzi umorali, vivificati dal pianista con una tecnica che sa graduare, discretizzandolo, ogni più piccolo frangente dall'altro, sia agogicamente che dinamicamente. Avvertiamo nella sua arte un "modus operandi" plastico, teatrale, dove il tocco viene spesso repentinamente differenziato anche nel passaggio da nota a nota. La prima variazione è soffusa di grande dolcezza, udiamo una cassetta armonica le cui lamelle vengono accarezzate. Il tono ritorna gagliardo nella seconda variazione, movimentata dagli incastri di seminiminime che vengono palleggiate tra le due mani. Nella melodiosa terza variazione in 6/8 c'è un richiamo a quell'atmosfera pastorale che aleggia immanente in tutte le tracce, ora sotto forma di spirito conclamato, ora appena abbozzato.

Nella quarta l'effetto beffardo è assicurato dai rintocchi nella parte bassa seguiti dalle aeree terzine discendenti. Nella sesta e ultima variazione, in Presto, una reminiscenza: appare la figura ritmica, ma anche melodica, che troviamo nel secondo tempo della Sonata per pianoforte N. 29 Op. 106. Ritorna infine il tema, che ristabilisce dopo i sei brevi diversivi l'icastico tenore di marcia nella sua forma iniziale. Con la trascrizione di Franz Liszt per pianoforte della Pastorale beethoveniana S. 464/6 si entra in una sorta di campo minato, come spesso capita affrontando quest'autore. Il gruppo di nove trascrizioni per pianoforte delle sinfonie di Ludwig van Beethoven è numerato S. 464 nel catalogo di Humphrey Searle, vero banco di prova per i pianisti più dotati, chiamati a dare fondo a tutte le loro risorse. In particolare la Nona è un autentico cavallo di battaglia del pianista toscano. Rispolverata in innumerevoli occasioni, denota la ricerca di un approfondimento espressivo estrinsecato in una forma che potremmo considerare epica, poiché si manifesta con il tono delle grandi narrazioni poetiche, adorno di un'esplicita teatralità. Baglini non si limita semplicemente a suonare questa meravigliosa pagina ma la mette in scena, tesse una dialettica interna dove il cosiddetto "voicing", la gestione delle voci, è particolarmente attento in termini di chiarezza, mirato a ricreare la complessità tipica di una composizione orchestrale; lo fa con una resa dello strumento mai secca, per di più contornata da un discreto alone di riverbero.

Raccoglie e rilancia la definizione di "sinfonia caracteristica" che Beethoven stesso formulò, come aspetto "caratteristico" dello stile e della forma, aspetti episodico/descrittivi che il compositore interiorizzò completamente. Il nostro pianista colpisce e integra con singolare efficacia le due dimensioni dell'esteriore e dell'interiore. Lo fa stabilendo un clima di serenità idilliaca nel movimento iniziale "Piacevoli sentimenti che si destano nell'uomo all'arrivo in campagna: Allegro ma non troppo", dove il contenuto didascalico trova un esatto corrispettivo spirituale e la simbologia musicale tende a imitare il fluire dell'acqua (Scena al ruscello: Andante molto mosso) o il canto degli uccelli (l'episodio dell'usignolo, della quaglia e del cuculo sul terminare del secondo movimento). L'operazione che compie Maurizio Baglini su questa materia sonora sta nel tentativo di ravvivare un habitat si scorrevole ma non provvisorio, da abile tessitore di sensazioni che s'insediano non fugacemente in noi provocando uno stato di rapimento. La narrazione prosegue con il quadro "Allegra riunione di campagnoli: Allegro" e "Tuono e tempesta: Allegro", eventi temporalmente connessi che urgono, scuotendo l'ascoltatore dall'estasi iniziale e che portano a considerare la Pastorale come opera complessa, dalla lettura multiforme e sfalsata su più piani. La "Riunione dei contadini" ha il carattere di un gagliardo Scherzo beethoveniano, mentre il "Temporale" esplode in tutta la sua violenza, come evento naturale drammatico che squassa gli animi sino alla redenzione finale, Sentimenti di benevolenza e ringraziamento alla Divinità dopo la tempesta: Allegretto.

