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 Un pomeriggio liquido 2 Riduci

L'EVOLUZIONE DELLA SPECIE

 

Riccardo Colombo

Se con il termine di evoluzione s’intende il progressivo e costante accumularsi di modificazioni successive, fino alla manifestazione, in un ampio arco di tempo, di significativi cambiamenti, l'impianto del nostro amico Riccardo rientra a pieno titolo in questa definizione. Talvolta l'assassino ritorna sul luogo del delitto: in questo caso io sono l'"assassino" e il "luogo del delitto" la sala d'ascolto di Riccardo.

Le mie visitazioni a casa di audiofili desiderosi, tramite la mia modesta penna, di trasformarsi in "story teller", sono incoraggiate da quella particolare alchimia costituita dal desiderio di scoprire modi di ascoltare sempre nuovi, insieme al compiacimento un po' voyeuristico del ficcanasare negli impianti altrui. Diciamo pure che alla base c'è un attizzarsi vicendevole di vanità che però non si risolve in un puro esercizio di stile. Tanti sono gli audiofili che hanno la possibilità di specchiarsi in questi racconti, nella scoperta delle soluzioni altrui rivivono il loro percorso di affinamento alla ricerca di un sound che sia del tutto personale.

Sono persuaso che questo sia il nocciolo più autentico della questione: il fascino del nostro hobby sta nell'esprimere se stessi tramite il sistema cui diamo vita. L'audiofilo colto nell'atto di captare la fascinazione che la sua catena esercita sull'ascoltatore, viene preso da un moto d'orgoglio, come se mostrasse la parte migliore di se. Non siamo lontani dalla logica per cui convivendo con un certo padrone, il cane finisce per assomigliargli sempre più, questo è quello che più o meno avviene tra l'appassionato e il suo setup.

Con il passare del tempo numerosi sono i cambiamenti che possono intervenire nella catena di un audiofilo, spesso dettati da insoddisfazione per lo "status" del momento. Una scontentezza serpeggiante stemperata magari dalla sensazione di essere nella giusta direzione ma che manchi ancora un "cincinin" di risultato per essere pienamente soddisfatti. Ed è proprio la brama di aggiudicarsi quell'inezia mancante che può tormentare l'amante del bel suono lungo il corso di un'intera vita.

Sarebbe tuttavia ingiusto ridurre le motivazioni che mi portano a scrivere questo tipo di reportage a ragioni di mero autocompiacimento reciproco. Non si tratta solo di una fiera delle vanità che coinvolge in ugual maniera il raccontato e il raccontante, ma il valore di una risorsa condivisa che trova alimento dalla lettura di uno specifico scorcio con lo stimolo a considerare il proprio nella stessa ottica di evoluzione. Un invito a crescere, a perlustrare nuove soluzioni in grado di agire come il "Gerovital", una sorta di rivitalizzante che porti un po' d'aria nuova nella nostra passione svecchiando credenze già consolidate ma un po' intorpidite dalla routine.

Per queste mie esternazioni ho creduto subito nella rete come il mezzo più immediato di diffusione, ognuno può attingere a suo vantaggio le informazioni che porgo o anche esprimere dei pareri sfavorevoli su questo tipo di cimenti, questo è il bello di un mezzo perfettamente democratico come Internet. Ecco allora profilarsi all'attenzione di altri hobbysti uno specchio delle brame piuttosto che un termometro adatto a misurare la febbre della propria voglia di antagonismo.

Mi piace anche, nell'ottica di una sana informazione di base, condire i miei scritti con uno sguardo alle tendenze tecnologiche che si affacciano nel complesso mondo della riproduzione audio di qualità, campo irto di difficoltà in cui coabitano ragione e passione.

 

Sono passati oltre due anni da quel 18 marzo 2009, data in cui resi visita al nostro amico Riccardo Colombo. "Un pomeriggio liquido" fu l'articolo che scaturì da quella fruttuosa occasione, scritto che recava nell'ampio cappello introduttivo un mio personale affresco sulla seconda rivoluzione digitale, quella della musica liquida, argomento di capitale importanza che ancora oggi non smette di stupire per la vastità della sua portata e gli interessanti sviluppi "in itinere". In un setup rimasto sostanzialmente immutato per la parte elettronica, la grande novità è rappresentata dall'ingresso di una coppia di nuovi diffusori: le Genelec 1037 C, tre vie monitor di grande caratura. Questo autentico cavallo di razza nasce nell'ambito del professionale come monitor da studio.

 


SISTEMA MONITOR TRIAMPLIFICATO GENELEC 1037 C, UN DIFFUSORE PER L'AUDIOFILO EVOLUTO

Il termine "evoluzione" è destinato a diventare il vero "leit motiv" di questo mio elaborato. Riccardo è un audiofilo che ha le idee chiare: con le Genelec 1037 C ha compiuto uno step evolutivo che gli ha consentito di perfezionare quella concezione di suono già contenuta "in nuce" nelle dismesse 1032 A, un modo di concepire la riproduzione audio improntato alla schiettezza, che rigetta ogni posticcio belletto sonoro atto a indorare certe pillole un po' amare.

Per ottenere un tale risultato si è rivolto al mondo dell'audio professionale, convinto di trovare in questo un prodotto/specchio che gli dichiarasse sempre la verità sulle registrazioni in suo possesso. La scelta è ricaduta su un sistema di alto pregio e duttilità, utilizzato con profitto nei migliori studi di registrazione del mondo, una vera garanzia di rigore. Ma pensare che le 1037 siano un oggetto dedicato esclusivamente agli studi di registrazione audio, radiodiffusione, televisivi, workstation digitali, ambienti di post-produzione e suite di mastering sarebbe un errore. E' vero che è progettato per una perfetta integrazione in quegli specifici ambienti ma ha dalla sua una straordinaria capacità di adattamento acustico in qualsiasi situazione, anche in quella domestica, che è risaputo essere certamente non esente da criticità a causa di diversi fattori.

Le Genelec 1037 C

L'imponente monitor che ho dinanzi (680 x 400 x 380 mm - Altezza, larghezza e profondità) è un sistema attivo a tre vie caricato in bass reflex con un volume di 65 litri, progettato per funzionare bene sia come monitor free-standing che incassato nel muro. Monta tre driver per le rispettive vie: un grande woofer da 305 mm, un midrange proprietario da 130 mm e un tweeter con cupola metallica da 25 mm.

L'unita con i trasduttori per i medio-alti caricati in DCW

Il poderoso woofer da 12"

La triamplificazione è assicurata da un'unità dedicata al woofer da 180 watt (per migliorare la risposta acustica ai transitori, l'impedenza d'uscita è negativa) mentre midrange e tweeter sono pilotati da due unità entrambe da 120 watt. Il sistema incorpora dei circuiti speciali per proteggere i driver dal sovraccarico, inclusa una protezione termica per gli amplificatori i quali, tra l'altro, esibiscono dei valori di THD e IM particolarmente bassi.

Questo monitor è in grado di gestire agevolmente sia un'elevata SPL che un poderoso range dinamico, in tal senso le caratteristiche dichiarate dalla casa madre parlano chiaro: la massima SPL sviluppata per segnali sinusoidali di breve durata, a 1 metro in asse in campo "Half space", (media calcolata tra 100 e 3000 Hz) è uguale o superiore a 116 dB mentre la massima emissione acustica di picco per una coppia di esemplari, con segnale musicale, rilevata a una distanza di 2 metri, è uguale o superiore a 123 dB SPL.

Sono dati di assoluto rilievo per un monitor di queste dimensioni che rendono emozionanti gli ascolti energici.

Il subwoofer Genelec 7070 A

Per terminare la carrellata di specifiche le frequenze di taglio della rete di filtro si trovano a 420 Hz e 3.2 kHz con una risposta in frequenza in campo libero che si estende da 37 Hz a 21 kHz (± 2.5 dB).

Come da filosofia della casa l'impostazione del suono è la medesima dei modelli a due vie (comprese quindi le 1032 A), ma le 1037 C possiedono tutti i vantaggi che porta la suddivisione dello spettro audio in tre porzioni, insieme all'adozione di un mobile dalle dimensioni superiori, driver più importanti tra cui un midrange dalla spettacolare analiticità e un woofer di grande diametro. L'enhancement di caratteristiche e prestazioni offerte è in grado di proiettare in un'altra dimensione la resa globale del sistema, portandolo "de facto" in un ambito di performance superiori.