Mi pare centrata in pieno la figura di un Beethoven in apparenza burbero e inavvicinabile, in realtà capace di essere accanto all'umanità negli eventi più biblici. Netto cambio d'atmosfera con la composizione che segue, Totentanz: Parafrasi sul Dies Irae S. 525. Baglini non ha certo bisogno di sgomitare per ritagliarsi un posto d'onore nel firmamento dei lisztiani DOC, cosa che ha già ampiamente dimostrato di essere nei concerti e fuori dai concerti, con i CD Reves ed Evocation. Lui è in grado di restituirci un autore in tutta la sua completezza, tra terremoti di note e poeticissimi momenti lirici. In particolare, Reves è un album celebrativo del bicentenario dalla nascita di Liszt, una sorta di "compilation" dei suoi brani più celebri, dalla trascrizione della "Campanella" di Paganini al "Sogno d'amore", da Mephisto Valse alla Rapsodia Ungherese. Di fattura diversa è invece Evocation, come recita il titolo un omaggio alle mirabili facoltà descrittive ed evocative del genio ungherese, artefice degli ampi affreschi sonori descritti in À la Chapelle Sixtine S. 461/2. Nelle sette tracce di Totentanz c'è una summa di quel Baglini cantore di Franz Liszt che molti di noi appassionati ammirano incondizionatamente. Fu composta tra il 1838 e il 1859, sovente usata come esternazione di virtuosismo, è nota per le impervie difficoltà tecniche. Dal sapore gotico e congesta nelle parti più concitate, tanto da alimentare le classiche accuse rivolte alla musica di Liszt, è una parafrasi sulla sequenza gregoriana del Dies irae, brano cui s'ispirò Hector Berlioz per il finale della Sinfonia fantastica (Sogno di una notte di sabba).

Totentanz in realtà supera di slancio tali accuse rivelandosi un brano particolarmente ispirato, dove si transita da passaggi asperrimi a episodi di grande dolcezza poetica, nella sostanza tecnica un autentico "tour de force" che Maurizio Baglini supera da par suo. Come in altre occasioni, la scintilla si accese nella mente dell'autore alla vista, nel 1838, del grande affresco del Trionfo della Morte nel Camposanto di Pisa, da cui trasse spunto per questo fantasmagorico affresco musicale, affine al dipinto anche strutturalmente, con degli episodi accostati l'uno all'altro senza sottostare a un preciso ordinamento di scaturigine classica. Passi di estrema libertà formale, tenuti insieme dal potente collante dei ritorni al Dies irae. Nel trattamento dello strumento avvertiamo una cura maniacale di ogni più piccolo particolare, le voci, il peso dinamico, la differenziazione espressiva fine portano a pensare che, oltre all'aspetto acrobatico (che pure innegabilmente c'è), il pianista non ha intenzione di estrinsecare un virtuosismo fine a sé stesso. Il nutrito repertorio di trilli, arpeggi, scale veloci e un'invidiabile "palette" coloristica hanno il verosimile scopo di espandere le possibilità del pianoforte sino agli estremi di un approccio sinfonico che non soffre di complessi d'inferiorità. Una "grandeur" volta a massimizzare la capacità di fuoco in certi frangenti come l'intimo ripiegamento in altri. Che sia il massiccio effetto percussivo, la devastante potenza, la varietà ritmica o un colore timbrico inaspettato, raggiunto con sapienza.

L'ascoltatore troverà sempre e comunque una rara cura del suono, tanto nell'edificare grandiose cattedrali sonore come nell'ordire le più tenui atmosfere. Un virtuosismo "impalpabile" lo si ritrova pure nelle due pastorali che concludono Nature & Life: l'Allegro pastorale dall'Album d'un voyageur S. 156 e la Pastorale da Années de pèlerinage I S. 160, due modi declinare un medesimo brano dove la dolcezza cullante predomina su ogni cosa. Nell'Allegro pastorale c'è un'alternanza dei tempi 12/8, 6/8 e 3/8, all'indicazione "dolcissimo" si contrappongono il più movimentato "un poco più forte", lo "scherzoso", il "marcato", per ritornare al dolcissimo dell'incipit. Un'epopea di sentimenti che non risulta defraudata dalla brevità del brano e che possiamo rivivere nella Pastorale, ultima traccia del disco, seconda versione del N.7c dell'Album d'un voyageur S 156, un pezzo particolarmente breve in precedenza intitolato "Fete villageoise", che Maurizio Baglini affronta con maggior scorrevolezza, probabilmente memore del suo carattere più festoso. Entrambi suonano come dei liberatori "encore" che chiudono questo magnifico CD nella più appagante serenità.


Alfredo Di Pietro

Novembre 2023


 Stampa   
Copyright (c) 2000-2006   Condizioni d'Uso  Dichiarazione per la Privacy
DotNetNuke® is copyright 2002-2024 by DotNetNuke Corporation