Riccardo individua le ragioni di questa scelta non tanto nel passaggio dalle due alle tre vie quanto nell'adozione di un woofer di maggiori dimensioni che consente, anche a volumi normali d'ascolto, un minor tasso di distorsione nella riproduzione del registro medio-basso e una dinamica più valida.

Due sono le caratteristiche che rendono quest'elettroacustica particolarmente duttile e adattabile ai più svariati ambienti. La prima è il sistema proprietario DCW (Directivity Control Waveguide) e la seconda un set di 5 controlli di frequenza azionabili a passi tramite dei "DIP Switch". Al fine di ottenere un equilibrio uniforme dello spettro in diverse condizioni acustiche, questi speciali controlli calibrati di livello (Bass Level - Mid Level - Treble Level), che intervengono a passi di 1 dB, sono inclusi nel crossover. I controlli operanti in bassa frequenza "Tilt" e "Roll-off" hanno invece entrambi quattro passi da 2 dB ciascuno onde consentire una regolazione finemente personalizzata della risposta.

Diagramma a blocchi dei controlli di tono

Intervento dei controlli misurati in campo libero a una distanza di 2 metri

Un filtro passa-alto inoltre è presente nel canale LF per proteggere il woofer da segnali subsonici. Si può variare la sensibilità in ingresso per ottenere un'accurata regolazione del livello del segnale da amplificare e trasdurre.

Come ho avuto modo di apprezzare durante l'ascolto, il DCW diffonde un'eccellente immagine stereo contribuendo di riflesso a un valido bilanciamento tonale accreditato anche dai controlli di frequenza. Per inciso il sistema può essere utilizzato in entrambi gli orientamenti: verticale e orizzontale, semplicemente ruotando l'unità DCW.

Ma cos'è questo DCW?
La tecnologia DCW (Directivity Control Waveguide) altro non è che un valido dispositivo di guida d'onda a direttività controllata per mezzo del quale sono caricati midrange e tweeter. In buona sostanza si rivela essere un mezzo per migliorare le prestazioni dei multivia Genelec a radiazione diretta, in condizioni di normale ascolto. L'idea di base è quella di abbinare le varie unità con precisione, sia in termini di risposta in frequenza che di direttività con l'effetto dell'ottenimento di una risposta fuori asse più valida e priva di colorazioni.

Ai diffusori Genelec, e più in generale a tutti i sistemi monitor, viene mossa l'accusa di produrre una scena molto proiettata in avanti, ben sviluppata in larghezza ma molto meno in profondità. Si narra di voci e strumenti fuori misura, che si presentano molto più grandi del dovuto con uno sgradevole effetto di piallamento dei piani sonori. Circa tre ore abbondanti di ascolti a casa di Riccardo mi hanno convinto che queste accuse sono un po' troppo "tranchant", tagliate con l'accetta insomma. Alle 1037 C non manca il senso delle proporzioni, è vero che si tratta di un diffusore da prima fila, ma soltanto se nelle intenzioni del sound engineer c'era quella di portare l'ascoltatore seduto a poca distanza dell'evento sonoro.

Diversamente tutte le registrazioni avrebbero dovuto avere quella spiccata caratteristica mentre, personalmente, ho trovato nelle 1037 C una camaleontica abilità a dipingere quadri molto diversi tra loro. Lo stesso dicasi per le accuse di aggressività della gamma medio-alta che talvolta le vengono mosse, molto più semplicemente le Genelec non fanno nulla per nascondere l'enfasi dei medio-acuti se presente nella registrazione nonché pastrugnamenti vari perpetrati in fase di editing.

Alla fine dei conti lo scopo principale di questi "diffusori verità", come amo chiamarli, è proprio quello di non nascondere nulla, nel bene e nel male. Chi li adotta si accorgerà molto presto di avere tra le mani uno strumento di altissima precisione che vivisezionerà ogni registrazione senza eufonizzare o nascondere nulla, affilatissimo bisturi da maneggiare con cura.

Altra ragione... a causa di un miglior controllo della direttività fornito dal DCW, specialmente nel range delle medie frequenze, il suono diretto prevale sulle riflessioni precoci che pervengono in posizione di ascolto. Il risultato è una ricostruzione dell'immagine stereo più precisa insieme a una minor sensibilità del sistema all'acustica ambientale, rispetto a un altro a radiazione diretta progettato convenzionalmente. Non sarà come avere delle trombe, ma la tecnologia DCW consente anche un discreto incremento di sensibilità (da 2 a 6 dB) e conseguente aumento del livello massimo di pressione sonora prodotta dal sistema.

Parlavamo di evoluzione... Il processo di upgrade deciso dal nostro Riccardo non ha riguardato solo i diffusori ma è seguita di pari passo un'accurata ottimizzazione acustica del locale d'ascolto. Nella mia precedente visita gli elementi passivi (DAAD) erano disposti diversamente, il subwoofer 7070 A aveva un intervento molto più blando, poco percettibile e non ben armonizzato come oggi.

Per ottenere l'ottimo risultato odierno Riccardo si è affidato a un grande professionista del settore, Gianpiero Majandi, che ha fatto davvero un lavoro da par suo accordando uno "strumento" che prima suonava un po' stonato. Operando sugli elementi già a disposizione ha ottenuto il risultato di una grande precisione della scena tridimensionale unitamente al notevole grado di coerenza percepita.

What else?

 

 

L'ASCOLTO

Mi tolgo subito il pensiero facendo la lista dei brani ascoltati, tutti sovracampionati a 24 bit e 192 KHz:

In alta risoluzione:

(Dire Straits) Money For Nothing
(Alanis Morissette) Flinch
(Cara Dillon) She Moved Through The Fair
(Charles Mingus) Body And Soul
(Dave Brubeck) Take Five
(Dick Hyman) Soft Winds
(Ella Fitzgerald e Louis Armstrong) Cheek To Cheek
(Emerson, Lake And Palmer) Toccata
(Keith Jarrett) Koln Concert, January 24, 1975, Parte II C
(Ray Charles) Sorry Seems To Be The Hardest Word (With Elton John)

Brani da CD di J.S. Bach

(Cantate Domino) Dotter Sion, Frojda Dig (Georg Friedrich Handel)
(Cantate Domino) Julsang (Adolphe Adam)
(Fiorella Mannoia) Io che amo solo te
Just A Little Lovin'
Da The Wall dei Pink Floyd:
Another Brick In The Wall - Part 1
The Happiest Days Of Our Lives
Another Brick In The Wall - Part 2
Comfortably Numb
Run Like Hell

Riccardo Colombo è dotato di una discoteca solida e liquida da far tremare le vene ai polsi, oltre alle pile di CD in bella vista mi ha detto di avere un qualcosa come 15 dischi rigidi pieni zeppi di file audio, insomma chi viene invitato a casa sua per degli ascolti avrà l'imbarazzo della scelta. Nel corso dell'audizione si è destreggiato come un perfetto DJ, dandosi da fare con una ricca scaletta musicale preparata per l'occasione. I generi musicali sono stati i più diversi, non è mancata la classica, compresi dei brani di J.S. Bach che gli ha portato Francesco Romani nel corso di una sua precedente visita. Fuoco quindi alle polveri!

Emozionante l'ascolto dei brani dall'album The Wall dei Pink Floyd, condotto ad altissimo volume ma praticamente esente da una fatica d'ascolto che non fosse giustificata unicamente dalla valanga di dB che ha investito le mie orecchie. Voglio dire che il registro medio-alto non era affatto trapanante o acido. La tenuta in potenza di questi monitor è impressionante, nessuna approssimazione dinamica nelle terribili bordate di basso elettrico di Rogers Water o nei colpi di cassa della batteria di Nick Mason, restituite con estrema efficacia. Sono i vantaggi dell'accoppiata dei due woofer da 12", uno racchiuso nel cabinet delle 1037 e l'altro (solista) nell'imponente cassettone del subwoofer 7070A.

Nella registrazione di Ray Charles ed Elton John la voce di Charles all'inizio sembrava come "sfasata" mentre nelle parti in duo tutto si riaggiustava e veniva a posizionarsi a metà strada tra il centro scena e il diffusore destro. John era sul lato sinistro, non esattamente a metà percorso come Ray, ma leggermente spostato verso il centro. La sensazione di avere tutto sotto controllo, con il pianoforte e le voci al posto dove si voleva che fossero è confortante, suggestiva di un'olografia ricostruita con grande precisione. Con un metro in mano avrei potuto misurare le distanze reciproche.

Si avvertiva un certo indurimento del registro medio-alto oltre certi volumi. Il fenomeno comunque non si presentava costantemente in tutte le registrazioni, ma solo in alcune, evidentemente enfatizzate in quel registro. Le Genelec, come più volte ribadito, non fanno sconti su nessun pregio o difetto, anzi lo esaltano portandolo all'orecchio con la massima chiarezza. E' probabile che chi abbia in casa le 1037 C sviluppi uno spiccato senso critico verso incisioni e sound engineer, è inevitabile che ciò avvenga.

Queste percezioni sono emerse con evidenza ancora maggiore nell'ascolto di alcuni bellissimi corali bachiani, dove la disuguaglianza nella bontà delle registrazioni è emersa con estrema chiarezza. Si passava da una scarsa intelligibilità delle voci nelle peggiori, una specie di informe blob, ad altre in cui era quasi possibile riconoscere ogni singola voce nel tessuto sonoro sino al culminare nella eccellente prestazione dei Cantate Domino, un album spesso utilizzato nei test d'ascolto.

Le voci limpide e articolate di Alanis Morissette e Cara Dillon mi danno l'occasione di tornare a parlare della straordinaria qualità del midrange proprietario montato su questo monitor. Nell'importante range delle medie frequenze, laddove la sensibilità dell'orecchio umano e massima, sfoderavano un'analiticità da primato. Raramente ho potuto ascoltare delle medie talmente radiografanti, tali da far concorrenza a quelle dei migliori elettrostatici ma senza averne le limitazioni dinamiche.

Come ogni audiofilo sa i diffusori monitor hanno l'attitudine a ridurre le distanze tra ascoltatore e messaggio sonoro, una tendenza abbastanza evidente anche in queste 1037 C, ma francamente non me la sento di affermare che sbattano tutto brutalmente in faccia (come dire falsare la scena proiettando in avanti l'immagine), non ritengo corretto un simile approccio critico. Più verosimilmente le Genelec sottolineano il tessuto sonoro porgendo con evidenza ogni più piccola sfumatura, anche la più recondita, avvicinandola, questo si, alla nostra attenzione.
E' possibile traslare gli encomi fatti sul loro spirito di accuratezza anche nell'ambito della ricostruzione dell'ambienza. Sempre in un brano di musica corale del sommo Bach venivo immerso in un'atmosfera ieratica dove le navate di una cattedrale rendevano tutto maestosamente grande e profondo.

Credo che i risultati sperati da Riccardo siano arrivati. E' stato bravo a sfruttare le caratteristiche più avanzate delle 1037 C spostando le potenzialità della sua catena su un livello apprezzabilmente più alto di quello espresso con le precedenti 1032 A. Ciò è stato ottenuto senza discostarsi dalla linea di pensiero preferita, cioè quell'integrazione tra il mondo del professionale e l'Home Hi Fi che a taluni forse potrà sembrare inopportuna ma che qui, impianto canta, ha dato degli ottimi risultati. Una filosofia per certi versi opposta a quella preferita da tantissimi appassionati (forse la maggioranza), che desiderano imbellettare anche quelle registrazioni non proprio perfette con il "fard" di un'eufonicità posticcia. E' vero che così si ha il vantaggio di rendere accettabile anche il software meno "nobile", ma non ci si può sottrarre poi all'effetto collaterale di appiattire le differenze, omogeneizzare il risultato addomesticando le differenze.

In un ipotetico elenco di elettroacustiche da non buttare giù dalla torre, sono fermamente convinto che queste Genelec 1037 C non dovrebbero assolutamente mancare. In definitiva le considero uno sfolgorante esempio di sound che non ricerca la gradevolezza o le buone maniere a tutti costi, ma la verità... la nuda verità.

Keep up Riccardo!

Alfredo Di Pietro

Maggio 2011


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